sabato 22 marzo 2008
domenica 16 marzo 2008
Giagazzu
L'altro giorno ho fatto un giro per le Gallure e mi sono imbattuto in questa località dal nome piuttosto "inquietante". Infatti, ogni tanto mi giravo per vedere se ero solo, ma soprattutto se vi fosse qualcuno alle mie spalle. Certo un nome così non si dimentica facilmente e, visto l'elemento sullo sfondo, a destra del cartello, non si può dire che non sia un posto con le... pale! D'altra parte, ve lo immaginate un Giagazzu senza le pale? Che Giagazzu sarebbe?
Comunque, a parte gli scherzi, da questa località in cima alla montagna e frazione del Comune di Viddalba (SS) si gode un panorama bellissimo, sia della vallata che del mare, fino a Castelsardo (quando è limpido, almeno credo...).
Francesco Dotti (esploratore part time)
venerdì 7 marzo 2008
giovedì 6 marzo 2008
Il Cittadino e lo Stato
Quando andavo a scuola, ricordo che tra le altre materie ce n'era una: l'Educazione Civica, da noi ragazzi ritenuta di secondaria importanza rispetto, per esempio, all'aristocratico Latino o all'incomprensibile Matematica. Ebbene, in quel periodo ho imparato alcune regolette che mi hanno accompagnato nel corso della vita e che oggi, purtroppo, anche perché l'Educazione Civica non viene più insegnata, appaiono lontanissime e quasi dimenticate.
Alcune di queste riguardano proprio il "mestiere" di cittadino al quale, come appartenente al popolo sovrano, sono affidati, tra le altre cose, il controllo della cosa pubblica e l'operato di coloro che alla cosa pubblica sono delegati: ovvero dall'ultimo amministratore dello Stato fino al Presidente della Repubblica. Il "mestiere" di cittadino si dovrebbe insegnare soprattutto nelle scuole e dovrebbe continuare all'interno della famiglia di appartenenza, per poi essere sperimentato e accresciuto nel vivere quotidiano, con i nostri simili. Siccome ciascuno di noi ha il dovere, oltre che il diritto, di rendersi utile alla società nella quale è inserito fin dalla nascita, alla fine della giornata, invece di guardare solo ai nostri interessi, dovremmo chiederci che cosa abbiamo fatto per la collettività e se lo abbiamo fatto bene.
Per esercitare questi diritti-doveri, disponiamo in primo luogo della Costituzione che, oltre a tanti utilissimi principî, all'art. 21 dice che "Tutti possono manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione";
all'art. 2, che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'Uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei lavori inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale";
all'art. 3, che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese";
all'art. 9, che "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione";
all'art. 36, che "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa..."
Oltre alla Costituzione, la nostra società civile si avvale di un certo numero di norme giuridiche, che formano il "diritto", raccolte all'interno di quattro Codici: Civile, Penale, Procedura Civile e Procedura Penale. Se volete saperne di più su questi quattro codici, siccome non è il mio mestiere, andateveli a cercare perché non posso scrivere un libro rischiando di dire altre fesserie.
Poi c'è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, approvata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, che all'art. 3 recita: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla SICUREZZA DELLA PROPRIA PERSONA";
all'art. 7, che "Tutti sono uguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione ad una UGUALE TUTELA DA PARTE DELLA LEGGE. Tutti hanno diritto ad una uguale tutela contro ogni discriminazione che vìoli la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione";
all'art. 22, che "Ogni individuo, in quanto membro della società, HA DIRITTO ALLA SICUREZZA SOCIALE, nonché a realizzare, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale di un rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, i diritti economici, sociali e temporali, indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità";
infine, all'art. 30 sancisce che "Nulla, nella presente Dichiarazione, può essere interpretato in modo da implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persone a esercitare un'attività o a compiere un atto mirante alla distruzione di qualcuno dei diritti e delle libertà in essa emanati".
Non voglio annoiarvi, ma ritengo che una "rinfrescatina" a questi pochi principî possa essere utile.
Aggiungo che verso la metà degli anni Sessanta, con gli episodi legati al terrorismo e alla criminalità, il Governo prese in considerazione un riassetto della Pubblica Sicurezza che, dopo alcuni disegni di legge vòlti ad evitare dispersioni di risorse, venne attuato con le leggi 23/1980 e 121/1981. Queste leggi, facenti capo al Ministero dell'Interno nella figura del Ministro (all'epoca era l'on. Virginio Rognoni), davano corpo ad un coordinamento, politico e operativo, tra le varie Forze dell'Ordine per quanto riguarda i compiti e le attività delle Forze di Polizia.
Perciò, da quanto scritto fin qui si dovrebbe ricavare che la sicurezza delle persone è un compito inderogabile e imprescindibile dello Stato.
Francesco Dotti (cittadino ammodino)