Olbia: il suggestivo faro, situato sull'isola della Bocca e in attività dal 1887, fotografato a primavera
venerdì 31 ottobre 2008
Bonus bebè
mercoledì 29 ottobre 2008
Italiani medi
Stamani ho provato a chiedere a degli amici insegnanti, scesi in piazza insieme agli studenti, quali fossero i motivi delle proteste contro il decreto del ministro Gelmini. Poi ho provato a chiedere a degli amici studenti perché scioperassero insieme agli insegnanti contro il decreto del ministro Gelmini. Avrei voluto chiedere al ministro Gelmini perché ha fatto quel decreto che ha fatto scendere in piazza i miei amici insegnanti e i loro studenti, ma in piazza il ministro Gelmini non l'ho trovata.
Francesco Dotti
P.S.
Per caso, qualcuno ha visto in piazza il ministro Gelmini?
domenica 26 ottobre 2008
Manifestazioni di piazza
Diciamolo (anzi... "digiamolo", come direbbe La Russa) gli studenti sono stati bravissimi e la protesta di piazza organizzata da Veltroni è andata nel migliore dei modi. Nessuno scontro violento, né tra i manifestanti, né con le forze dell'ordine che questa volta sono rimaste a guardare. Meglio così. Però, numeri a parte, se io fossi Berlusconi - oltre a stare meglio finanziariamente - mi preoccuperei. Soprattutto perché alcune promesse, come per esempio quella di eliminare le Province e altri simili carrozzoni di Stato, non sono state ancora mantenute. Forse anche per questo - studenti a parte - la gente era davvero tanta, al Circo Massimo, e siccome sappiamo quanto siamo bravi noi italiani a cambiare bandiera - anche se, come si dice, il vento non soffia mai dalla parte giusta per chi non sa dove andare - l'attuale governo dovrebbe prestare maggiore attenzione a questi segnali.
Di contro si potrebbe dire, molto semplicisticamente, che fare opposizione, specialmente quando le cose vanno male, è facilissimo. Basta dire quello che la gente vuole sentirsi dire, cavalcando l'onda della protesta e aggiungendo qualche slogan qua e là. Ché ci piacciono tanto, a noi, gli slogan.
Avrei voluto vedere che cosa avrebbero fatto, Veltroni e tutto il resto del Partito Democratico Di Pietro compreso, se al governo ci fossero stati loro. Magari con Visco ancora alle finanze. Non sarebbe più bello, oltre che più giusto per tutti quelli che li hanno votati, se anziché farsi i dispetti come i bambini tirassero fuori, tutti insieme, quello che di buono ancora gli è rimasto per tentare di salvare il Paese e non farci fare la fine dell'Argentina? Oppure è troppo difficile?
Francesco Dotti
sabato 25 ottobre 2008
Salva l'Italia
Dopo la scoperta dell'acqua calda, della terra che gira e delle emorroidi, il leader all'ombra del Pd Walter Veltroni - per gli amici W Valter - ora scopre che nel nostro Paese qualcosa non va. L'economia arranca, ci sono mafia e camorra e, con buona pace di Arnaldo Fusinato, mentre "il morbo infuria il pan ci manca", come se non bastasse sul ponte sventola anche la bandiera bianca. Così, per evitare guai peggiori, il 25 ottobre, a Roma, nella più grande manifestazione che Storia ricordi, dopo quella sulle "Scarpe strette" del '58, Lui si proporrà per "Salvare l'Italia".
La pirotecnica protesta sociale, ripresa per l'occasione da televisioni pubbliche e virtuali avrà luogo, anche se dovesse piovere e se la diarrea ci sorprendesse, via cavo, via etere e via col vento.
(dal n.c. Fransisco De Dottis)
venerdì 24 ottobre 2008
Scuola e manifestazioni
La puntata di "Anno zero" di ieri sera non mi è sembrata per niente equilibrata. E non è solo una mia opinione.
Veltroni, veniva lasciato parlare senza interruzioni, mentre gli altri, Roberto Cota e Nicola Porro, invece, venivano continuamente fermati sia dallo stesso Veltroni - che chiedendo scusa per l'interruzione, riportava l'argomento dove voleva lui e poi, però, non voleva essere interrotto -, dal gesticolante Santoro e, infine, dalla pubblicità. In poche parole, quando Cota e Porro tentavano di spiegare le riforme del governo, venivano artatamente "dirottati" su altri argomenti, introdotti anche da filmati e interviste esterne. E io, badate bene, non sono mai stato un sostenitore di Berlusconi, né della "destra", né della Lega. Ci tengo a precisarlo, prima che mi vengano appiccicate delle etichette che non mi appartengono. Vorrei solo, se fosse possibile, vivere in un Paese più civile, più giusto e soprattutto più rispettoso e educato.
Non vi pare strano che in qualsiasi dibattito televisivo, sia da destra che da sinistra, si debba assistere al continuo rimpallo di colpe senza mai trovare un responsabile, e che non ci sia mai qualcuno capace di darci dettagliate notizie sulle "malefatte" dell'una o dell'altra parte politica? Cosa fanno: si mettono d'accordo prima di andare in trasmissione?
Rutelli e Veltroni, per esempio, più volte sono stati accusati di aver gestito in modo spensierato le finanze della città di Roma e, per questa loro "allegra" gestione si dice che abbiano lasciato "buffi" per miliardi (di euri o di lire, fa lo stesso).
Ebbene, è mai possibile che nessuno sia in grado di farci sapere i reali numeri di questa contabilità? E soprattutto se la storia dei debiti è vera o no? Invece dappertutto, sia da destra che da sinistra, sentiamo ripetere sempre la solita musica:
"E' colpa tua!"; "No, la colpa è tua!"; "Il buco di bilancio lo abbiamo ereditato da chi ha amministrato prima!"; "Non è vero, lo avete causato voi!".
E via coi rimpalli. E' da quando ero piccino che li sento, i rimpalli, e dopo tanti anni ora mi sarei anche stufato.
A proposito della protesta degli studenti, poi, credo che tutti abbiano visto nei vari telegiornali le immagini dei danneggiamenti che alcuni turbolenti scolari hanno provocato per le strade di molte città. Manifestare è giusto, incendiare i cassonetti dell'immondizia e fracassare l'automobile di qualche poveraccio che l'aveva parcheggiata in strada è solo inqualificabile vandalismo. Esprimere civilmente il proprio dissenso è un sacrosanto diritto, gridare "Gelmini vaffa..." no.
Tutte azioni, queste, da reprimere e da punire in modo esemplare, perché con la democrazia e con la libertà di espressione non c'entrano proprio nulla.
Francesco Dotti
martedì 21 ottobre 2008
Crisi banche
In questi giorni - e chissà per quanto tempo ancora ce lo ripeteranno - tutti si sperticano per tranquillizzarci sulla sorte delle banche e, quindi, dei nostri sudati e spesso scarni risparmi che vi riposano.
Che vi devo dire? Speriamo che non vi riposino in... pace.
Francesco Dotti (risparmiatore preoccupatino)
sabato 18 ottobre 2008
Scuola e stranieri
venerdì 17 ottobre 2008
Debito pubblico
Breve premessa:
dato che questo è il "mio" blog (per gentile concessione di Google, naturalmente), ogni tanto mi capita di rileggere quello che scrivo. E a volte, si sa, preso dal vortice della polemica, mi lascio andare a qualche avventata dichiarazione. Poi, riflettendo, alla luce di quello che succede in ordine di tempo, mi sento obbligato a fare le debite correzioni. In questo caso, per esempio, ho aggiunto due righe sull'operato del ministro Brunetta che vi pregherei di leggere.
Grazie.
Debito pubblico sì, ma non solo. Mi riferisco agli interessanti servizi andati in onda giovedì sera nel corso della trasmissione "Porta a Porta". In uno di questi, Bruno Vespa ci ha mostrato uno spaccato sulle vergognose - per usare un eufemismo - condizioni di alcuni uffici pubblici partenopei, probabilmente comuni ad altri nel nostro Paese. Tra gli ospiti della trasmissione c'era anche il ministro Renato Brunetta, uno dei pochi parlamentari che si applicano seriamente per tentare di riformare la pubblica amministrazione.
In questo Paese, a iniziare da me quando lavoravo, si è pensato soprattutto a salvaguardare alcuni privilegi corporativi pensando che la "Grande Puppa", alla quale siamo rimasti attaccati a ciucciare per anni, dovesse dare latte in eterno.
Oggi, che il latte è finito e ci toccano i surrogati, ci dobbiamo solo battere il petto. Dovevamo e, soprattutto, "dovevano" pensarci prima coloro che in cambio di qualche voto in più queste vergogne le hanno ammesse e tollerate.
Perciò, bravo ministro Brunetta! Continui così perché sta andando bene e se io potessi, mi creda, le darei volentieri una mano. A patto, però, che vada a frugare anche dalle parti di qualche ministero, di qualche provincia e dia finalmente inizio ad un energico e radicale sfoltimento degli Enti inutili. Perché le promesse, se fatte, devono anche essere mantenute. O no?
Gli altri, intendo quelli che abbiamo eletto e che più o meno degnamente scaldano gli scanni governativi, si diano una mossa e si mettano a lavorare, seriamente.
Altrimenti vi licenziamo tutti in tronco come si fa coi fannulloni.
Francesco Dotti
Perciò, bravo ministro Brunetta! Continui così perché sta andando bene e se io potessi, mi creda, le darei volentieri una mano. A patto, però, che vada a frugare anche dalle parti di qualche ministero, di qualche provincia e dia finalmente inizio ad un energico e radicale sfoltimento degli Enti inutili. Perché le promesse, se fatte, devono anche essere mantenute. O no?
Gli altri, intendo quelli che abbiamo eletto e che più o meno degnamente scaldano gli scanni governativi, si diano una mossa e si mettano a lavorare, seriamente.
Altrimenti vi licenziamo tutti in tronco come si fa coi fannulloni.
Francesco Dotti
giovedì 16 ottobre 2008
Costituzione Italiana
"Born blind"
La Costituzione Italiana ha sessant'anni. E li dimostra tutti...
A proposito di Italia, poi, mi è venuta in mente un'altra cosetta. Da un po' di tempo si parla dell'inno di Mameli - scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro.
C'è chi lo canta, chi lo stona, chi lo fischia (vergogna!), chi lo legge e chi lo... storpia. Infatti, giunti alla strofa "Stringiamci a coorte..." (che è il modo esatto di pronunciarla), quasi tutti cantano "Stringiamoci a corte...". Sbagliato! Non è la stessa cosa.
E anche il significato cambia. "Corte", più o meno sappiamo tutti che vuole dire cortile, dimora, reggia o insieme dei familiari del re o gentiluomini del suo seguito, codazzo di ammiratori, lusingare o colmare di attenzioni qualcuno, ecc. ecc. Mentre la "Coorte", ai tempi dei Romani, era ciascuna delle dieci parti in cui veniva suddivisa la legione romana, e in questo caso il Mameli intendeva, in senso figurato, proprio la schiera dei soldati - o dei cittadini - uniti a difesa della Patria.
Altra importante annotazione, dovendo rispettare la metrica, e quindi il ritmo della poesia (che trae origine proprio dalla lunghezza dei versi e delle parole), se ci fate caso ambedue le forme - quella giusta e quella sbagliata - tornano perfettamente. Ma se il buon Mameli avesse dovuto scrivere: "Stringiamoci a coorte", senza togliere quella "o", apparentemente così insignificante, il ritmo del verso sarebbe andato a farsi fottere! Infatti, trattandosi di versi senari (nei quali l'accento tonico cade sulla quinta sillaba: "strin-giam-cia-co-ò-rte" e poi, per finire: "siam-pron-tial-la-mòr-te") e altri quinari, o pentasillabi, in chiusura ("l'Italia chiamò" "I vespri suonò", ecc. ecc.), il nostro amico Goffredo non poteva fare diversamente e ha dovuto levarsi dalle palle quella "o" che gli avrebbe guastato tutta la poesia. Vi sono piaciuto?
Con affetto, sempre vostro
Francesco Dotti
A proposito di Italia, poi, mi è venuta in mente un'altra cosetta. Da un po' di tempo si parla dell'inno di Mameli - scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro.
C'è chi lo canta, chi lo stona, chi lo fischia (vergogna!), chi lo legge e chi lo... storpia. Infatti, giunti alla strofa "Stringiamci a coorte..." (che è il modo esatto di pronunciarla), quasi tutti cantano "Stringiamoci a corte...". Sbagliato! Non è la stessa cosa.
E anche il significato cambia. "Corte", più o meno sappiamo tutti che vuole dire cortile, dimora, reggia o insieme dei familiari del re o gentiluomini del suo seguito, codazzo di ammiratori, lusingare o colmare di attenzioni qualcuno, ecc. ecc. Mentre la "Coorte", ai tempi dei Romani, era ciascuna delle dieci parti in cui veniva suddivisa la legione romana, e in questo caso il Mameli intendeva, in senso figurato, proprio la schiera dei soldati - o dei cittadini - uniti a difesa della Patria.
Altra importante annotazione, dovendo rispettare la metrica, e quindi il ritmo della poesia (che trae origine proprio dalla lunghezza dei versi e delle parole), se ci fate caso ambedue le forme - quella giusta e quella sbagliata - tornano perfettamente. Ma se il buon Mameli avesse dovuto scrivere: "Stringiamoci a coorte", senza togliere quella "o", apparentemente così insignificante, il ritmo del verso sarebbe andato a farsi fottere! Infatti, trattandosi di versi senari (nei quali l'accento tonico cade sulla quinta sillaba: "strin-giam-cia-co-ò-rte" e poi, per finire: "siam-pron-tial-la-mòr-te") e altri quinari, o pentasillabi, in chiusura ("l'Italia chiamò" "I vespri suonò", ecc. ecc.), il nostro amico Goffredo non poteva fare diversamente e ha dovuto levarsi dalle palle quella "o" che gli avrebbe guastato tutta la poesia. Vi sono piaciuto?
Con affetto, sempre vostro
Francesco Dotti
Semilibertà a Pietro Maso?
SEMILIBERTA' A PIETRO MASO?
inizialmente lo avevo aggiunto al post precedente, quello sui braccialetti elettronici.
Poi, ripensandoci, siccome non mi sembrava il caso che un simile argomento - per i fatti a cui si riferisce - fosse abbinato a una vignetta, l'ho messo per conto suo.
Sembra che il Tribunale di sorveglianza di Milano forse concederà la semilibertà a Pietro Maso. Quello che, aiutato da tre amici e complici, massacrò a bastonate i propri genitori e poi andò a ballare. Evidentemente, se il Tribunale dovesse così decidere è segno che c'è una legge che lo prevede. Maso ha scontato i due terzi della pena, ha fatto il bravo per tutto il tempo che ha passato in galera e si è anche pentito. Che vogliamo di più? In fondo ha solo ammazzato i genitori, che diamine!
Secondo me, invece, Maso dovrebbe restare in galera. Ma non per fare del giustizialismo cialtrone e sbrigativo. Tutt'altro. Dovrebbe restare in galera perché il cinismo e la ferocia con i quali ha trucidato il babbo e la mamma - e forse, se gli fossero capitate a tiro, avrebbe fatto fare la stessa fine anche alle sorelle - meritano una punizione severa e non si possono cancellare così. Indipendentemente dal fatto che, una volta fuori dalle sbarre, potrebbe o meno tornare a uccidere. E questo, purtroppo, se avvenisse, lo si saprebbe sempre troppo tardi.
Rimettendolo in libertà, quindi, il messaggio che si trasmette ad altri che come lui avessero in mente di togliere di mezzo genitori e fratelli, ma non solo, sarebbe quello che con qualche annetto di "gabbio" e qualche chilo di pentimenti, più o meno sinceri, tutti potranno rifarsi una vita.
E magari ereditare anche i beni di famiglia.
Sembra che il Tribunale di sorveglianza di Milano forse concederà la semilibertà a Pietro Maso. Quello che, aiutato da tre amici e complici, massacrò a bastonate i propri genitori e poi andò a ballare. Evidentemente, se il Tribunale dovesse così decidere è segno che c'è una legge che lo prevede. Maso ha scontato i due terzi della pena, ha fatto il bravo per tutto il tempo che ha passato in galera e si è anche pentito. Che vogliamo di più? In fondo ha solo ammazzato i genitori, che diamine!
Secondo me, invece, Maso dovrebbe restare in galera. Ma non per fare del giustizialismo cialtrone e sbrigativo. Tutt'altro. Dovrebbe restare in galera perché il cinismo e la ferocia con i quali ha trucidato il babbo e la mamma - e forse, se gli fossero capitate a tiro, avrebbe fatto fare la stessa fine anche alle sorelle - meritano una punizione severa e non si possono cancellare così. Indipendentemente dal fatto che, una volta fuori dalle sbarre, potrebbe o meno tornare a uccidere. E questo, purtroppo, se avvenisse, lo si saprebbe sempre troppo tardi.
Rimettendolo in libertà, quindi, il messaggio che si trasmette ad altri che come lui avessero in mente di togliere di mezzo genitori e fratelli, ma non solo, sarebbe quello che con qualche annetto di "gabbio" e qualche chilo di pentimenti, più o meno sinceri, tutti potranno rifarsi una vita.
E magari ereditare anche i beni di famiglia.
Francesco Dotti
martedì 14 ottobre 2008
Braccialetto elettronico
Dopo l'indulto, quella del braccialetto elettronico ai detenuti per svuotare le carceri, se venisse confermata, sarà una trovata davvero eccezionale. Senza contare che il costo - elevatissimo - di questa operazione, peraltro ritenuta di scarsa efficacia per una serie di problemi tecnici difficilmente risolvibili, ancora una volta ricadrà sulla gobba della collettività.
In Italia ci sono delinquenti, "stanziali" e "di passo", che scorrazzano liberamente a tutte le ore e ai quali non puoi torcere un capello perché trovi subito chi s'indigna e protesta. I pochi criminali che finiscono dietro le sbarre, rispetto alla pena comminata da scontare per la loro rieducazione coatta, ci restano comunque poco perché tra amnistie, indulti, arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali, dopo un po' te li ritrovi davanti ancora da "educare".
A questo punto non sarebbe più conveniente, invece, costruire nuove carceri e utilizzare anche quelle che, già edificate, vengono lasciate a marcire nel più completo abbandono? Se non ricordo male, forse l'anno scorso, fu proprio Striscia la Notizia, con l'aiuto del Gabibbo e dei bravi Fabio e Mingo, a condurci in una interessante visita guidata attraverso questi edifici penitenziali abbandonati, costruiti col denaro pubblico e costati svariati miliardi.
Francesco Dotti
giovedì 9 ottobre 2008
Economia do...mistica
Da un articolo di Marco Tosatti, apparso su "La Stampa.it", apprendo che l'attuale crisi economica planetaria potrebbe giungere ad intaccare anche le solide e ben difese finanze vaticane.
Così, per evitare che questo accada, sembra che gli "economi" della Santa Sede - opportunamente consigliati da validi esperti - abbiano spostato investimenti dall'insicuro mercato borsistico convertendoli in più taumaturgici lingotti d'oro per un valore approssimativo di una ventina di milioni di euri.
Conoscendo il concetto che il Santo Padre ha del denaro e dei suoi derivati, sono certo che queste ricchezze saranno devolute interamente in beneficenza...
Francesco Dotti
Così, per evitare che questo accada, sembra che gli "economi" della Santa Sede - opportunamente consigliati da validi esperti - abbiano spostato investimenti dall'insicuro mercato borsistico convertendoli in più taumaturgici lingotti d'oro per un valore approssimativo di una ventina di milioni di euri.
Conoscendo il concetto che il Santo Padre ha del denaro e dei suoi derivati, sono certo che queste ricchezze saranno devolute interamente in beneficenza...
mercoledì 8 ottobre 2008
Economia e Risparmio
Perché, e se non lo sapete ve lo dico io, anche i fondi d'investimento hanno la loro importanza...
martedì 7 ottobre 2008
lunedì 6 ottobre 2008
Economia e fede
Buongiorno Santo Padre,
mi perdoni l'ardire per la mia vignetta - con la quale satireggio come posso su Encicliche e contraccettivi -, ma Le chiedo scusa soprattutto per quanto mi accingo a dirLe. Perché, Santità, o uno si beve tutto ciò che vede, legge e sente senza opporvi alcun spirito critico, oppure - ed è questo il mio caso - si fa delle domande e vorrebbe anche delle risposte.
Mi riferisco alle Sue parole sull'attuale crisi economica mondiale, con le quali afferma che "scompaiono i soldi, che non sono niente, perché tutte le cose che sembrano vere in realtà sono di second'ordine, e chi costruisce su questo costruisce sulla sabbia".
Giustissimo. Anch'io la penso così. Infatti, da quando sono nato, non ho mai avuto una lira e ho tirato su famiglia solo con il mio stipendio d'impiegato statale. E non ci è mai mancato nulla. Ci siamo sempre saputi accontentare, anche se l'impressione di vivere "sulla sabbia" purtroppo l'abbiamo sempre avuta...
Ma, tornando alle Sue parole, non sarebbero forse più credibili - anche da un peccatore tal quale io sono - se pronunciate in un consesso, diciamo, un po' più dimesso e con meno sfavillii di ori e paramenti? Non pensa, Santo Padre, che molta gente si sia allontanata dalla Chiesa - e non dalla fede, badi bene - proprio per le quotidiane visioni di alti prelati, rubizzi e rotondetti, per nulla smunti e macilenti, carichi invece di anelli, collane e, spesso, di preziose griffe?
Come si dice: ab uno disce omnes.
Con devozione, sempre Suo
Francesco Dotti (peccatore, anticlericale, ma credente)