martedì 30 novembre 2010
venerdì 26 novembre 2010
Olbia
Questa è la chiesetta campestre dello Spirito Santo. Edificata intorno al 1700 (se ben ricordo), si trova lungo la SS 125 in direzione San Teodoro, a pochi km da Olbia.
Il giorno del Corpus Domini (sessanta giorni dopo Pasqua) vi si celebra una festa religiosa che termina in canti, balli sardi e una lauta cena con quello che passa il convento (in genere, pecora bollita, formaggio e naturalmente vino a fiumi).
Cagliari
Il Bastione di St. Remy, a Cagliari, mi ispira sempre moltissimo e così, ahivoi, ogni tanto mi coglie l'uzzolo di farne quell'acquerello che, probabilmente, di tanto in tanto vi riproporrò. Come questa versione, uguale alle altre nel taglio fotografico, ma diversa pittoricamente.
Anche in questo caso ho usato la solita matita grassa e ho sporcato il disegno con alcuni rimasugli di colore che avevo nel piatto.
Tanto per non buttarli via, perché i colori diventano sempre più cari e io sono notoriamente tirchio. Molto tirchio.
Anche in questo caso ho usato la solita matita grassa e ho sporcato il disegno con alcuni rimasugli di colore che avevo nel piatto.
Tanto per non buttarli via, perché i colori diventano sempre più cari e io sono notoriamente tirchio. Molto tirchio.
mercoledì 24 novembre 2010
Bersani all'Asinara
(nella foto Ansia-Plast alcuni disoccupati in mobilità precaria mentre si allenano al Tiro alla Cinghia)
Dal nostro corrispondente in Sardegna, pubblichiamo il discorso di Bersani, apparso il 19 novembre al "Palafornelli" dell'Asinara ai cassintegrati sardi.
"Care Amici, stimatissimi Amiche, Compagni tutte, checché se ne dica o se ne pensi, come diceva il mio amico Dahrendorf, la differenza tra ricchi e poveri, oltre che nel diverso livello di vita, sta proprio in questa differenza. E la colpa, oltre ad essere ancora una volta del berlusconismo e delle sue televisioni, è che c'è sempre chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Per dare una svolta decisiva, per vincere, allora bisogna saper essere alternativi all'alternanza, alternandosi nell'alternità. Ohi! E non mi si venga poi a dire che siam venuti fin qui a pettinare le anguille!
Anche se la vita non è tutta rosa, come diceva il mio amico Tarcisio Seppia, l'importante è saperla abbinare ai colori giusti. Soprattutto il 14 dicembre. Della crisi, poi, cari Compagne, se ne parla ormai da troppo tempo, ma invece di far convergere i nobili sforzi produttivi di chi questa crisi, ahimè, la vive sulla propria pelle - e penso non solo ai calzaturifici marchigiani di tutte le marche -, cos'ha fatto il governo in tutti questi mesi? Ha nicchiato tra i cannolicchi, lambiccandosi con gli alambicchi, e si è gingillato scavizzolando gli zizzoli con il suo legiferare ad personam. Senza pensare che, come diceva il mio amico Sisinnio Lèpido, mentre ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi, superior stabat lupus, longeque inferior agnus, hanno avuto l'imprimatur anche da coloro che di queste leggi avrebbero infine goduto anche senza il digitale terrestre.
E questo, care Compagni e Amici tutte, noi del Piddì lo avevamo capito da tempo, e se non andiamo in giro a dirlo è solo perché ci dobbiamo ancora mettere d'accordo. Su una cosa, però, ci troviamo uniti: non si può più andare avanti così ed è giunta l'ora di rimboccarsi le maniche. Tutte, anche le mezze".
Dopo il discorso, il segretario del principale partito italiano ha salutato i rappresentanti del direttivo "Fame & Aziende" e i segretari di tutti i circoli presenti ed è ripartito in gommone per Sassari da dove in serata, con un volo messo a disposizione dalla "Four Blacks Airways", è rientrato nella Capitale.
(dal n. c. all'Asinara, Guittone da Bacu Abis)
lunedì 22 novembre 2010
Il dopo Berlusconi
E... dopo Berlusconi che ci sarà? Siccome alla frutta ci siamo già arrivati da un pezzo, se questa fantasia culinaria è il dessert, ora ci manca il caffè e l'ammazzacaffè.
Buona digestione!
(liberamente tratto dalla rubrica gastronomica "Guasto")
Buona digestione!
(liberamente tratto dalla rubrica gastronomica "Guasto")
giovedì 18 novembre 2010
Stazzi
E' il "solito" acquerello, dipinto qualche anno fa durante una vacanza a casa dei miei suoceri, e rappresenta due caratteristici stazzi (abitazioni campestri, tipiche di quella zona della Sardegna chiamata Gallura) che si trovano nel territorio di Santa Teresa di Gallura (SS), in località Val di Mela. Sugli stazzi, infine, ho raccolto alcune interessanti informazioni storiche che vi scrivo qui sotto, così che anche voi possiate conoscere meglio la loro origine.
Gli stazzi galluresi
Gli stazzi galluresi
La comparsa dei primi stazzi si può far risalire approssimativamente al periodo romano e bizantino. In quel tempo, infatti, a causa delle frequenti incursioni dei pirati lungo le coste della Sardegna, gli abitanti si rifugiarono all’interno dell’isola e trasformarono le attività pastorali da migratorie a stanziali, dando forma alle prime tecniche di lavorazione della terra e all’allevamento del bestiame.
I numerosi ruderi giunti fino a noi ci mostrano in che modo queste abitazioni - tipiche soprattutto della Gallura, anche se talvolta così diverse tra loro - siano state inizialmente edificate.
Osservando i muri esterni, privi d’intonaco e fatti di pietre rozzamente sbozzate tenute insieme col fango, vediamo che in molti casi essi andavano a formare un unico locale, generalmente a pianta rettangolare o circolare, alto circa tre metri, col pavimento in terra battuta. Il tetto, che era fatto di canne e travi di ginepro, veniva spesso coperto con delle semplici frasche.
All’interno, al centro della stanza, come in quelle che sono chiamate “pinnette” (capanne usate di solito dai pastori come rifugio durante le transumanze) si trovava un focolare per cucinare e scaldarsi nelle fredde notti invernali; mentre la finestra, piccola e senza vetri, serviva solo per far entrare un po’ di luce e d’aria. Nei periodi storici che seguono, col riassetto del territorio avvenuto in età feudale (aragonese e spagnola) e con la successiva chiusura dei fondi (“Editto delle chiudende” del 1820), lo stazzo subisce varie trasformazioni e si evolve sia per struttura che per dimensioni. Verso la fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, compaiono i primi stazzi a due piani e con più stanze.
I muri esterni, in granito squadrato, ora sono ben rifiniti; il tetto, pur conservando l’antica orditura in ginepro e canne, è coperto con tegole; i pavimenti non sono più in terra battuta ma di rossi mattoni d’argilla e le finestre hanno le ante e i vetri. Di solito, per una migliore identificazione dei luoghi, al nome dello stazzo viene associato anche quello del proprietario.
Ormai simili a veri palazzotti, alcuni di essi hanno anche un piano superiore con dei balconcini in granito, ornati da una ringhiera in ferro battuto lavorato, di stile spagnoleggiante.
I numerosi ruderi giunti fino a noi ci mostrano in che modo queste abitazioni - tipiche soprattutto della Gallura, anche se talvolta così diverse tra loro - siano state inizialmente edificate.
Osservando i muri esterni, privi d’intonaco e fatti di pietre rozzamente sbozzate tenute insieme col fango, vediamo che in molti casi essi andavano a formare un unico locale, generalmente a pianta rettangolare o circolare, alto circa tre metri, col pavimento in terra battuta. Il tetto, che era fatto di canne e travi di ginepro, veniva spesso coperto con delle semplici frasche.
All’interno, al centro della stanza, come in quelle che sono chiamate “pinnette” (capanne usate di solito dai pastori come rifugio durante le transumanze) si trovava un focolare per cucinare e scaldarsi nelle fredde notti invernali; mentre la finestra, piccola e senza vetri, serviva solo per far entrare un po’ di luce e d’aria. Nei periodi storici che seguono, col riassetto del territorio avvenuto in età feudale (aragonese e spagnola) e con la successiva chiusura dei fondi (“Editto delle chiudende” del 1820), lo stazzo subisce varie trasformazioni e si evolve sia per struttura che per dimensioni. Verso la fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, compaiono i primi stazzi a due piani e con più stanze.
I muri esterni, in granito squadrato, ora sono ben rifiniti; il tetto, pur conservando l’antica orditura in ginepro e canne, è coperto con tegole; i pavimenti non sono più in terra battuta ma di rossi mattoni d’argilla e le finestre hanno le ante e i vetri. Di solito, per una migliore identificazione dei luoghi, al nome dello stazzo viene associato anche quello del proprietario.
Ormai simili a veri palazzotti, alcuni di essi hanno anche un piano superiore con dei balconcini in granito, ornati da una ringhiera in ferro battuto lavorato, di stile spagnoleggiante.
(le fotografie, tutte di mia proprietà, sono state scattate da me medesimo girovagando per la Gallura. Se qualcuno fosse interessato, sappia che gli originali alla max risoluzione sono anche in vendita)
Francesco Dotti
Francesco Dotti
mercoledì 17 novembre 2010
Primarie Pd
Dice Bersani che bisogna dare un'aggiustatina alle primarie. Altro che aggiustatina, dico io!
Il Pd ormai è un giocattolo rotto. E, come spesso fanno i bambini a forza di frugarlo per cercare di capire com'era fatto, sono stati loro stessi a romperlo.
L'unico che dalle noiose, ribollite e rifritte giaculatorie antiberlusconiane del "manica-rimboccato" Pierluigi potrebbe riuscire a recuperare qualcosa, secondo me, è Vendola: persona di notevole cultura e dalle idee certamente più chiare e concrete.
Tutto il resto è... noia. Staremo a vedere...
Il Pd ormai è un giocattolo rotto. E, come spesso fanno i bambini a forza di frugarlo per cercare di capire com'era fatto, sono stati loro stessi a romperlo.
L'unico che dalle noiose, ribollite e rifritte giaculatorie antiberlusconiane del "manica-rimboccato" Pierluigi potrebbe riuscire a recuperare qualcosa, secondo me, è Vendola: persona di notevole cultura e dalle idee certamente più chiare e concrete.
Tutto il resto è... noia. Staremo a vedere...
lunedì 15 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010
Cagliari
Una veduta panoramica di Cagliari (in Inglese: "Casteddu"), vista dal piazzale di fianco alla Basilica di Bonaria.
giovedì 11 novembre 2010
Terronia
Ho letto da qualche parte alcune frasi polemiche che vedrebbero il Sud dell'Italia come una sorta di "palla al piede" per l'altra parte del Paese che produce: il Nord, forse?
Un'equazione, questa del "Sud = palla al piede", prodotta nel tempo soprattutto dal retaggio mediatico? È probabile. Ormai abbiamo imparato a prendere per oro colato tutto quello che leggiamo e vediamo, purtroppo. Da parte mia, per quel poco che so e quelle poche idee che mi sono fatto negli anni, molti dei quali trascorsi proprio al Sud, ritengo invece che ciò abbia radici molto più profonde che affondano nella Storia e nel costante abbandono in cui lo Stato e i suoi mandatari, vassalli, valvassori e valvassini locali, hanno sempre tenuto queste popolazioni e tutto ciò che le circonda.
Peccato, perché nel clima risorgimentale che stiamo imparando ad apprezzare di nuovo con le prossime celebrazioni dell'Unità d'Italia, al di là della retorica, ci stiamo dimenticando di quanti patrioti, allora, e quante braccia-lavoro, oggi e l'altro ieri, quel vituperato Sud abbia dato a questo strano Paese malato di una profonda e terribile crisi d'identità.
Francesco Dotti
Olbia
Questa è una bella immagine del faro di Olbia, a primavera. Sole, mare, fiori e colori.
Servono per allontanare un po' il grigiore dell'inverno che è alle porte...
mercoledì 10 novembre 2010
martedì 9 novembre 2010
Sgambetto della libertà
Lo "strappo" di Fini era nell'aria da tempo, e dire oggi "me l'aspettavo", non ha più senso.
Potrei dire, però, che lo sentivo aleggiare da quando si sono messi insieme. Sono due "galli" troppo importanti per lo stesso pollaio, e la lunga convivenza sarebbe stata molto difficile.
Se mi passate l'esempio "motociclistico", un po' come Valentino Rossi e Jorge Lorenzo alla Yamaha: troppo bravi tutti e due. Perciò, secondo me, che non sono un politologo e che la politica mi sta come il commissario Basettoni sta alla banda Bassotti, ritengo che Fini non abbia fatto una bella azione. Soprattutto in questo momento, difficilissimo per l'Italia, con tutti i problemi che abbiamo e che nessuno è ancora stato capace di risolvere.
Cosa pensano di fare, Fini & compagni, ora che si sono messi per conto loro e hanno "abbandonato la nave"? Faranno un nuovo governo, magari con qualcuno che li appoggia dall'esterno (ma chi, poi?) e, come per incanto, rilanceranno l'occupazione e la competitività? aumenteranno il Pil? faranno arrivare le famiglie alla fine del mese? faranno scendere gli operai dai tetti? leveranno la spazzatura da Napoli? ricostruiranno il centro storico de L'Aquila come era una volta, arrestando i terremoti e le alluvioni nel Veneto? restaureranno Pompei? risaneranno i conti pubblici?
Non credo proprio. Ricominceranno, invece, ne sono certissimo, a discutere tutti insieme di nuove alleanze, di cespugli, di "cose", rivoltando le gabbane qua e là secondo il vento che tira come in passato, e noi continueremo a starli a guardare e, purtroppo, anche a sentire.
Francesco Dotti
Potrei dire, però, che lo sentivo aleggiare da quando si sono messi insieme. Sono due "galli" troppo importanti per lo stesso pollaio, e la lunga convivenza sarebbe stata molto difficile.
Se mi passate l'esempio "motociclistico", un po' come Valentino Rossi e Jorge Lorenzo alla Yamaha: troppo bravi tutti e due. Perciò, secondo me, che non sono un politologo e che la politica mi sta come il commissario Basettoni sta alla banda Bassotti, ritengo che Fini non abbia fatto una bella azione. Soprattutto in questo momento, difficilissimo per l'Italia, con tutti i problemi che abbiamo e che nessuno è ancora stato capace di risolvere.
Cosa pensano di fare, Fini & compagni, ora che si sono messi per conto loro e hanno "abbandonato la nave"? Faranno un nuovo governo, magari con qualcuno che li appoggia dall'esterno (ma chi, poi?) e, come per incanto, rilanceranno l'occupazione e la competitività? aumenteranno il Pil? faranno arrivare le famiglie alla fine del mese? faranno scendere gli operai dai tetti? leveranno la spazzatura da Napoli? ricostruiranno il centro storico de L'Aquila come era una volta, arrestando i terremoti e le alluvioni nel Veneto? restaureranno Pompei? risaneranno i conti pubblici?
Non credo proprio. Ricominceranno, invece, ne sono certissimo, a discutere tutti insieme di nuove alleanze, di cespugli, di "cose", rivoltando le gabbane qua e là secondo il vento che tira come in passato, e noi continueremo a starli a guardare e, purtroppo, anche a sentire.
Francesco Dotti