sabato 30 novembre 2013

Fuga per la libertà



Però, con un amico come Vladimiro, sarebbe anche potuta finire così...

venerdì 29 novembre 2013

Decadenza Berlusconi


Come per la morte di Cesare, la decadenza del Cav è stata preceduta nel tempo da una quantità infinita di oscuri presagi, molti dei quali travestiti da finanzieri e da magistrati comunisti, che gli contestavano innumerevoli crimini & misfatti. L'epilogo ieri, in un frenetico volteggiare di falchi all'abbeverata sopra torrenti di lacrime di coccodrillo. Una prece.

giovedì 28 novembre 2013

Decadenza Berlusconi


Ma voi pensate seriamente che il capitolo Berlusconi sia stato archiviato? Ma nemmeno per idea! Del Cav si continuerà a parlare ancora per molto, moltissimo tempo, o almeno fino a quando ci saranno le nuove elezioni. E se per lui la sua decadenza è stata paragonabile a un colpo di Stato, per la sinistra levarselo dalle palle in questo modo è stato un vero colpo di culo. Ma credo che sarà doloroso, questo colpo di culo, e se ne accorgeranno al momento opportuno. 
Indipendentemente da come io possa pensarla, o mi si accusi di come la pensi, perché è solo una mia opinione.

Centrodestra cresce


Chissà ora che s'inventeranno...

E intanto, nonostante le sperticate promesse di Letta sulla definitiva eliminazione dell'Imu per la prima casa, è di stasera la notizia che molti sindaci minacciano di far pagare la differenza tra l'aliquota minima standard (lo 0,4‰) e quella massima introdotta da alcuni Comuni. E, guarda caso, molti di quei Comuni nei quali si dovrà pagare questa differenza sono guidati da una giunta di centrosinistra. Che sia solo un caso?


mercoledì 27 novembre 2013

Sperpero di denaro pubblico


Mentre si continua a gozzovigliare a spese dei contribuenti, a pochi giorni da tutte le scadenze che ci gravano sulla gobba, ancora non sappiamo se dovremo pagare la seconda rata dell'Imu. O come diavolaccio si chiamerà, visto che ogni giorno gli cambiano il nome e l'accorpano ora a questa ora a quell'altra tassa, anch'esse dai variegati e fantasiosi nomi. Già, perché messe da parte la Tares (e ancora dobbiamo sapere a quanto ammonterà il saldo di dicembre, e se ci sarà) e salutata la Trise (che comprendeva la Tari, la Tasi e la Tuc), la nuova Imu è stata ribattezzata Iuc (ovvero Imposta Unica Comunale) dai fervidi creativi curatori della Legge di Stabilità. I quali però precisano che mancherebbe la copertura! 
Strano, perché per i peculati, le concussioni e le corruzioni i soldi per allungare la "coperta" si trovano sempre. Eccome!

martedì 26 novembre 2013

Segni d'Autore





Carissimi Amici,

nell'ambito delle iniziative legate a Più Libri più Liberi - Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria:

Edizioni Segni d'Autore è lieta di invitarvi, Sabato 30Novembre alle 16:00 e Domenica 1° Dicembre dalle 10:00 alle 13:00, nella nostra Libreria in Via Nomentana 159, all'incontro: I Grandi Classici nel Fumetto d'Avventura

Sessione di dediche ad acquarello con il disegnatoreCarlo Rispoli e presentazione della trilogia di Treasure Island, dal celebre romanzo di Stevenson e di Sangue sul Lago Otsego, ispirato ai racconti di J. Fenimore Cooper.

Per l'occasione sarà allestita la mostra delle illustrazioni originali che rimarrà aperta fino all'8 Dicembre.

Regalatevi e regalate per Natale un fumetto d'Autore con un disegno ad acquarello e una dedica personalizzata.

Per chi non potesse partecipare è possibile prenotare la dedica sul libro o sui libri scelti rispondendo a questa mail o effettuando l'ordine sul sito www.segnidautore.it/storericordando che con 25,00€ di acquisti, i costi di spedizione sono a carico di Edizioni Segni d'Autore.

Non mancate, vi aspettiamo numerosi e vi alleghiamo la locandina con l'invito all'evento.


Edizioni Segni d'Autore

Spazio Espositivo, Libreria & Fumetteria Segni d'Autore
Via Nomentana 159, 00161 Roma
Tel. 06.60 65 85 52
 
libreria@segnidautore.it 
www.segnidautore.it
www.guerradifrontiera.it
p.i.: 11468911000

il ns. orario: lunedì 15:00 / 19:30
dal martedì al venerdì: 10:30 / 19:30
sabato: 9:30 / 13:00 e 15:30 / 20:00 

venerdì 22 novembre 2013

Idee regalo Natale 2013


Approfitto degli stivaloni di gomma nuovi per darvi alcuni utili suggerimenti su come trascorrere le prossime vacanze babbonatalizie.
Siccome non sapete ancora se dovrete pagare l'Imu sulla prima casa e neppure dove il governo (scusate il termine) andrà a prendere i soldi per le calamità naturali - metterà ancora qualche altra accisa su benzina, sigarette, balli, bulli, bolli e torcicolli - che, come per la guerra d'Abissinia, l'alluvione di Firenze, quelle in Liguria e in Toscana, il terremoto del Friuli, quello in Irpinia, l'altro nel Belice, il Vajont, le missioni in Libano e in Bosnia, la crisi libica, il rinnovo del contratto degli autoferrotramvieri, la manutenzione e conservazione dei beni culturali e il resto aggiungetelo voi, dovremo pagare vita natural durante, a questo punto vi conviene spendere soldi per un cenone che vi farà ingrassare qualche chilo e metterà a serio rischio arterie e coronarie? Oppure fare dei regalucci inutili a figli e nipoti che, dopo averli messi da parte perché poco graditi, tra qualche anno vi lasceranno nelle mani di una badante senza scrupoli o vi abbandoneranno in un ospizio in attesa dell'eredità? Non vi converrebbe, invece, comprarvi qualche bel libro da leggere al calduccio e in santa pace tra le pareti domestiche, spaparanzati sul divano più comodo che avete? 

Ecco, se doveste decidere per questa soluzione - che vi consiglio caldamente - non avete che l'imbarazzo della scelta. Innanzitutto, se fossi in voi, sceglierei "L'Italia siamo noi, nelle matite di Francesco Dotti": è tutto a colori, costa poco, e se ne acquistate almeno tre ve lo spediscono gratis fino a casa. E poi fa ridere anche se non ne avreste voglia. 
Naturalmente, tutti coloro che ne acquisteranno tre copie riceveranno dallo stesso Autore un gradito omaggio: la copia di un disegno originale firmato con il fac-simile originale della fotocopia della firma dell'Autore. 
Di più non si può. E faccio anche uno sforzo...


Poi ci sono quelli di altri Autori, primo fra tutti Lele Vianello con le sue ultimissime storie interamente a colori. 




http://www.lelevianello.it/ 

https://www.facebook.com/pages/Lele-Vianello/164449573752133 
https://www.facebook.com/menetto.vianello 

Un acquerello di Venezia, naturalmente di Lele


Per ordinarli è semplicissimo: basta cliccare qui:

http://www.segnidautore.it/wp/ 

e dopo qualche giorno li avrete disponibili nella vostra Spett. e fornitissima libreria domestica.
Vi segnalo anche le ultime due pubblicazioni di Antonio Todde, appassionato di varietà e petroliniano fervente, che oltre ad aver curato mostre e cataloghi d'Arte ha pubblicato le biografie di alcuni tra i più importanti disegnatori italiani.


 Biografia di Umberto Calamida (1896 - 1964)

Storia del Varietà: divagazioni, aneddoti, con 250 illustrazioni d'Autore 
(mi ero dimenticato di aggiungere che ci sono anch'io...)

http://www.amazon.it/Libri/s?ie=UTF8&field-author=Antonio%20Todde&page=1&rh=n%3A411663031%2Cp_27%3AAntonio%20Todde


Fiducia Cancellieri


In fondo il/la Ministro/a ha ragione: dimettersi per così poco, rischiando anche che il governo finisca a carte quarantotto/49, non è proprio il caso. Bisogna fare anche un distinguo tra le telefonate: urbane, interurbane o intercontinentali? E la tariffa? E le promozioni? E gli scatti alla risposta? E i nepotismi? Le figliolanze? La portabilità del numero? 
Nessun favoritismo, quindi, perché un conto è fare telefonate e un conto è fare telefonate. Chiaro? Ciò detto, ribadendo con forza che la legge è uguale per tutti: ricchi e poveri, cugini e di campagna. Ovvìa!

mercoledì 20 novembre 2013

Poetto allagato


Stamani, al mercatino, mi sono comprato un paio di stivali e sono andato a fotografare il Poetto. Un amico fotografo mi aveva detto che si era di nuovo allagato, ma non credevo che l'acqua fosse così alta. Meno male che avevo gli stivali...

 

Poetto e acqua alta



Questa è un'immagine del Poetto com'era stamani, dopo le piogge dei giorni scorsi

Poetto Cagliari

Al Poetto oggi c'era un po' di sole. E così, approfittandone, ho fatto una... solarizzazione 


Queste, invece, sono due immagini di "estremo" bianco e nero" ottenute usando solo il bianco e, appunto, il nero.



martedì 19 novembre 2013

Alluvione Sardegna


Forza, Amici Sardi!!


Pubblicato da:
Andrea Meloni  http://www.meteogiornale.it/notizia/30103-1-condividi-solidarieta-alluvione-sardegna
con l'invito a far girare questo post

Io (Francesco Dotti) l'ho preso dal blog di Stella:


http://stella-ilbeneinnoi.blogspot.it/2013/11/sardegna-fate-girare-questo-post_19.html

"Parte della redazione del Meteo Giornale è della Sardegna, ed ha vissuto i giorni precedenti l'evento meteo dove si è temuto avvenisse il peggio, e soprattutto l'evolversi delle celle temporalesche che lunedì 18 hanno interessato con persistenza oltre la metà della regione.

Questo non è il momento di fare polemiche, bensì è il momento della solidarietà e di vicinanza ai morti ed ai loro familiari, a chi ha la casa allagata, agli sfollati, a coloro che hanno le attività economiche compromesse dall'alluvione.

Siamo vicini alle Forze dell'Ordine, ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e a tutte le Autorità della Sardegna che lavorano senza sosta per pianificare gli interventi
".


Andrea Meloni 


Anch'io, che in questa bella e generosa Isola, tra rocce e alberi modellati e piegati dal maestrale, ho vissuto una bella fetta della mia vita e conto molti Amici, mi unisco al dolore e al cordoglio di chi ha perso affetti e averi.
Un dramma, questo, per cui le parole sembrano non bastare più.

Francesco Dotti 

domenica 17 novembre 2013

Addio Pdl


Tra falchi, colombe, galletti e... galline, ora staremo a vedere quello che succede. Certo è che l'aria che si respira in giro non è tra le più salubri, e le ipotesi avanzate da chi di politica se ne intende lascerebbero intravvedere scenari nebulosi e piuttosto preoccupanti. 
Naturalmente, come di consueto, la preoccupazione è tutta nostra, cioè di noi cittadini, che guardiamo a questa ennesima corsa alle poltrone con maggior sospetto e timore del solito. Soprattutto perché di politica, anche se non hanno mai esagerato nel darcela, mai come adesso abbiamo avuto bisogno. Infatti, più che di partiti, pare si tratti di comitati elettorali che, in un frittomisto di complicità e complicazioni, tra scissioni, rotture e dimissioni, accapigliandosi su tutto e tutti, si cimentano in convulse e quanto mai improbabili alleanze. 
Ma tant'è, come si dice: questa è la musica e tali e quali sono i suonatori.

giovedì 14 novembre 2013

Europa e Patto di Bilancio




L'Iva è aumentata, e le tasse, soprattutto quelle sulla casa ma anche le altre, giravoltano quotidianamente tra nuovi acronimi rendendoci incerta, difficile e in certi casi quasi odiosa la normale sopravvivenza. Ora, dopo le Tarsi, le Tasi, le Tari e le Tares, pare che dalla "Tuc" (Tributo unico comunale) si potrebbe passare al "Tributo unico locale". Che, considerando l'insidiosa assonanza, verrebbe da dire che si stanno preparando a mettercelo nel... "Tul". Tanto da costringerci a camminare "muro-muro", e a tenere bene aperti gli occhi ma ben chiuso il portafoglio. Già, perché se i prezzi, per colpa dell'Iva, anche se di poco sono aumentati, la gente spende sempre di meno perché è strangolata dalle tasse e dalla burocrazia. E ce ne accorgiamo dai sempre più numerosi cartelli di saldi e sconti che molti negozianti espongono pur di riuscire a vendere il loro prodotto e portare a casa due soldi. Tutto questo si traduce, in pratica, in un aumento della concorrenza, sempre però al ribasso, con un sempre più ridotto margine di guadagno e quindi meno incassi, meno soldi per pagare il personale, le tasse, ma soprattutto i futuri investimenti negli acquisti di nuova merce - che alla fine rischierebbe di restare invenduta. 
Dall'altra parte ci sono quelli che la merce la producono, ma siccome sono sempre meno quelli che gliela comprano sempre di meno ne producono, in certi casi estremi fino a fermarla del tutto. Col risultato che anche loro incassano meno e hanno meno soldi per pagare gli operai, le tasse e i futuri investimenti per aumentare una produzione che alla fine gli resterebbe sulla gobba. Così avviene che da una parte e dall'altra si cominciano a tagliare le spese per il personale, licenziandone un po', a non investire un tubo su un futuro incerto e instabile, in certi casi addirittura a non riuscire più neppure a pagare le tasse (con lo spettro di Equitalia che svolazza sull'azienda), fino a chiudere definitivamente bottega o trasferirsi all'estero. Dove le leggi sono più favorevoli e si pagano meno tasse. E non c'è bisogno di avere una laurea alla Bocconi o far parte di un governo "tecnico" per capire questa logica. Perciò verrebbe da pensare che dietro a tutto ci sia un perverso disegno di condurre alla rovina una Nazione, o delle Nazioni, e la sua gente, con lo scopo di asservirle al proprio potere, economico e politico, e sfruttarle fino all'osso come si faceva nel Medioevo per favorire l'arricchimento di pochi.
In pratica, come i più avanti negli anni ricorderanno o per averlo vissuto o per averlo studiato, sta succedendo la stessa che avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale: crisi economica galoppante, aumento dei prezzi e conseguente diminuzione dei consumi, impoverimento delle classi sociali più deboli e dipendenza economica - anche allora, guarda caso - dalla Germania. E anche se "repetita iuvant", o almeno dovrebbero, in questo caso non ci hanno aiutato perché non abbiamo saputo farne tesoro.
L'entrata in Europa, in questa Europa, se all'inizio ci era parsa una conquista perché convinti che una moneta unica avrebbe rafforzato la nostra economia assicurandoci benessere, col passare del tempo si è rivelata un autentico fallimento. Non sto qui ad elencare cose che non conosco, ma "a naso", considerando tutto quello che abbiamo passato e che stiamo passando, e con noi altre Nazioni, mantenere fede a un patto che ci sta dissanguando ogni giorno che passa forse non ci conviene più. O si rinegozia il patto, e si insiste perché vengano rivisti certi parametri, altrimenti tanti saluti e chi s'è visto s'è visto. Scusate, ma abbiamo sbagliato. Aggiungo che, oltre ai nostri "carrozzoni" nei quali il denaro pubblico corre e si spreca a fiumi, ne abbiamo aggiunti altri europei con altrettante, se non di più, bocche da sfamare. Questi parlamenti e parlamentini, Stati e Staterelli, sono "armi di distruzione delle masse" paralleli che non fanno altro se non assorbire e dilapidare i nostri soldi. E l'impegno di una unione fiscale tra gli Stati europei, i vari "patti" di stabilità e crescita, il raggiungimento del pareggio di bilancio nei termini previsti, e un sacco di altre cose che oltretutto come abbiamo visto si traducono in rigore, lacrime e sangue per chi violasse tali parametri, non solo ci hanno privato della nostra sovranità ma ci stanno dando il colpo di grazia. Perciò, uscire dall'Europa, da questa Europa, e farlo al più presto, come ormai sono in tanti ad affermarlo, potrebbe significare la nostra salvezza. Lasciando perdere le solite chiacchiere che, se lo facessimo, ci vederebbero affiancati a conventicole "estremiste", "razziste" o "fasciste". Tutte fandonie. Perchè il sogno europeo è finito e ora ci dobbiamo svegliare.
Anche se Letta continua a ripetere "State tranquilli, perché la situazione è migliorata!"...

mercoledì 13 novembre 2013

Nassiriya



Nel giorno del ricordo, e del dolore, per i nostri militari caduti a Nassiriya e per i loro familiari, quell'intervento nell'aula di Montecitorio nel quale la deputata del Movimento 5 Stelle ha tirato in ballo il kamikaze che li ha ammazzati, dipingendolo come una "vittima di guerra" al pari delle altre, mi è sembrato una nota davvero stonata. Perché poteva davvero risparmiarsela, quella "commemorazione". Avrebbe fatto senz'altro più bella figura. Meno male che ha chiesto scusa.
Non mi pare che i nostri ragazzi fossero andati in Iraq con animo da guerrafondai e non si credevano di certo dei "rambo". Tutt'altro. Come non c'erano, nei loro occhi, sguardi accecati dall'odio o dal disprezzo per gli abitanti dei territori "occupati", ma sorrisi e affetto soprattutto per quei bambini ai quali la guerra e la fame avevano tolto ogni speranza di bambino. Oggi ho letto in giro molti commenti pieni di livore contro i nostri soldati, definiti addirittura "truppe imperialiste di occupazione", probabilmente provenienti da una certa gioventù che mi auguro non sia numerosa. Ed è probabile che molti di questi "bambocci", che oggi sbraitano contro chi ha un'uniforme, non si rendano conto che chi la indossa ha tra le altre cose un compito molto importante: difendere, non sia mai che un giorno o l'altro scoppi una guerra, anche loro che sbraitano. Oppure, se necessario, tirarli fuori da sotto le macerie di un terremoto, di una frana, di un'alluvione o di qualche altra calamità. E forse nessuno ha mai detto loro che le file che oggi fanno per assicurarsi il tablet o il cellulare di ultima generazione, i loro nonni (ormai bisnonni e forse anche morti) le facevano per i loro genitori (o nonni) davanti ai negozi che distribuivano, razionandoli, il pane, la pasta, il riso o lo zucchero o l'olio. Con una tessera in mano, che si chiamava "annonaria", e che stabiliva quanto pane, pasta, riso, zucchero o olio toccava a ciascuna famiglia. 
Questi fatti, come tanti altri che purtroppo non si raccontano più perché appartenenti al passato, sarebbe giusto ricordarli e farne tesoro. Perché ci appartengono, non solo come Storia ma anche perché potrebbero ripetersi. 
Ma il discorso porterebbe lontano e si corre il rischio di divagare. 
Concludo, e scusate se è poco, dicendo che da un po' di tempo a questa parte sembra che invece alcuni ruoli si siano invertiti, e che quindi anche i delinquenti e i malfattori spesso diventino essi stessi le vittime: magari della società che li emargina e che non capisce il loro disagio. Tutto così diventa opinabile, e si cerca una giustificazione per tutto. Quando ci fa comodo. 
Perciò, tornando al nostro kamikaze "vittima di guerra", mi chiedo quando si deciderà di riabilitare anche Landrù che, dopo aver ammazzato 10 donne sole e ricche per intascarne gli averi facendone sparire i corpi bruciandoli nel caminetto, in fondo commise quei delitti perché ridotto in miseria. E quindi diventando una "vittima" della necessità.
Senza contare che se talvolta una donna alla lunga può anche diventare noiosa e insopportabile, figuriamoci dieci... 

martedì 12 novembre 2013

Natale 2013 e austerity


Mentre gli "spacciatori di panzane" che reggono le sorti dell'Italia continuano a raccontarci storie di ordinario risanamento, alle quali regolarmente crediamo, non c'è giorno in cui non si abbia notizia di pubbliche e trasversali corruzioni, peculati, truffe e concussioni. Alla faccia delle tasse che paghiamo, aumenti delle aliquote regionali e comunali compresi, con la speranza che qualcuno si decida ad affrontare il continuo e progressivo logoramento delle classi sociali più deboli e indifese. In attesa di sapere chi guiderà Forzitalia o chi sarà il prossimo segretario del Piddì, che sembra più importante di tutto il resto.
Oltre a tali deprecabilissimi reati se ne aggiungono altri che riguardano una sempre più diffusa prostituzione minorile, più o meno consenziente. Quando, talvolta, sponsorizzata addirittura dalle famiglie. Proprio un bel quadretto! Un Paese, il nostro, che il Padreterno dovrebbe prendere e rimpastare, con la speranza che la seconda infornata gli esca meglio della prima. 
Ora aspettiamo tutti con ansia il prossimo Natale che, almeno stando alle notizie-annuncio, i soliti noti ci dicono che dovrebbe essere più "grasso" del precedente. Mi chiedo quale film abbiano visto, dato che in termine di consumi tutto diminuisce, all'infuori però delle tasse e di quelli che non ce la fanno più che sono in continuo aumento. E con oltre 4 milioni di poveri (al sud risulta che ci siano almeno 4 affamati su 10) fa quasi schifo pensare agli orologioni di marca, alle pennone griffate, all'argenteria e a molte cose ancora acquistate coi soldi nostri, quando a patire la fame, tra quei poveri, ci sono anche molti bambini. Ma non più dei "terzimondi", perché il "terzo mondo" si è spostato da noi. 
Ne sa qualcosa Babbo Natale, anche lui rimasto ormai senza lavoro e, vista la crisi delle luminarie, costretto a... illuminare da solo le prossime festività.

P.S.

Stamani, sentendo alcune notizie alla radio (che non hanno alcunché in comune con i reati sopra elencati, ma sono solo legate alla crisi), ho fatto alcune ricerche sul web e ho trovato queste informazioni. Che non commento, perché non ne ho la capacità, ma che vi comunico cosicché possiate farvi un'idea. Eccole:

http://guidolanzo.blogspot.it/2013/08/agli-statali-stipendi-bloccati-ai.html 

http://www.lavoce.info/la-corte-costituzionale-costi-sprechi-scandalo/

E, in effetti, pare che la crisi non sia uguale per tutti...

sabato 9 novembre 2013

L'Italia siamo noi, nelle vignette di Francesco Dotti



Il libro, una esilarante (davvero, senza scherzi) raccolta delle pegg... migliori vignette di Francesco Dotti, è stato presentato a Lucca Comics dal 31 ottobre al 3 novembre 2013. Per l'occasione, l'Autore, compagno di classe dell'Alighieri (che era anche ripetente), ha composto questa ode piuttosto bellina:

Ode per Lucca Comics (endecasillabi a rima baciata, con abbraccio, ma senza lingua)

Or che passato è dunque il mio periglio,
e che mi son ripreso con cipiglio
dall'ossa rotte in mezzo al parapiglia
che a Lucca per le strade si accapiglia,
malgrado ancor mi dolga una caviglia
percossa dal cammin di tante miglia
senza veder neppure una tovaglia,
tornato sono in mezzo alla famiglia!
Evviva!


Il Poeta (scusate il termine)

Emendamenti Patto Stabilità


Spesso, come da tempo siamo abituati a vedere, le italiche coalizioni tra movimenti, partiti e partitini muoiono ancor prima di nascere. Non senza, però, che i loro principali rappresentanti ne abbiano prima vantato pubblicamente i roboanti meriti e le salvifiche soluzioni "per il Paese e per i cittadini che sono in crisi e non arrivano a fine mese"
Già, perché tutti sono bravi a promettere che, se li voti, diminuiranno le tasse (solo per i più ricchi), taglieranno le spese (quelle degli altri), introdurranno sussidi per gli incapienti (cioè loro stessi) e abbatteranno il debito pubblico (che regolarmente aumenta). Tutte cose simboliche e di sicuro effetto mediatico (forse per chi ancora ci crede), ma senza dirci mai con chiarezza, fateci caso, dove prenderanno i soldi. E se qualcuno glielo chiede con insistenza, con un giro di parole portano il discorso dove vogliono loro e in ogni caso non ti rispondono mai. Oppure, omettendo direttamente anche il giro di parole, non ti rispondono e basta. Salvo, qualora venissero eletti (non sia mai!), risentirti dire per l'ennesima volta che "la coperta era corta e non si poteva fare di più"... che "ancora la crisi non è passata"... o il più classico e sempre a effetto che "la colpa è di chi c'è stato prima di loro", per poi ritrovarti con le solite accise su benzina, bolli, sigarette e alcolici aumentate. Quando, per esempio e per iniziare, basterebbe dare un colpo di spugna immediato, deciso e definitivo, alla soffocante burocrazia che con la sua giungla di norme, adempimenti, vincoli, ma soprattutto costi, ci avviluppa e impastoia frenando il naturale sviluppo di aziende e privati e tagliare, ma questa volta sul serio, taluni faraonici stipendi e talaltre nababbesche liquidazioni.
Nel frattempo, mentre continuano le spese pazze nei palazzi in genere, siano essi regionali, provinciali o comunali, e restando l'abolizione delle Province votata col referendum il sogno nel cassetto di quei poveri illusi che ci hanno creduto, immancabilmente ogni tanto salta fuori qualcuno (di qualsivoglia partito, movimento o partitino) che, approfittando del suo mandato, coi soldi pubblici (cioè i nostri) si è pagato la vacanza esotica, l'orologione di marca, il ristorante di lusso o il matrimonio della figlia. 
E meno male che qualche volta lo arrestano pure. 

venerdì 8 novembre 2013

Dimissioni ministri


E chi li muove piu? Una volta messo il culo su una poltrona, non li sposti nemmeno a cannonate! Qualunque cosa accada...

Conta su di me


"Non è giusto... non è giusto, lo so...". Ma che cosa, "non è giusto"? Bah... fate un po' voi. Ma anche per me, non è giusto.

mercoledì 6 novembre 2013

Lucca Comics 2013


Dice: "Vieni a Lucca Comics, lì incontrerai il mondo intero e forse anche di più!" E in effetti è stato proprio così: nella "longobarda" Lucca, dal 31 ottobre al 3 novembre, c'era il mondo intero! Me ne sono accorto il primo giorno, quello dell'inaugurazione, quando, venendo da Livorno, nella corsia opposta alla mia l'autostrada era bloccata per diversi chilometri da un lombricone luccicante di cofani e parafanghi che procedeva, quando procedeva, forse un metro ogni dieci minuti. 
Una cosa mai vista! E ancora non avevo idea di cosa sarebbe stata, nei giorni a seguire, la manifestazione vera e propria dei "Comics and Games" da me vissuta a piedi all'interno delle sue mura. Una città molto bella, Lucca, che da "cattivo" toscano non conosco perché c'ero stato solo di passaggio da ragazzo, tanti anni fa. E che purtroppo non ho potuto conoscere neppure questa volta, perché troppo breve la vacanza e troppo affollate le viuzze del suo medievale e quasi intatto centro storico. Poco meno di 90 mila i suoi abitanti, in quei giorni Lucca ne ha accolti oltre 100 mila! Una marea di gente, tra la quale spiccavano, qua e là, gruppi di ragazzi e ragazze agghindati coi costumi più strani ispirati a noti personaggi dei fumetti, dei quali assumevano fedelmente gli atteggiamenti e i modi di agire. Dice che si chiamano "cosplayer", e cosa vuol dire l'ho saputo solo dopo che me l'hanno spiegato.


 Avrei voluto scattare tante foto, ma alla fine, oltre a tre "cosplayers" vestiti-da-non-so-chi, ho potuto immortalare solo la chiesa di San Michele in Foro, e solo dall'esterno perché a quell'ora era ancora chiusa. Peccato.



Il viaggio, per me che venivo dalla "placida" Sardegna e poco abituato a svincoli, bretelle, varchi aperti e/o chiusi al traffico locale o extracittadino, non è stato facile. Ricordavo, sì, la vecchia Aurelia, ma negli anni, in tutti quelli durante i quali sono stato "assente", molti sono stati i cambiamenti. Dei quali, tra l'altro, nel frattempo nessuno mi aveva mai informato. E così, seguendo quelle indicazioni a me più familiari, imboccavo una bretella che inizialmente indicava la mia destinazione: Lucca, per poi trovarmi, dopo alcuni chilometri percorsi quasi alla cieca, davanti a cartelli dai quali Lucca era sparita e che al suo posto indicavano, che so, Ripafratta, Giannone o San Lorenzo in Vaccoli, per poi terminare nel vago... "Tutte le direzioni". E Lucca? mi chiedevo, che fine ha fatto Lucca? Naturalmente non c'era modo, come tanti anni prima, d'invertire la marcia magari trovando una piazzola, aspettare il momento buono e tornare indietro. Macché! Prigioniero di guard-rail e barriere spartitraffico, pressato dalle colonne di auto dietro e davanti a me, ero costretto a proseguire fino al prossimo svincolo indicante, appunto, Ripafratta o San Lorenzo in Vaccoli, senza sapere se stavo andando verso Lucca o chissadove! Alla fine, mi sono ritrovato sulla Roma-Genova, all'altezza di Viareggio Nord. Che c'entra Viareggio Nord?... Si vede che mi sono perso qualche deviazione... E ora? Come faccio?... Vorrà dire che proseguo per Ripafratta e prima o poi incontrerò anche Lucca! E invece no. Immancabile, ariecco l'incubo del "Tutte le direzioni"!  Ma accidenti a voi! Che vuol dire "Tutte le direzioni"? Perché su quel cazzo di cartello invece non ci scrivete Lucca, o Montecatini, o Pistoia, così almeno so da che parte sto andando! Pensate che a forza di girare in tondo mi sono ritrovato a passare almeno tre volte dal solito posto, e addirittura mi sono rivisto sul cavalcavia opposto mentre, con lo sguardo perso nel vuoto, lo attraversavo imprecando. Ho riconosciuto la macchina: era proprio la mia! Finché non mi sono deciso a chiedere indicazioni a un venditore di frutta e verdura che mi ha spiegato la strada indirizzandomi finalmente su quella giusta. Più lunga, ma giusta. Stanco e affamato, dopo quattro ore di viaggio durante le quali avevo sì e no percorso appena un centinaio di chilometri, sono giunto alla periferia di Lucca. Troppo tardi per presentarmi all'Editore, per di più con la macchina piena di bagagli che non sapevo dove parcheggiare, ho deciso che avrei prima fatto tappa in albergo per annunciare il mio arrivo, prendere possesso della camera, darmi una rinfrescata e almeno rifocillarmi con un frugale pasto. A Lucca sarei andato nel pomeriggio, e in treno come mi avevano consigliato di fare. Dice che col treno si viaggia meglio: fai il biglietto, lo obliteri e poi ti metti comodamente a sedere fino all'arrivo. Giusto. In condizioni normali, forse, ma non in occasione di Lucca Comics! Senza contare che la stazione dista dall'albergo almeno una chilometrata, che mi sono dovuto fare a piedi con lo zaino sulle spalle e portandomi dietro "qualcosa" da mettermi la sera, al ritorno, perché mi avevano detto che "da quelle parti la sera rinfresca e cala l'umidità". Sono arrivato alla stazione sudato come un cammello, con lo zaino sul petto perché mi avevano detto "stai attento ché se lo porti sulle spalle te lo possono aprire e fregarti la roba, mentre invece se lo tieni davanti te ne accorgi", e ho fatto i biglietti. 

Montecatini Terme, la Stazione ferroviaria

Partenza 17:01 dal binario 2, regionale 3072 proveniente da Firenze per Lucca. Ferma a Montecatini Centro, Pescia, Altopascio e arriva a Lucca alle 17:29. Ma alla stazione di Montecatini Terme, alle 17:01, al binario 2, c'erano tutti. Mancavano solo il sagrestano e il commissario e, anche se non avevano gli occhi rossi e il cappello in mano, gli altri, festosi e urlanti, cosplayers compresi, c'erano tutti. L'assalto al treno è durato qualche minuto, ma poi, dopo i primi attimi di smarrimento, sono riuscito a trovare un posto a sedere. Che culo! ho pensato, se è sempre così nei prossimi giorni viaggerò di lusso! 
All'arrivo, la stazione di Lucca brulicava di ragazzi che andavano e venivano, ma fuori era peggio. I giardini all'esterno delle mura erano letteralmente circondati: un viavai di persone di tutte le etnie si snodava tra venditori di panini con la porchetta e le bibite, vivandiere improvvisate su banchetti dove giacevano salme di vettovaglie varie, e poi tanti palloncini e magliette multicolori. 
Sembrava l'assedio dei Goti del Quattrocento! Ma era un assedio ordinato, e soprattutto educato, nel rispetto di tutto e di tutti. Bravi ragazzi!


Con incredibile facilità mi sono fatto largo tra quella fiumana di gente e, dopo aver chiesto informazioni a un Capitan Harlock (o era Tadashi Dayo?) in posa per una foto, mi sono diretto verso lo stand del mio Editore che mi stava aspettando. 

 In primo piano, a sinistra, i miei libri; a destra, l'Autore Carlo Rispoli al lavoro

Intorno a me un serpentone di giovani e meno giovani espertissimi di fumetti e grafica d'animazione girava tra gli stand osservando tutto il materiale esposto con occhio attento e interessatissimi  a ciò che gli Autori disegnavano sulle dediche, mentre impreziosivano il loro lavoro con sapienti colpi di pennello e pennarelli colorati! 


Per un attimo mi sono sentito fuori posto. Che ci faccio, io, che ho quasi settant'anni, disegnatore di vignette e acquerellucci part-time, in mezzo a sceneggiatori e artisti di cotanto valore? Che mi abbiano invitato per sbaglio? 
Ma poi mi sono fatto coraggio, mi sono seduto davanti al mio deschetto ricavato tra le pile di libri di Vianello, Casini, Rispoli, Pace, e poi ancora Dobs, Pezzi e Perovic in esposizione e, non senza imbarazzo e con molta esitazione, ho fatto le mie prime dediche. Bruttine, a dire il vero, e a matita, perché lipperlì non mi veniva alcunché di originale, ma soprattutto perché avevo paura di "rovinare" il libro appena acquistato. D'altra parte, quali personaggi avrei potuto disegnare? Così ho disegnato me stesso a Lucca Comics, aggiungendo le solite frasi "a Marisa, con stima e simpatia, Francesco", "a Ubaldo, con simpatia e stima, Francesco", più qualche improponibile "a Ugo e Ornella, con simpatica stima, ambedue stimandoli simpaticamente, Francesco".


Dopo un'ora me ne sono tornato in albergo, passando per la stazione con le lacrime agli occhi, ancora più sudato che alla partenza e con lo zaino pieno di giubbini e maglioni inutili perché contrariamente alle previsioni e ai consigli a Lucca, di sera, faceva ancora caldo. Rientrando, immerso nei miei pensieri, mi sono dimenticato di scendere alla mia fermata e sono sceso a quella dopo: Serravalle. Che se di mattina o di pomeriggio, col sole che splende sulla vallata, può risultare un gradevole diversivo turistico, di notte, al buio, con la piccola stazioncina chiusa e illuminata da un flebile lampione, mi sembrava di essere precipitato sul set di "Non ci resta che piangere" (appunto). Ogni tanto, e chissà per chi dato che c'ero solo io, una voce registrata diceva di "allontanarsi dalla linea gialla: treno in transito al binario 2!" Perché se non lo sapete a Serravalle ci sono due binari: il binario 1, mezzo arrugginito e con l'erba alta un palmo, dal quale non passano più treni almeno dall'ultima guerra; e il binario 2, più trafficato e con la "linea gialla", sul quale, mezzora dopo, immaginandolo pilotato da Leonardo Da Vinci che diceva "Treno... trentatré, trentatré e trentatré...", è arrivato finalmente quello che avrebbe riportato le mie stanche membra a Montecatini. Giunto in albergo, dopo aver cenato con il solito cornetto e cappuccino, mi sono concesso un meritato sonno ristoratore.
Il giorno dopo, però nel tardo pomeriggio, sono tornato a Lucca. Stesso tragitto, stessa fiumana di gente sul treno, ma con la differenza che stavolta alla stazione di Lucca, in attesa di salire sul treno dal quale stavo per scendere, c'erano a dir poco un migliaio di persone! Dove stessero andando ancora non lo so, fatto sta che appena si sono aperte le porte, prima ancora che iniziassimo a scendere, c'è stato l'assalto alla baionetta! Sembrava la presa di Porta Pia!

A un certo punto non si andava né avanti né indietro, poi, come sospinto da una forza misteriosa, mi sono trovato giù dal predellino. Ma non con i piedi per terra. Per qualche secondo sono rimasto sospeso a mezz'aria, strizzato tra quelli che premevano per scendere e gli altri che premevano per salire, e poi sono finalmente atterrato. Mai provata una sensazione simile! 
Arrivato allo stand che era quasi buio, alla firma della prima dedica mi sono accorto che nella calca ferroviaria mi avevano letteralmente "stirato" le stanghette degli occhiali (che incautamente portavo appesi alla cordicella sul petto) al livello delle lenti, e ho faticato non poco per riportarle nella posizione naturale.

Lo stand di "Segni d'Autore", con Carlo Rispoli all'opera 
Lì, finalmente ho potuto riabbracciare dopo tanti anni l'amico Lele Vianello, arrivato nel pomeriggio, e dopo un'oretta, caricati nello zaino alcuni libri sui quali avrei dovuto liberamente disegnare delle dediche "generiche", me ne sono andato via. 


 Lele Vianello al lavoro e, dietro di lui, a destra, Manuel Pace

Molto, ma mooolto brevemente, le opere degli Autori

Dovevo prendere almeno il treno delle 20:39, un diretto, perché quello successivo si sarebbe fermato a tutte le stazioni e ci avrebbe messo almeno un'ora. Giunto alla stazione, però, mi attendeva un'amara sospresa: il "mio" treno, che era già al binario 5 pronto per partire, non si poteva raggiungere perché il sottopassaggio era bloccato per motivi di sicurezza. Per raggiungere il binario saremmo dovuti uscire di nuovo dalla stazione, percorrerla all'esterno lungo la Via Cavour per almeno 200 metri, fino ad arrivare al cavalcaferrovia che ci avrebbe traslati dalla parte opposta. Così, zaino in spalla carico di libri, di maglioni e di giubbotti "perché di sera a Lucca fa freddo e cala l'umidità", salendo e scendendo dal cavalcaferrovia, sudato come due cammelli alla sauna di El Guesbah, sono arrivato dall'altra parte dove i guai dovevano ancora cominciare. Una fila di qualche centinaio di ragazzi, anch'essi destinati al treno che avrei dovuto prendere e incanalati in un percorso transennato e guardato a vista da un cordone di poliziotti, addetti alla Protezione Civile e Croce Rossa, erano in attesa dell'imbarco. 
Nel frattempo il treno delle 20:39 era partito e avremmo dovuto aspettare quello successivo, il "maledetto" accelerato delle 21:31. Avevo le gambe che mi facevano male e i piedi gonfi, lo zaino che pesava sempre di più e che non potevo neppure appoggiare per terra perché non c'era spazio sufficiente tanto ero compresso in mezzo agli... "incanalati". Ogni tanto qualcuno, credendo di fare il furbetto della transennina, la scavalcava per eludere la fila ma veniva subito riacchiappato dai valenti poliziotti e costretto a rimettersi in coda. Trascorso un tempo interminabile durante il quale avevo quasi in mente di rientrare in tassì, il serpentone ha cominciato a muoversi. Quando ho mosso i primi passi sembrava che avessi imparato a camminare il giorno prima: "Avanti i primi venti!", gridava intanto una voce dall'inizio della fila mentre il serpentone procedeva lentamente. "Avanti altri venti!", ripeteva di tanto in tanto la voce. Insomma, a venti alla volta, siamo finalmente giunti in vista del treno che ci stava aspettando al binario 5. "Riempite le carrozze di testa, perché le altre sono già piene!", gridava la solita voce. "E non affollate lo spazio tra una carrozza e l'altra!", soggiungeva perentoriamente. Come in un sogno sono salito su una delle carrozze di testa e mi sono messo accanto a una delle due porte: "Almeno qui passa un po' d'aria", ho pensato. Dopo un po', pieno come un uovo con tre tuorli, il treno ha cominciato lentamente a muoversi. Intorno a me intanto si affollavano i ragazzi che dalle carrozze vicine si spostavano in cerca di quello spazio che ormai non c'era più per nessuno. A un certo punto, a meno di venti centimetri dal mio naso, si è girata verso di me una ragazza: "Scusi, questo treno ferma ad Altopascio?", mi ha chiesto rovesciandomi addosso un'alito da autospurgo da far impallidire la peggiore delle fogne di Calcutta. Volevo scoreggiare per cambiare l'aria, quando mi ha salvato l'apertura provvidenziale di una porta, a Capannori, prima che cadessi esanime a terra. Anche se mi sarebbe toccato di svenire in piedi per motivi di spazio. 
Così, bene o male, siamo arrivati a Montecatini. E questa volta, per non sbagliare e rischiare di ritornare a Serravalle, sono sceso alla prima fermata di Montecatini Centro. Ero stanco morto, ma soprattutto affamato. Mi sono fermato in un pub, dove mi sono preso una focaccia calda farcita con mozzarella e pomodoro (sarà stato perché avevo fame, ma era una vera prelibatezza) e mi sono seduto a mangiarla su una panchina del viale di fronte. Con l'ultimo fiato che mi era rimasto in corpo ho telefonato a mia moglie e poi mi sono incamminato verso l'albergo, sempre distante una chilometrata, o forse di più perché mi ero fermato prima. Arrivato in camera, dopo aver disteso lo scheletro sul letto e riordinate le ossa, mi sono messo allo scrittoio a preparare le dediche sui libri. 




Ho disegnato originalissime dediche fino alle 2:20, e poi sono andato a dormire, credo, il sonno del giusto. Che non è la morte, ma poco ci mancava...
La mattina seguente, quella con la quale si concludeva la mia fugace apparizione a Lucca Comics, siccome sarei dovuto tornare a Livorno per rientrare in Sardegna, sono andato a Lucca con la macchina. Lo so che me lo avevano sconsigliato dicendomi che sarebbe stato meglio spostarsi in treno, ma ormai il peggio era passato: tornavo a casa!
Arrivato a Lucca, verso mezzogiorno ha iniziato a piovere. "Ci mancava anche la pioggia, e proprio oggi che devo cercare un parcheggio e chissà se lo trovo. E dove, lo trovo", ho pensato dentro di me. Dopo aver girato invano lungo le mura alla ricerca di un posto, soprattutto al riparo da multe e carrattrezzi, e dopo aver imboccato un paio di sensi vietati dei quali però mi sono accorto giusto in tempo per tornare indietro, percorrendo Viale Giosuè Carducci ho visto un cartello con la scritta "Parcheggio espositori". Anche se non ero un espositore, ero pur sempre un autore, e visto che sempre per "ore" finisce la parola, ci sono entrato e ho chiesto asilo giusto per il tempo necessario a consegnare i libri. Il ragazzo di "guardia" è stato molto comprensivo, e quando ha visto che lo imploravo con le lacrime agli occhi di farmi la carità di un piccolissimo spazio, promettendogli solennemente che di lì a poco sarei stato di ritorno, mi ha fatto entrare. Per fortuna dietro a un furgone che lo nascondeva alla vista c'era un posto libero. Non credevo ai miei occhi! Ho parcheggiato, ho preso dal cofano la borsa coi libri "dedicati" e mi sono incamminato verso lo stand dell'Editore, distante-non-so-quanto, ma credo un'altra chilometrata abbondante. Intanto aveva smesso di piovere. 


 Lele Vianello al lavoro

Allo stand, gli Autori stavano disegnando dediche a tutto spiano; intorno, la solita marea di gente che li osservava lavorare. 

 Sempre Lele al lavoro

Ancora una volta mi sono sentito "fuori posto" e così, dopo aver lasciato i libri con le mie scarne dediche e salutato tutti, abbracciando Lele con la promessa che ci saremmo rivisti presto "Ma non a Lucca", gli ho precisato, ho inforcato l'uscita verso Porta San Pietro dirigendomi verso il parcheggio in Viale Giosuè e poi Carducci, dove avevo lasciato la macchina. Intanto aveva ricominciato a piovere, e questa volta di brutto. Bagnato e infreddolito sono arrivato al parcheggio, ho caricato la macchina, e dopo aver sbagliato almeno quattro o cinque volte strada, più o meno verso le 14, finalmente sono riuscito a uscire da Lucca.
Ho pranzato in un supermercato a base di salatini e mezza minerale, e poi mi sono diretto verso Livorno dove mi attendeva il traghetto per Olbia. 

Varo previsto: ore 21. A scanso di equivoci e immancabili "Tutte le direzioni", tralasciando Ripafratta e Giannone, per evitare che tutto finisse in San Lorenzo in Vaccoli, questa volta ho preso l'autostrada che con circa 4 euri mi ha portato direttamente a Livorno, dove sono arrivato in orario fantozziano: cinque ore prima della partenza e tre prima dell'imbarco!


 Il ponte della nave

Siccome non avevo la cabina, mi sarei dovuto "arrangiare" dove capitava col materassino da campeggio e un sacco a pelo. Ma essendo tutti i divanetti già occupati, e i posti lungo i "punti di riunione", sottoscala inclusi, già presi da intraprendenti viaggiatori, ho girovagato per il natante fino a notte fonda quando, ispirato da non so quale Musa marina (non esiste, ma la invento io per l'occasione), ho imboccato il corridoio che portava alle poltrone reclinabili. Colà, essendovi due televisori accesi che proiettavano gli ectoplasmi di una qualche partita di calcio (ho saputo più tardi che si trattava di Roma-Torino o qualcosa di simile perché non si riconoscevano neppure i colori delle magliette), mi sono timidamente assiso davanti ai telescherni (proprio così: telescherni, perché visione catodica più brutta e offensiva di così non si poteva proiettare) in attesa che il legittimo proprietario reclamasse il posto che gli avevo rubato. Siccome alla fine della partita (scusate il termine) non si è visto nessuno, mentre nel frattempo la sala poltrone reclinabili si stava lentamente e sospettamente animando di viaggiatori che ne occupavano più di una a testa, ho pensato che per quella traversata la poltrona reclinabile non fosse stata un'opzione andata a ruba. E così, prima che me le occupassero tutte e sperando che non fossero state prenotate, ne ho scelte tre della prima fila sulle quali ho steso materassino, sacco a pelo e ossatura e finalmente ho preso sonno. 
La notte è trascorsa tranquilla e la mattina seguente, dopo aver fatto anche qui la fila nell'unico bagno disponibile per liberarmi la vescica dalle venti atmosfere di urina trattenute durante la notte, siamo arrivati a Olbia. 

  L'arrivo, o la partenza. Fate voi...

Bellissima giornata di sole, aria tersa di Sardegna, e soprattutto la mia "Itaca", dove Elisa-Penelope mi aspettava fremente ma senza i Proci, era sempre più vicina. L'incubo "lucchese" (abbiate pazienza) era ormai un lontano ricordo.

Con simpatia,
Francesco