domenica 16 giugno 2013
Acqua, bene pubblico
L'art. 1 della Costituzione ormai ci appare sempre più svuotato del suo reale significato, e la stessa sorte sembrano seguire altri articoli, come per esempio il 3, il 4, il 9, il 35, il 36, il 38, il 47, il 53, il 54, il 71 e il 75, che riguardano i referendum popolari, ammessi ma "non concessi", con la sovranità del popolo finita anch'essa nel dimenticatoio.
Il quale popolo spesso è chiamato anche a decidere su cose che lo riguardano direttamente esprimendo il proprio voto, che talvolta non viene neppure preso in considerazione. E anche qui gli esempi non mancano.
Il referendum sull'acqua, pubblica o privata, del 13 giugno di due anni fa, per fare un altro esempio, è finito a tarallucci e... acqua, come del resto finiscono da un po' di tempo a questa parte molte cose in Italia. La gente allora decise perché l'acqua restasse pubblica e non diventasse una merce, e invece sappiamo tutti com'è andata a finire.
Un po' come la legge sul finanziamento pubblico ai partiti: si cambiano tre o quattro parole e quello che abbiamo fatto uscire dalla porta ci rientra in casa dalla finestra! Ci fanno andare ai referendum, si spendono soldi per farli e ci illudono, e poi non c'è una legge nazionale per la loro attuazione. Per inspiegabili cavilli. Allora viene da chiedersi quanto contiamo noi in questo modello di democrazia. Nonostante ci sia stata una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 199 del 2012) che ha dichiarato illegittima l'applicazione di quanto stabilito dall'articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (quello sulla nota "Spending review", che tra l'altro mi pare fosse del governo Berlusconi), che non tiene affatto conto dell'espressione della volontà popolare e che parzialmente vi riporto, ma che se avete voglia di massacrarvi i genitali leggendolo tutto potete cercare in rete:
"L’impugnata disciplina sarebbe, inoltre, costituzionalmente illegittima proprio in quanto riproduttiva di quella oggetto dell’abrogazione referendaria. Infatti, pur ritenendo che lo Stato goda, attraverso la tutela della concorrenza, di una competenza trasversale ed abbia la capacità di incidere sulle modalità di affidamento dei servizi pubblici locali, a seguito dell’abrogazione referendaria di analoga disciplina legislativa statale, un simile intervento del legislatore statale «dovrebbe essere in concreto ritenuto radicalmente escluso», in conseguenza dell’effetto vincolante che su di esso deriva dalla suddetta abrogazione, incidendo in modo illegittimo, attraverso la concorrenza, su una materia di legislazione esclusiva della Regione".
A completezza di quanto scritto, il tema viene ampiamente discusso nella puntata di "Coffee Break", su La 7 del 16 giugno (oggi, per chi legge) che trovate al seguente indirizzo:
http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50344887
e anche sulla campagna di Obbedienza Civile (AUTORIDUZIONE DELLA BOLLETTA) riportata qui:
e qui:
http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1340&Itemid=128
Infine, sul sito: http://www.change.org/it
la piattaforma delle petizioni per mobilitare la gente e realizzare, con la raccolta delle firme, quei cambiamenti che vogliamo, trovate importanti informazioni.
Piuttosto, per restare in tema di acqua, sarebbe il caso che si limitassero le perdite lungo le condotte.
Dato che nella bolletta ci fanno pagare anche quelle!
Purtroppo cara Francesco, l'Italia non perde solo l'acqua! ma pure la stima de se stessa.
RispondiEliminaTomaso
Caro Tomaso, spero che queste informazioni siano d'aiuto a chi legge.
RispondiEliminaPer il resto, se uno volesse stare tranquillo, si dovrebbe sposare un avvocato e avere come amante un fiscalista. Allora forse...
Buona giornata e grazie per la visita,
Francesco