lunedì 3 giugno 2013
Napolitano e riforme
Dice il Presidente che vigilerà affinché in Parlamento ciascuno si assuma le proprie responsabilità, e che il termine di 18 mesi dovrebbe essere sufficiente per varare le riforme. Speriamo, vedremo, e tanti auguri!
Il fatto è che ogni volta che li sentiamo parlare ci fanno l'esame della situazione storica del Paese, ricordandoci fino alla noia (e chi se le dimentica) le fasi cruciali che ci hanno portato fin qui. E per farlo, i "maghi" degli annunci e dei proclami, ogni volta sfoderano tali e tanti giochi di prestigio semantici che alla fine non sanno neppure cosa hanno detto. Ma siccome lo hanno detto, hanno pure la pretesa di essere creduti. Mi sarebbe tanto piaciuto poterli intervistare personalmente: domanda chiara e precisa = risposta breve e altrettanto chiara. Se non mi hai risposto in maniera soddisfacente, ti rifaccio la domanda. Fino a quando non mi rispondi. Anche a costo di farti solo quella domanda in tutta l'intervista!
Così capita che quando si tratta di agire e mettere in pratica qualcuno degli annunci sbandierati ai quattro venti, tutto, o parte, si arena sulle secche delle varie corporazioni all'interno del Parlamento. Le quali, se una riforma non gli va state pur certi che non l'approveranno mai. Perché da noi le riforme, almeno quelle importanti, si fanno solo se convengono a chi le deve fare.
Altrimenti tutto resta com'è. Cascasse il mondo, esodati e disoccupati compresi.
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