martedì 27 agosto 2013
Agricoltura sinergica
La crisi, anche se nel nostro caso per ora non è giunta ad essere alimentare, ci tocca comunque a causa del blocco della pensione: la mia. Che, proprio perché non è né d'oro né di platino, ma di ferro o giù di lì, il sapere che altri sguazzano tra vitalizi e privilegi mi provoca un leggero ma percettibilissimo giramento di coglioni almeno del 7° grado della scala Richter.
Perciò, per porre rimedio alle ingiustizie democratico-governative di questi ultimi mesi, ci siamo attrezzati per la necessaria sopravvivenza. Da tempo un amico che vive tra la campagna e il paese, e in campagna possiede un bell'orto dove pianta di tutto, ci invitava a "fare spesa" nel suo possedimento ortofrutticolo; e così, per non deluderlo e variare i nostri menù con prodotti della terra veramente naturali, domenica scorsa ci siamo andati. Abbiamo caricato la macchina di borsoni elastici a capacità variabile, aggiungendovi anche qualche cassetta di quelle di plastica così comuni nei negozi di frutta e verdura, e ci siamo messi in viaggio. Non è lontano, il campo dei miracoli del nostro amico, e in poco più di venti minuti eravamo già operativi.
Figuratevi che aveva ancora delle arance sugli alberi! Dice che le lascia lì perché tanto non si guastano. E in effetti erano così belle che sembravano finte.
Poi c'erano anche degli alberi di limone. Ma quelli non erano i suoi. Erano del vicino. Il quale, siccome non va quasi mai nell'orto, non se ne cura. Noi invece sì. Anche perché, come mi ha spiegato l'amico ortolano, a differenza delle arance, che non si guastano, i limoni lasciati sull'albero dopo un po' diventano gialli, si avvizziscono e cadono. Perciò, prima che diventassero gialli, si avvizzissero e cadessero, abbiamo scavalcato la rete che separa le due proprietà e ci siamo messi a raccogliere i limoni del vicino. Come si dice: "i limoni del vicino sono sempre più verdi", o giù di lì...
Mentre stavamo raccogliendo i limoni, ci siamo accorti che il vicino aveva anche un sacco di piante di susine: quelle piccole, ovali e dolcissime, che a me piacciono tanto. Gli alberi erano carichi ed era un vero peccato lasciarle lì a rischiare di fare la fine dei limoni, e così dopo i limoni è toccato alle susine.
"Sai, - mi ha detto a un certo punto l'amico durante il raccolto - quest'anno ho anche l'uva, quella da tavola. Il mio vicino, però, non l'ha piantata. Ha preferito quella da vino". "Quella da vino? - gli ho domandato - Ma quale: quella nera, con gli acini piccoli e dolce come il nettare?" "Sì, proprio quella. La vedi? E' laggiù, dopo l'albero del noce".
E così, una volta riempito un bustone di limoni e uno di susine, siamo andai a vedere se l'uva era matura. Siamo passati sotto l'albero del noce e, vedendolo carico fino all'inverosimile, non potevamo certo far finta di nulla. Con una robusta e lunga canna che era lì per terra, appositamente spaccata in tre all'estremità che sembrava fatta apposta per raccogliere le noci, ci siamo messi al lavoro e in poco meno di una mezzoretta abbiamo quasi riempito anche un terzo bustone. D'altra parte, il vicino dovrebbe curarsi di più della sua proprietà, Ma che razza d'uomo può essere uno che ha un tale bendiddìo e lo lascia lì a marcire? Finito con le noci, siamo andati nella vigna. Ma con nostro grande disappunto abbiamo trovato i grappoli ancora piccoli, molti dei quali erano anche malati. L'amico, che di orti, soprattutto dei vicini, se ne intende, mi ha detto che probabilmente, non avendo il vicino dato lo zolfo alle piante, le viti erano state colpite dalla "mosca". Ma non voleva dare la colpa ai russi che ormai si sono comprati quasi tutta la Sardegna. Forse intendeva la Filossera, importata dalle Americhe o, tutt'al più, la Plasmopara viticola, o Peronospora, anch'essa importata dalle Americhe (a volte gli americani, quando ci si mettono, possono essere anche peggio dei russi!), che per la vite è una vera calamità.
Dopo qualche discussione sulla natura della malattia della vite, stabilito che di Peronospora si trattava, abbiamo lasciato le viti al loro destino e ci siamo addentrati ancor più nella proprietà del vicino.
"Aspetta! - mi ha detto - Dietro le viti, dopo l'albero dell'alloro, ha un orto anche lui, e so che ci ha piantato fagiolini e pomodori. Se vuoi, andiamo a dare un'occhiata. Tanto, anche se è domenica, ormai è tardi e il mio vicino non viene più."
Infatti, oltrepassate le viti, siamo arrivati all'albero dell'alloro. Così ci siamo fermati a prenderne delle foglie, che, oltre a fare bene allo stomaco per digerire se messe in infusione in acqua calda, danno anche un sapore gradevole al sugo per la pasta e agli arrosti in genere. Non potevamo certo lasciarle sull'albero a seccarsi, e così ne abbiamo messe un bel po' nel quarto bustone ancora vuoto.
Dietro all'alloro, l'orto c'era davvero. E c'erano anche i fagiolini. E poi, vicino ai fagiolini, c'erano gli zucchini, le melanzane, i peperoni, rossi e gialli, ma soprattutto i pomodori. Di tutte le qualità: ciliegine, datterini, cuore di bue, camona, tondo a grappolo, san marzano (che non è il patrono dei pomodori, ma una varietà degli stessi), tondo liscio... insomma c'era davvero da scegliere!
D'altra parte, avendo l'alloro per fare il sugo, se non hai i pomodori con che lo fai il sugo? Non puoi mica andare avanti a tisane di alloro. Che digerisci, se non hai mangiato nulla? Perciò, mentre l'amico raccoglieva fagiolini, melanzane e zucchini, non trascurando i cetrioli scoperti per caso vicino agli zucchini, ma neppure i peperoni, io facevo man bassa dei pomodori.
"Ho finito i bustoni! Questo è pieno e non ci sta più nulla! - gli ho detto - Aspettami qui, vado in macchina a prenderne altri due e un paio di cassette. Torno subito."
Sapendo di aver lasciato l'orto del vicino in buone mani, ho ripercorso a ritroso il cammino fino alla macchina e dopo pochi minuti ero già di ritorno. "A che punto sei?" - gli ho chiesto. "Qui ho quasi finito. - mi ha risposto - Porta i bustoni, così mi aiuti a riempirli. Poi ti do una mano io coi pomodori."
Per non sciuparli, abbiamo deciso che avremmo riempito i bustoni coi fagiolini, le melanzane, gli zucchini, i cetrioli e i peperoni, mentre i pomodori li avremmo sistemati nelle cassette dove sarebbero stati più comodi.
Una volta finito, abbiamo fatto un paio di viaggi e, scavalcata la recinzione, siamo tornati all'orto dell'amico.
"Vedi - mi ha detto mostrandomi le sue coltivazioni - qui ho messo anch'io i fagiolini, ma ancora devono uscire... La stessa cosa per i peperoni: li ho piantati, ma sono ancora piccoli e non si possono raccogliere. Poi, laggiù, ho messo le cipolle e i porri... ma è presto; e poi ho piantato anche i cetrioli e gli zucchini. Dopo te li faccio vedere. L'uva, come ti ho detto, è quella da tavola. Ma ancora non la raccolgo. Poi, guarda che belle pere! Le vorrei tanto cogliere, ma quasi mi dispiace. Aspetto che maturino ancora un po'..."
"E i pomodori? - gli ho chiesto - Mi avevi detto che li avevi piantati..." "Sì, li ho piantati. Sono là. Ma ora si sta facendo buio e sarà meglio mettere la spesa in macchina e tornare verso casa. Piuttosto, tieni queste foglie di basilico. Insaporiscono il sugo. Lo sai quanto viene buono col basilico?"
E così, dopo un bel pomeriggio trascorso nell'orto del vicino, siamo rientrati a casa felici e contenti.
Quando, dopo cena, ci siamo lasciati, l'amico ci ha rinnovato l'invito per la prossima domenica: "Tornate anche domenica, così andiamo nell'orto e vediamo se sono uscite le cipolle. Male che vada ci sono sempre quelle del vicino."
"E' proprio bella la campagna. - ho detto a mia moglie mentre rientravamo a casa nostra - E poi, nei paesi, sai di poter fare sempre affidamento sui vicini."
Caro Francesco, è sempre un piacere leggerti! buon pomeriggio, amico.
RispondiEliminaTomaso
Pensa che mi ha detto la stessa cosa il vicino di orto del mio amico!! :) :)
RispondiEliminaUn caro abbraccio e buona serata,
Francesco
Buongiorno Francesco, mi metti di buonumore fin dal mattino, davvero leggerti è riscoprire il gusto del sorriso e a volte della risata, che fa benissimo. Vedo i tuoi interventi e ti apprezzo per la costanza con cui segui e intervieni a dire la tua su questo strano mondo politico cui tantissimi assistono attoniti, altri indignati, spesso col senso di impotenza. Qui l'autunno si annuncia ormai con evidenza, anche l'aria è diventata piuttosto fresca ma le giornate sono state belle e quindi la valle ci sta donando bellezza senza tregua. Spero che stiate bene, domani abbiamo Sara che rientra per qualche giorno, nel frattempo Paolo e Kumiko si son sposati. BELLO no? Un abbraccio e buoni colori, del resto, di qualsiasi tipo siano, i tuoi sanno fare benissimo il loro lavoro. Ciao.
RispondiEliminaCiao carissimo Luigi, è un po' che non ci sentiamo e ti ringrazio per la visita che mi fa sempre un gran piacere. Anche qui il tempo è cambiato: qualche giorno piove, poi torna il sole e nelle ore centrali della giornata fa ancora caldo. Vorrei andare a farmi l'ultimo bagno della stagione, ma ogni volta che decido capita sempre qualcosa. Così finirà che resterà solo un desiderio.
RispondiEliminaI matrimoni, se durano negli anni come i nostri, sono sempre belli e riempiono tutti di gioia. Poi, quando la famiglia resta unita è ancora più bello!
Un caro saluto e un abbraccio generale, con affetto
Francesco