Questa volta ci dovremmo essere. In Libia, intendo, e non solo come "osservatori" o "portatori di pace". E d'altra parte, se il governo libico - quello che c'è - ce lo chiede, non mi sembra un'idea tanto sbagliata. Sbagliato fu quello che fece la Francia di Sarkozy, quando prese l'iniziativa e s'imbarcò nell'infelice avventura i cui risultati abbiamo visto quali furono. Ora però è diverso. Dobbiamo fare i conti con quei tagliagole dell'Isis, e non possiamo certo stare con le mani in mano ad aspettare che c'entrino in casa! E parlo di noi Italiani, perché dell'Europa personalmente me ne infischio. Come del resto hanno fatto, stanno facendo, e soprattutto faranno i nostri "sodali" europei dopo la chiusura - ventilata mica tanto - di Schengen. Perché da quel momento in poi le patate bollenti - di qualunque misura esse siano - ce le dovremo pelare noi e quegli altri poveracci dei Greci! Ricordiamoci quale posizione abbiamo sulla cartina geografica, e cosa c'è a Sud della Sicilia e della Sardegna.
Aggiungo - dopo cena, e forse con qualche idea in più - che se questa volta dovessimo intervenire (e lo stiamo già facendo con troppo ritardo!) dovremmo farlo con l'intenzione di andare fino in fondo. Stando anche molto attenti a dove andremo a colpire, per non aggiungere altri nemici a quelli che già abbiamo. Con la speranza che quelli che andremo ad affiancare - e addestrare - siano quelli... giusti!
P.S. Perdonatemi qualche errore: dovevo andare a cena e avevo fretta. E anche fame...
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