Come ci avevano promesso - perché Berlusconi le promesse le mantiene - la cordata d'imprenditori che dovrà rilevare Alitalia (Ah, l'Italia!!) c'è.
Ora si dovranno sistemare alcune cosette coi soliti sindacati per quanto riguarda il personale in più da riconvertire - si parla di 5-6 mila dipendenti - ma, ci assicurano, "nessuno finirà in mezzo a una strada".
Ce lo auguriamo. Il lavoro è una cosa seria e, molto banalmente, rimanere senza non si può. Forse d'ora in poi qualcuno dovrà tirare la cinghia, ma se è vero che qualche spreco in passato c'è stato, allora bisognerà accettare le nuove condizioni. Anche se rivolte verso il basso.
Non si possono invocare nuovi scioperi, improduttivi e certamente dannosi per la costituenda società, ma sarà invece necessario lavorare e produrre, contenendo al massimo i costi, per andare subito in attivo. Intendo dire, molto semplicemente, che gli imprenditori che partecipano a questa "rifondazione" della Compagnia non sono certo dei poveracci e finora hanno campato benissimo con le attività che svolgono. Quindi, se a loro conviene quest'accordo lo faranno, diversamente non moriranno certo di fame. Sono gli "altri" ad avere bisogno e perciò qualcosa dovranno cederla. Non è un ricatto, è solo una legge economica.
Volevo fare anche la battuta su "Alitalia a Fantozzi...", pensando a Fracchia e al mitico capitano Tombale di Villaggio, ma ve la risparmio.
Francesco Dotti
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