venerdì 27 febbraio 2009

Santa Teresa di Gallura



Un acquerello di alcuni anni fa, dipinto "dal vero" a Santa Teresa di Gallura.
La carta, macchiata e gialla, ma di grammatura adatta per l'acquerello, è riciclata da un vecchio album di fotografie mai utilizzato.

Stazzi di Gallura



Uno scorcio della meravigliosa Gallura

mercoledì 25 febbraio 2009

Franceschini segre-Dario



Volevo stare zitto e non commentare la sconfitta di Soru. E non volevo parlare neppure dell'abbandono della nave da parte di Veltroni, ora partito alla scoperta dell'America.
Ma quando ho sentito le parole del nuovo segretario del Pd, Franceschini, non ce l'ho fatta più.
E chi vi parla, badate bene, è uno a cui la politica, tutta, fa quasi schifo.
Perciò, quando ho sentito il discorso introduttivo di Franceschini, dicevo, il quale, sbandierando "cambiamenti" e invocando "stagioni dell'unità", alla fine non ha fatto altro che ripetere la solita tiritera antiberlusconiana già sentita da Veltroni, non potevo stare zitto. E dàgli coi giacobinismi su Berlusconi che vuol essere il padrone del Paese; che l'Italia è sull'orlo di una dittatura, e via dicendo, a seguire, con le vituperate "ronde".
Così, io che non ho particolari preferenze politiche ma che mi considero un liberale e un libertario - e, per favore, non appiccicatemi etichette che non mi appartengono, perché quello che dico lo dico solo a mio nome -, che mi sforzo di rispettare tutti e quindi anche l'elezione di Berlusconi, il quale ha pieno diritto di poter governare - bene o male, saremo noi a stabilirlo dopo -, mi chiedo come un partito di opposizione come il Pd, invece di limitarsi a criticare sempre e sterilmente l'operato dell'attuale governo, invece di scervellarsi per cambiare nomi, tra margherite, ulivi, querce e altri prodotti ortoflorovivaistici, non debba pensare una volta per tutte a proporre soluzioni e a "lavorare" seriamente per il proprio elettorato. E, naturalmente, per tutti gli Italiani. Datevi da fare, dunque, con una opposizione seria, credibile, e finalmente unita, se siete davvero convinti che il Paese abbia bisogno di voi, e cercate di meritarvi lo stipendio che vi diamo.
Senza perdere tempo in scioperi, manifestazioni, girotondi e soprattutto chiacchiere da salotto. Gli slogan servono solo per batter cassa e impressionare le platee degli stupidi.
Un'ultima cosa, poi, la vorrei dire sulle "ronde", visto che le ho citate e che in questi giorni se ne fa un gran parlare.
"Ronda", una parola che fa quasi paura, che evoca manganelli, olio di ricino e coprifuochi. Ma forse, e passatemi il paragone apparentemente azzardato, non esiste già da anni quella figura che si chiama "Nonno vigile", il cui compito è quello di garantire la sicurezza degli alunni davanti alle scuole? Magari non sarà munito di ricetrasmittente o altre diavolerie tecnologiche e farà più tenerezza della "ronda", ma se dovesse vedere uno spacciatore o un violentatore di bambini pensate che rimarrebbe senza far nulla? Non chiamerebbe, magari col suo piccolo telefono cellulare, i Carabinieri o la Polizia? Non farebbe, quindi, più o meno, la stessa cosa che dovranno fare le "ronde" in circostanze, percorsi e orari diversi, ma meglio organizzate?

Quando ero ragazzo, discolo, impertinente e rompicoglioni, ricordo che, oltre a tante altre monellerie più o meno gravi, mettevo gli spilli nei campanelli dei palazzi per farli suonare (i campanelli, non i palazzi), e poi scappavo. Non spiego come si fa per non indurre i miei giovani lettori a eventuali atti emulativi. Una volta il proprietario di uno di questi campanelli mi beccò e mi prese a schiaffoni, poi mi portò da mio padre il quale aggiunse i suoi. In quella circostanza la lezione mi servì, e non misi più spilli nei campanelli. Sono cresciuto senza traumi né complessi, oggi ho una famiglia della quale sono orgoglioso, una moglie che amo e che rispetto da trentasette anni, due figli educati che non si sono mai drogati, che non hanno mai avuto il motorino, che sono sempre stati tra i primi della classe, che hanno una buona posizione e che non mi hanno mai dato rogne. A volte penso quasi di non meritarli, perché io ero peggio di loro.
E, come quel signore degli schiaffoni, ai "miei tempi" ce n'erano altri che ti rimproveravano e che minacciavano anche di prenderti a calci nel culo se tiravi i sassi, se salivi in piedi sulle panchine, se scorrazzavi in bicicletta sui marciapiedi, se toccavi il sedere alle ragazze (perché, ai "miei tempi", facevamo anche questo) e se rispondevi male alle persone anziane.
Provate a farlo oggi, se vi riesce, e se non trovate qualcuno che vi denunci e un giudice che vi condanni. Magari perché avete "osato" entrare nella camera di vostro figlio senza bussare.
A casa nostra, tra di noi, anche la porta del bagno non è mai stata chiusa a chiave e tutti, me compreso, siamo cresciuti senza tabù. E ancora oggi è così.
Perciò, per quanto mi riguarda, ben vengano le "ronde" e i soldati per le strade, se servono per farci stare più tranquilli e sentire più sicuri in un Paese dove questi aggettivi sembrano ormai lontani. Ma non certo per colpa delle persone oneste.
Francesco Dotti

giovedì 19 febbraio 2009

La carica dei Cappellacci



Siccome non avevo niente da dire sulla "perdita" di Soru perché poco me ne importa, ho trasferito tutto sul nuovo post dedicato a Franceschini, nuovo segre-Dario del Pd.
Ciao a todos

martedì 17 febbraio 2009

Addio Soru



Auguri, Dott. Cappellacci. La Sardegna aveva bisogno di governatori sorridenti!
Francesco Dotti (anarchico di destra)

lunedì 16 febbraio 2009

Città violente



Si fa un gran parlare di nuovi casi di violenza, in particolar modo sulle donne.
Una di queste azioni brutali, tra le più abiette e odiose che segnano per tutta la vita chi ne viene fatto oggetto, è lo stupro.
I colpevoli, quando li acchiappano, siccome la nostra Costituzione, per l'art. 24, prevede giustamente che tutti debbano avere il diritto di difendersi, di solito trovano qualche avvocato che, sostenuto da leggi "annacquate" e da qualche giudice indulgente, cavillando e arzigogolando, prima o poi li tira fuori dalla galera. Quando mai dovessero farne.
Una volta vale la scusa dei blue jeans a vita bassa; un'altra perché, resistendo alla violenza, va a finire che il bruto s'incazza ancora di più e, se poi t'ammazza, vuol dire che te la sei cercata; un'altra ancora perché si riesce a dimostrare che la vittima, in fondo, col suo incedere ancheggiante lo aveva provocato, con l'aggravante di avere anche un bel culo e due tette da paura.
È giusto: non ci si deve mai opporre agli stupri, alle rapine in villa (ma perché non ti sei fatto un appartamento? Avevi proprio bisogno di una villa?), alle grassazioni e ai tentati omicidi. I delinquenti, in quanto tali, soprattutto se professionisti iscritti all'albo dei Recidivi Con Precedenti Penali, debbono poter svolgere la loro attività in modo serio, senza alcun impedimento o interferenza. Ne andrebbe della loro professionalità.
Poi, se li fate sbagliare, non lamentatevi.
Francesco Dotti

venerdì 6 febbraio 2009

Degrado e ambiente



Prima di diffondere una serie di bruttissime immagini ( v. post "Elezioni Sardegna 2009") che fotografano la bellissima città in cui vivo da quasi vent'anni - e che purtroppo sono comuni a molte altre città della penisola -, è necessaria una breve introduzione, forse per molti data per scontata, ma che ritengo e comunque spero sia utile per stimolare qualche riflessione.
Per "ambiente", in generale s'intende lo "spazio e il complesso delle condizioni fisico-biologiche che consentono la vita".
Per fare un esempio: il mare, le spiagge, le scogliere, i fiumi, i laghi, i boschi, le campagne, i prati, il verde pubblico, ma anche le città con le strade e le piazze e tutto il resto che ora non mi viene in mente, fanno parte dell'ambiente e sono collegati indissolubilmente agli esseri viventi. Nel nostro caso all'uomo, perché è quello che fa più danni.
L'uomo, dunque, ha il dovere, per sé e per gli altri, di mantenere il più possibile intatti gli ecosistemi e di rispettarne gli equilibri, che devono essere costanti, senza che nessun elemento di un contesto possa prevalere sugli altri. Altrimenti, quando questo non accade e tra gli elementi viene a mancare l'armonia, si ha il "degrado ambientale".
L'incuria, il rovinoso abbandono e il deterioramento dell'ambiente conducono, presto o tardi, all'abbrutimento e al decadimento morale e culturale di coloro i quali con questo "degrado ambientale" devono convivere. Ne deriva che, esistendo un legame tra ambiente e tutte quelle azioni con le quali ciascun essere umano esterna la propria personalità, chi vive, o è costretto a vivere, in un ambiente degradato e scollegato dal tessuto urbano, si sentirà escluso dal suo contesto sociale.
Per arrivare a noi, dunque, quando in un quartiere cittadino si perdono di vista quei princìpi che disciplinano i comportamenti dei suoi abitanti e di questo nessuno, soprattutto la politica e chi amministra, si preoccupa, il passo tra degrado urbano e criminalità sarà davvero breve.
Francesco Dotti

lunedì 2 febbraio 2009

La legge del branco


La folle legge del branco

Le nuove generazioni dei "bulletti del quartierino" - ma anche peggio -, senza speranze e progetti per il futuro, consumano il loro tempo - perso - alla ricerca di "emozioni" sempre più forti.
Come con la droga: si comincia da una pasticca, e poi...
"Emozioni da non dimenticare", dicono, per tentare di colmare quel vuoto di valori e di ideali trasmesso da famiglie distratte, spesso distrutte e irresponsabili, e troppo facilmente metabolizzato da una società che ha un serio bisogno di cure urgenti.
Perché, prima di tutto, è proprio l'ambiente familiare dal quale questi disadattati provengono ad influire in modo negativo sulle loro probabilità di riuscire a fare qualcosa di buono nella vita. E il risultato finale sarà sempre direttamente proporzionale all'impegno e al tempo che queste famiglie avranno loro dedicato.
Non basta, infatti, frequentare una scuola, affidandosi semplicisticamente alla selezione che essa opera nella valutazione dei progressi ottenuti, ma è importante che questi strumenti, che la scuola fornisce, proseguano, dopo la scuola, come promozione culturale autonoma, all'interno delle famiglie stesse. Se questo avviene, cioè se non si perdono di vista quei valori etici e morali in base ai quali si riesce - perché ce lo hanno insegnato - a distinguere il bene dal male, l'individuo che ne proviene è capace di relazionarsi col mondo che lo circonda: la struttura sociale.
Perciò, quando dei balordi danno fuoco a un essere umano per provare "emozioni forti" e vincere la noia delle loro giornate vuote e senza futuro, perché allora non si danno fuoco tra di loro?
Lo sai che "emozioni", se sopravvivessero alle fiamme, raccontarsele in ospedale bendati fino agli occhi?
"Mmmm... ao'... possino ammazzatte, hai visto come bbruciavo bbene?! Ma se po' sape' che cazzo ciài messo drento ar bidone?"
Francesco Dotti