lunedì 31 agosto 2015

Les Baigneurs



Domani vi racconto la storia di questo acquerello. Ora, sono quasi le due di notte e me ne vado a letto. Buona notte!

Eccomi di nuovo qua, pronto a mantenere la promessa fatta ieri notte.  
Dunque, dicevo, anche se l'acquerello è di ieri dopo pranzo (probabilmente avevo mangiato male e digerito peggio), questi tre baldi ragazzotti nel frattempo sono cresciuti. Il primo a sinistra è il fratello della prima a destra, e quello al centro è un amico di tutt'e due. La scena, che si svolgeva al Poetto, si riferisce a una calda mattina di giugno - o di luglio - di tanti anni fa che, tutti insieme, avevamo deciso di trascorrere al mare. Per l'occasione, quel giorno mi ero portato dietro il mio kajak, prezioso regalo di un vecchio Inuit di nome Kalliqawisuttapiatum (per gli amici Kalli), conosciuto su Skype durante una battuta di caccia alla foca on-line. Kalli viveva a Ketchikan, nel sud dell'Alaska, insieme alla moglie Yupik e al fedele cane Permafrost, e non aveva figli. Con la moglie si erano conosciuti per caso a una festa a casa di amici, presso i quali Yupik si era recata con l'incarico di guardare i bambini. Durante la cena, Kalli aveva chiesto al padrone di casa chi fosse quella moretta assai carina e con gli occhi a pistacchio, e come mai i ragazzi, di solito scatenati nei loro giochi quando non li controllava nessuno, quella sera fossero così tranquilli. "Ma chi, quella? Te la raccomando: è buona per i calli!", gli rispose a mezza voce l'amico per timore che Yupik lo sentisse. Evidentemente Kalli prese la frase dell'amico come un incoraggiamento, e così da quel giorno iniziò a corteggiare dappresso Yupik fino a quando, dopo un paio d'annetti, decisero di sposarsi. Il cane venne dopo: lo avevano trovato una sera in una discarica, mezzo assiderato e sotto a un vecchio materasso a molle coperto di neve ghiacciata, e così decisero di chiamarlo Permafrost. Quando dormiva sul divano, al calduccio del caminetto, e Kalli e Yupik lo accarezzavano sulla folta pelliccia, non sono mai riusciti a capire quale fosse di lui il lato estivo e quello invernale. Intanto, io e il vecchio Kalli ci sentivamo quasi ogni giorno su Skype, e col tempo la nostra amicizia si era talmente rafforzata che una mattina mi disse che aveva intenzione di venirmi a trovare in Sardegna. "Hai voglia di perdere tempo, amico mio... - gli risposi per fargli capire come funzionano le cose qui da noi -, la Sardegna non è mica dietro l'uscio! Il viaggio che ti attende non è cosa da poco; poi, con la continuità territoriale che abbiamo nell'Isola, anche se pigli l'aereo rischi di morire di vecchiaia in sala d'aspetto ancor prima di arrivare!"  Ma nonostante avessi tentato più volte di dissuaderlo dall'affrontare una simile trasferta, Kalli insistette a tal punto che alla fine lasciai cadere il discorso per non passare da maleducato. Mi spiegò che ormai erano mesi che studiava l'itinerario da seguire, e che non sarebbe mai venuto in aereo perché soffriva terribilmente il mal d'aria, e lo stare chiuso per ore dentro a quei "tubi di ferro" - così chiamava lui gli aerei - gli metteva addosso una tale ansia che piuttosto sarebbe venuto in kajak. E fu così che una mattina di una trentina d'anni fa, fatti i pochi bagagli che avrebbe potuto stivare nel piccolo gavone di poppa del suo kajak, dopo avermi avvisato della partenza con un breve videomessaggio su Skype, salpò da Ketchikan alla volta della Sardegna. Dopo aver disceso il Pacifico costeggiando il costeggiabile, dallo Stretto di Hecate alla Columbia Britannica con una breve sosta a Vancouver per i rifornimenti, giunse in California dove decise di fermarsi per chiedere a quale numero fossero arrivati con le puntate di Beautiful perché, come seppi in seguito, la moglie Yupik, che durante gli anni di convivenza aveva scoperto avere un bruttissimo carattere, una mattina gli aveva scaraventato il televisore al plasmon fuori dall'igloo col risultato che gli si erano congelati tutti i programmi e non si vedeva più nulla. Avute le notizie che cercava a Los Angeles e deluso dall'aver constatato che sarebbe morto prima lui della fine della soap opera, Kalli ripartì. Doppiato il Capo San Lucas e puntata la prua del kajak prima su Puerto Vallarta e poi su Manzanillo, si diede a pagaiare con inusitato vigore verso Puerto Escondido, dove giunse la settimana successiva. E' inutile a questo punto elencarvi con noiosa dovizia di particolari geografici tutti i luoghi attraverso i quali l'indomito Kalli passò, ma finalmente, lasciato il Messico e costeggiando Guatemala, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica, dopo quattro lunghi mesi di navigazione giunse a Panama, dove, dopo aver percorso i circa 81 km del famoso Canale, sbucò nel Mar dei Caraibi. 


Puntò su Barranquilla per i soliti rifornimenti e, dopo una veloce occhiata alla mappa di viaggio che si era preparata prima di partire, si diresse con decisione alla volta delle Piccole Antille. Altro scalo per il rifornimento a Saint - Anne, questa volta più sostanzioso del solito perché avrebbe dovuto attraversare l'Oceano Atlantico. Per l'occasione aveva acquistato un singolare, quanto ingegnoso ma soprattutto leggerissimo, portapacchi per canoe da un pescatore del luogo che glielo aveva venduto per pochi dollari e sul quale, con opportune modifiche per meglio fissarlo allo scafo del kajak, poté caricare comodamente le provviste necessarie. Fatto il pieno, mi comunicò col solito sistema la sua ultima posizione e, se i venti non gli fossero stati surrettizi, gli equinozi fittizi e il prepuzio propizio, avrebbe tentato l'avventurosa traversata per raggiungere, non-si-sa-quando, le Isole di Capo Verde. Per alcune settimane non ebbi più alcuna notizia dell'amico Kalli, finché un giorno, proprio quando ormai avevo perduto ogni speranza, mi comunicò che era giunto in Senegal e che da lì avrebbe risalito la costa fino al Marocco e a Gibilterra. Lo avvertii di fare molta attenzione perché correvano voci di alcuni spostamenti sospetti lungo la costa, e che le gendarmerie locali tenevano gli occhi aperti su ogni cosa si muovesse. Infatti, qualche giorno più tardi mi telefonò dicendomi che l'avevano "salvato" e portato in un centro di raccolta in Sicilia, dove da oltre un mese insistevano per sapere chi fosse, da dove venisse e dove stesse andando. Tormentoso e misterioso quesito sul senso della vita, al quale, rispose filosoficamente l'amico Kalli al gendarme di turno che lo interrogava, nessuno finora ha mai saputo rispondere. Neppure lui, che ormai si era anche dimenticato del perché fosse partito, figuriamoci se poteva saperlo chi glielo stava chiedendo. Ebbene, non ci credereste, ma fu così convincente che lo lasciarono andare. In più, gli dettero anche dei viveri, un po' di soldi e una tessera telefonica per chiamare a casa. Prima di partire dal centro di raccolta mi telefonò e mi disse che, se tutto fosse andato per il verso giusto, in un paio di settimane di navigazione sarebbe arrivato a Cagliari. Così, calcolati i tempi della partenza, una mattina andai ad attenderlo sulla diga foranea davanti al Porto e finalmente, qualche ora prima che tramontasse il sole, quando ormai stavo per tornare sconsolato a casa, mi parve di scorgere un puntino scuro all'orizzonte che si avvicinava lentamente. "Diavolo d'un ometto - pensai in cuor mio -, vuoi vedere che ce l'ha fatta?"Difatti, una mezz'ora più tardi, era già sotto al molo che mi sorrideva da un orecchio all'altro. Dopo che ebbe assicurato a una bitta il fedele kajak, gli detti una mano per scendere e salire sulla scaletta del molo dove ci abbracciamo felici come due fratelli che non si erano mai conosciuti e lo facevano per la prima volta in quel preciso istante. Poi, come un fiume in piena, iniziò a raccontarmi del suo avventuroso viaggio mischiando all'incerto inglese un po' di iglulik - una sorta di qikiqtaaluk misto a inuktitut parlato nel Nunavut canadese - e d'iqaluit dell'Isola di Baffin che io, avendo seguito un corso accelerato di lingua eschimo-aleutina all'Uni Tre, fortunatamente riuscivo a comprendere. Nel frattempo, pur se con molte difficoltà eravamo riusciti a tirare in secca il kajak, e dopo aver recuperato quel poco che c'era rimasto dei viveri - un paio di pesci essiccati al sole e ormai puzzolenti più di un cassonetto dell'immondizia, e una borraccia di pelle di caribù che un tempo forse aveva contenuto acqua "potabile" -, lasciammo l'imbarcazione in custodia da alcuni amici canottieri, i quali, saputo chi fosse e da dove venisse ma non dove stava andando, insistettero per invitarci a cena e farsi raccontare da Kalli in persona il viaggio. Ma Kalli, che probabilmente era un po' stanchino, rispose loro che se fossero stati disposti a seguirlo in quello di ritorno non ce ne sarebbe stato bisogno perché lo avrebbero visto da sé. Si misero tutti a ridere, e anche noi, ridendo come matti, dopo aver regalato loro i due pesci guasti e la borraccia piena d'acqua putrida, ci avviammo verso la macchina e ce ne andammo a casa. Tralascio, perché troppo lunga, la permanenza di Kalli a casa nostra - dove rimase per quasi un mese -, ma durante quel periodo ci tengo a dire con orgoglio che fummo invitati in tutte le televisioni locali e intervistati da un sacco di giornali per parlare del suo fantastico viaggio e di come ci eravamo conosciuti. Ormai Kalli era diventato famoso, al punto che alle primarie lo avevano addirittura candidato alle prossime elezioni politiche come Presidente della Regione. Perché, dicevano, se in poco più di sei mesi era riuscito a fare un viaggio così lungo con un kajak, una persona del genere sarebbe certamente in grado di risolvere il problema della continuità territoriale che da noi ormai dura da anni. Naturalmente Kalli declinò l'invito: aveva ancora una moglie e un cane che lo aspettavano a casa, della continuità territoriale non gli fregava un cazzo, e poi doveva ricomprare il televisore per vedere la 19.623esima puntata di Beautiful che si era persa. In cui, forse, Maya avrebbe detto a Rick che non era una donna ma chissachì, e poi sapere se anche Wyatt, che dice di amare Nicole, è ancora disposto a rivelare a tutti il segreto che Maya non è la sorella bensì il fratello di Nicole, cosa che aumenta la vulnerabilità di Rick anche perché ritorna Steffy che si vuol riprendere tutta la Forrester, e infine se Ridge tornerà o no con Brooke. E allora, se in questi casi non hai un televisore come fai? 
Il giorno della partenza eravamo tutti tristi. Kalli era stato un ospite gradevole e per nulla invadente: non aveva neppure disfatto il letto perché dormiva per terra, sul tappetino di bambù, e si lavava sempre con l'acqua fredda perché era abituato così. Dopo mangiato addirittura sparecchiava e lavava i piatti e, anche se abbiamo impiegato del tempo prima che capisse che gli avanzi dei pasti non si buttano dalla finestra perché da noi non abbiamo gli orsi che se li mangiano, alla fine si era integrato perfettamente alla vita casalinga. Quando gli chiesi con che cosa intendesse tornare a casa, perché non mi sembrava davvero il caso che affrontasse di nuovo un simile viaggio con un kajak, mi rispose candidamente che questa volta sarebbe rientrato con la nave. Infatti, in quei giorni che eravamo stati in giro e gli avevo mostrato la città, al Porto aveva incontrato un suo connazionale che era imbarcato su un cargo in partenza per l'Islanda, il quale aveva detto al comandante che Kalli era un suo cugino che doveva rientrare a casa perché la moglie stava male e aveva bisogno urgente di un televisore, e così gli aveva chiesto se gli dava un passaggio. Il comandante aveva acconsentito, anche perché aveva saputo che Kalli era un bravo meccanico che sapeva aggiustare di tutto e che, anche in cucina, si dava daffare con ottimi risultati. Al suo Paese, infatti, era stato premiato in diverse trasmissioni, tipo quelle che ci sono anche da noi, che tradotte alla meglio in italiano potrebbero significare: "Il copricuoco", "Bambole in pentola", "Cuoco pressappoco", "Cuochi dappoco" e "Cuochi & Renato".  Il cargo si sarebbe fermato a Reykjavik, e lì avrebbe aspettato qualcuno che lo riportasse a casa. Anzi, guardando una cartina, si accorse che se all'andata fosse passato da quella parte, probabilmente avrebbe impiegato meno tempo. Attraversando lo Stretto di Bering, infatti, e costeggiando lo Yukon fino al Mare di Beaufort, in un baleno sarebbe arrivato in Groenlandia e da lì in Islanda, da dove raggiungere prima l’Irlanda e poi la Spagna sarebbe stato un gioco da ragazzi. Perché diavolo non ci aveva pensato prima? Ma ormai era fatta. Così, prima di partire, per ripagarmi in qualche modo del soggiorno e darmi un segno tangibile della sua grande  amicizia, decise di lasciarmi il suo amato kajak. Tanto, a Ketchikan ne aveva altri due, più leggeri e più utili nei brevi tragitti locali di quello con cui era partito. Siccome odiava gli addii, mi pregò di lasciarlo sulla banchina, sotto al cargo sul quale di lì a poco si sarebbe imbarcato. Ci abbracciammo, e prima di lasciarci mi feci promettere che mi avrebbe tenuto costantemente informato sul viaggio di ritorno; poi, mentre saliva sulla scaletta che conduceva a bordo, me ne andai senza voltarmi indietro e raggiunsi la macchina al parcheggio. Ricordo che detti una breve occhiata alla nave mentre si allontanava, e non mi sorpresi quando, vedendone la sagoma che pian piano spariva all’orizzonte, sentii gli occhi umidi di lacrime. Partito Kalli, andai dagli amici canottieri presso i quali avevo lasciato il kajak per dargli un'occhiata. All'arrivo, preso dall'incontro con l'amico Kalli, non lo avevo osservato attentamente e non ricordavo quasi neppure com'era fatto. Nel frattempo, gli esperti amici canottieri lo avevano appoggiato su due cavalletti in modo che la sagoma non si deformasse, e mi accorsi che ogni tanto qualcuno lo aveva anche premurosamente spalmato di grasso perché la pelle non si seccasse troppo. Non avendo a disposizione il grasso di foca, in seguito seppi che avevano dovuto usare quello per i cuscinetti; forse meno adatto, ma col vantaggio che puzzava di meno di quello di foca il cui tanfo ancora si avvertiva per tutto il cantiere. Il modello che Kalli mi aveva portato, dunque, era monoposto e completo di pagaia a doppia pala e tendalino per evitare che si riempisse d'acqua col mare agitato, l'ossatura dello scafo era interamente di legno ricoperto di pelle di foca ed era lungo quasi cinque metri fuori tutto. Perbacco! Sarebbe stato un problema portarlo fino a casa sulla macchina, anche perché non avevo un portapacchi. Così decisi che ci sarei arrivato via-mare, avvicinandomi a casa il più possibile, e lì avrei chiesto a un caro amico che ha uno stabilimento balneare al Poetto se fosse disposto a tenermelo con gli altri che dava in affitto ai turisti durante la stagione estiva. Così feci, e per farla breve perché mi sono rotto di scrivere un sacco di cazzate, siccome eravamo in autunno inoltrato e non era certo il tempo più adatto per andare in giro col kajak, lo parcheggiai al Poetto nello stabilimento dell'amico, e lo lasciai lì. All'inizio lo riconoscevo subito perché era l'unico pieno di mosche, fino a quando un giorno non lo trovai più. Seppi in seguito da alcuni patiti del jogging e assidui frequentatori del luogo che una foca, fuggita da un circo estemporaneo che aveva messo le tende in città nei pressi della Darsena, era arrivata fino allo stabilimento dell'amico al Poetto e, col naso fino che contraddistingue le foche in cattività, riconoscendo l'odore del grasso che proveniva dal kajak per quello di un lontano parente scomparso da anni e mai più ritrovato, si era incazzata a tal punto che aveva preso l'asta di un ombrellone trovato nei paraggi e l'aveva completamente distrutto!  Poi, soddisfatta, era tornata al circo a saltare nell’acqua della piscina e a giocare coi palloni che le tiravano sul naso. Le ultime notizie avute da Kalli non furono buone: la moglie lo aveva lasciato per un vicino d’igloo che aveva un televisore più grande e l’abbonamento a tutti i canali premium; e anche il cane, che nel frattempo aveva trovato l’amore, era scappato con una certa Memory rimorchiata in una televendita di materassi a molle in televisione. Cercai di consolarlo come meglio potevo, ma fu del tutto inutile. Per tentare di dimenticare, mi disse che si era messo per un po’ a vendere ghiaccioli al sapore di foca, ma i risultati furono talmente scarsi che di lì a poco fu costretto a chiudere l’attività e a vendere l'igloo per ripagare i debiti. 
Oggi, del povero Kalli, ho perso completamente ogni traccia.


giovedì 27 agosto 2015

Gloria e Giovannino




Ve la ricordate Gloria, quella simpatica puledra che vive bordo strada lungo il percorso che solitamente calpesto allorquando me ne vado per campi? Ebbene, a Gloria da poco - diciamo qualche mese - s'è aggiunto Giovannino. Intendiamoci, non credo che questo sia il suo vero nome, ma quando l'ho visto per la prima volta e l'ho chiamato così: "Giovannino!", lui s'è avvicinato lemme lemme alla rete e ci ha appoggiato il muso per farsi subito accarezzare.  
"I casi sono tre: - ho pensato - o si chiama davvero Giovannino, oppure il nome col quale l'ho battezzato gli è piaciuto!" Il terzo caso ora non me lo ricordo, ma se mi viene in mente ve lo dico. Così, non avendo con me né biada, né carote, né orzo, né mele, né avena, né graminacee ma solo la macchina fotografica, ho fatto un salto nel campo vicino e ho raccolto dagli alberi che vi sono in abbondanza una bella manciata di carrube. Cibo che, credo, i cavalli, anche quelli che si chiamano Giovannino, dovrebbero apprezzare. E infatti è stato proprio così: quando mi hanno visto le mani piene di carrube, a Giovannino - ma anche a Gloria - si sono riempiti gli occhi di lacrime dalla contentezza! Non facevo in tempo a porgerne loro una che ne volevano subito un'altra: Gloria, che è alta, svettando col capoccione dalla rete quasi me le mangiava in mano; Giovannino, invece, che è molto più basso, individuata tosto un'apertura nel recinto, infilatovi il muso per il poco che ci passava e sporgendo le labbra come una ventosa, addirittura me le aspirava! Insomma, in men che non si dica - e io non ve lo dico -, in sei e quattro dieci mi hanno ripulito la mano! Così, quando sul calar del sole me ne stavo andando per rientrare a casa, mi è sembrato di sentir dei nitriti che in lingua equina più o meno volevano dire: 
"Torna presto! Però con le carote, o le mele, ché sono più morbide, non hanno quei dannatissimi semi duri come il ferro e non ci rovinano i denti!" 
"Altro che contentezza - ho pensato -, stai a vedere che le lacrime erano per i semi delle carrube!"
Valli un po' a capire, questi cavalli...

martedì 25 agosto 2015

Cagliari tramonti





Un paio di foto del tramonto dell'altra sera su Cagliari. Erano quasi le otto, o le nove, ma non le sette, e il sole, che stava calando dietro le nubi minacciose di pioggia (ma poi non è piovuto), dava alla città e allo stagno che la lambisce un'atmosfera infuocata e quasi magica. Come quella del sole al tramonto, quando cala tra le otto o le nove, ma non le sette. 

Studi disegno




Ieri sera, prima di andare a letto, senza pretese e per tenermi allenato, mi è venuta voglia di disegnare. Così ho preso due fogli, di quelli che più vili non si può, una matita grassa di color calamaro scuro (la seppia al mercato non l'abbiamo trovata) e velocissimamente ho buttato giù questi abbozzi-studio di mani, piedi e volti, che sottopongo alla Vostra Spett. attenzione sperando siano di Vostro gradimento. 
In ogni caso sappiate che i calamari, opportunamente puliti, tagliati ad anellini e immersi nell'olio extravergine di oliva dal quale sono usciti teneri e dorati al punto giusto, quelli sì, sono stati di nostro gradimento!
Vivissime cordialità e molti salamelecchi, 
Vostro affez.mo Francesco

Oggi ho trovato una foto dei calamari e ve la metto. Con quello che ci sono costati, almeno me li riguardo in fotografia!

 

P.S.
Un amico mi ha informato che uno dei "miei" piedi (quello visto dalla parte della pianta) ha 6 dita!
Càspita, ha ragione! Non me ne ero accorto. Però, cercate di essere più comprensivi: nella foga del disegno, un dito in più può sfuggire. Tuttavia, in quanto a stabilità ortostatica, così è senz'altro migliore. Magari, ci vorrà un calzino più... largo  :)
Per i pignoli, infine, la mano - della quale sono visibili solo 4 dita - ha anche il mignolo. Che non si vede, perché è nascosto dal medio e dall'anulare. 
Uno di questi giorni, se mi frulla, disegnerò un viso con 3 occhi e 2 nasi. Vediamo un po' cosa ne penserete...
Ciao!  

Verdetto Marò



Se nel caso dei nostri due marò Latorre e Girone, prigionieri in India dal febbraio 2012, ancora aleggiasse qualche dubbio sull'importanza che il nostro Paese riveste in ambito internazionale, la sentenza del tribunale di Amburgo li ha fugati tutti: non contiamo un cazzo, e i marò resteranno in India. Certo, ci sarà ancora il tribunale dell'Aja che dovrà decidere; ma quando? 
Avrei voluto vedere se una cosa del genere fosse capitata, mettiamo il caso, a due marines americani. Pensate che l'America sarebbe rimasta a guardare? Oppure il giorno dopo avrebbe spedito alla volta dell'India una "delegazione" di teste di cuoio, di quello duro e stagionato, e in quattro e quattr'otto se li sarebbe riportati a casa anche con la forza? Perché, forse è bene ricordarlo, uno Stato esiste se ha un minimo di sovranità nazionale e cerca di far coincidere ciò che è utile con ciò che è giusto, anche e soprattutto nel campo della sicurezza che dovrebbe essere alla base dell'ordine sociale. Il nostro amato Paese, è bene ricordarlo a chi se ne fosse dimenticato, ha storia, cultura e tradizioni da difendere: un patrimonio immenso di civiltà, costruito con il sacrificio e col sangue dei nostri antenati, che non bisogna assolutamente disperdere. E chi non è d'accordo se ne può andare da un'altra parte. 
Ma così vanno le cose da noi: per i nostri sfortunati marò... per i migranti e l'Europa che decide quel che gli pare con chi gli pare, e non solo riguardo ai migranti... per i funerali più o meno mafiosi e gli elicotteri che spandono fiori dai cieli (ma un elicottero, prima di decollare, non dovrebbe fare un "piano di volo"?)... per come contrastare l'avanzata di quei tagliagole dell'Isis e per un sacco di altre cose, scuola e scuole comprese in attesa che riaprano e poi ci sarà da ridere.
Come al solito vi metto qualche link, citando le fonti, che se vi va potrete consultare.

E quasi quasi, a forza di dire sempre le stesse cose, mi sto venendo a noia da solo...
fonti:
http://www.lastampa.it/2015/08/24/esteri/mar-tribunale-internazionale-italia-e-india-devono-sospendere-ogni-procedura-in-corso-EZfjSLWIW42PnLMfnvFEUN/pagina.html

http://www.lastampa.it/2015/08/24/esteri/mar-chi-ha-vinto-e-chi-ha-perso-WIGxOKIZiNwyktE6Vye35L/pagina.html

http://www.lanotiziagiornale.it/quanto-ci-costa-il-silenzio-dei-marouna-prigione-dorata-tra-feste-e-cotillion-e-lex-ministro-di-paola-finisce-a-finmeccanica/

http://www.repubblica.it/argomenti/caso_mar%C3%B2

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/08/24/maro-occhi-puntati-su-amburgo-attesa-per-il-verdetto_d98a55a8-235c-4e11-86f8-0fbe0fac686d.html

http://www.gqitalia.it/news/2015/08/25/leuropa-si-blinda-di-fronte-ai-migranti/



domenica 23 agosto 2015

Europa e Potere



Avete visto l'espressione della faccia di questo distinto signore? Stamani ho provato a farmi un giro sul web - ne avevo bisogno per la sua caricatura -, e di tutte le immagini che lo raffiguravano non ne ho trovata una-che-dico-una in cui la mimica del volto lasciasse trasparire un minimo di serenità o di dolcezza. Sembra sempre incazzato e pare che voglia dire: "Ora vi aggiusto io!".
fonte:
http://12alle12.it/shock-al-bundestag-il-potere-in-europa-e-in-mano-a-schauble-162264
E siccome, di solito, la mimica fa parte di quel ramo della cinesica assai difficile da controllare, senza ombra di dubbio ne discende che questo arcigno ometto - la cui importanza gli deriva sia dagli incarichi ricoperti oltre che, aggiungerei, da un "pangermanesimo" dai risvolti preoccupanti - esprime col volto né più né meno quello che ha in testa. Ed è proprio per questo che il... "ragioniere" della Merkel - ma chi l'ha votato? - andrebbe tenuto d'occhio. Non dimentichiamoci degli ultimi acquisti "mediterranei" dei tedeschi con gli aeroporti greci e con altri significativi "pezzi" che ci riguardano più direttamente.
fonte:

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2015/07/una-tassa-europea-ec.html
http://www.repubblica.it/economia/2015/07/14/news/policy_petrini_solone_tsipras-119045461/
Personalmente, a questo ometto, non vorrei essere debitore neppure di 10 euro. Ora, se i sospetti sui "biforcuti" aiuti alla Grecia, usata intanto come cavia per gli esperimenti economici della Troika, dovessero avverarsi, le prossime vittime per un'uscita "pilotata" dall'euro saremo noi; poi se le "minacce" non saranno ascoltate potrebbe toccare alla Francia e forse anche alla Spagna. 

fonte:
http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2015/08/02/grecia-varoufakis-schaeuble-vuole-imporre-troika-anche-roma-parigi_FIdTmJqzMXtgSdboYgF2RP.html 
E, detto tra noi, al punto in cui siamo, scendere dal treno alla prima fermata e finire il viaggio a piedi non mi parrebbe neppure una grande disgrazia. Certo, bisogna essere disposti a camminare.
Intanto, Renzi...
fonte:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/leuropa-i-nostri-soldi-fa-crescere-soltanto-altri-1162520.html 


lunedì 17 agosto 2015

Mattarella tagli Quirinale



Possibile che per dare inizio seriamente alla tanto sventolata "spending review", da attuare partendo anche e soprattutto dai palazzi del potere, ci volesse un Presidente come Sergio Mattarella? Evidentemente, è proprio così. 
Ed è possibile che tutti coloro che lo hanno preceduto non si fossero accorti di nulla, o, peggio, avessero fatto finta di non vedere e di non sapere? Sembra strano, ma se nessuno ha mai fatto alcunché la risposta ce la possiamo dare da soli. Come ci auguriamo che altri autorevoli rappresentanti del nostro governo seguano il suo esempio e taglino, ma non a chiacchiere, sprechi e privilegi degni non di una classe politica che si rispetti ma solo di mondi "dorati" che non ci devono appartenere.
fonte:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/mattarella-smaschera-sprechi-napolitano-1160717.html
http://www.repubblica.it/politica/2015/08/16/news/quirinale_tagli_sugli_alloggi_di_servizio_mattarella_via_chi_non_ha_i_requisiti_-121071873/

In ogni caso grazie, Presidente Mattarella, per aver messo fine a un andazzo a dir poco scandaloso che gridava vendetta. Peccato che, a differenza di molti sfrattati "esecutivi" per i quali i tempi concessi per il rilascio dell'alloggio occupato sono davvero pochini, per la "casta" quirinalizia si possano dilatare fino al 2017. Considerato che il reddito di questi ultimi fortunati non è certo lo stesso dei loro "colleghi" inquilini socialmente ed economicamente in maggiori difficoltà.
fonte:
http://www.lettera43.it/stili-vita/guide/quali-sono-i-tempi-dello-sfratto-esecutivo_47627.htm

Come ci auguriamo che il Presidente Mattarella esprima anche un giudizio in tema di Parlamento e riforma del Senato, perché quella di Renzi non ci piace per niente. Al quale Renzi vogliamo anche ricordare sommessamente che "la sovranità appartiene ancora al popolo", sempre, e non solo quando deve andare a votare, il quale ha il diritto di eleggersi i propri rappresentanti. Checché ne pensi in proposito il "pifferaio magico" fiorentino e tutti quelli che gli vanno dietro.
fonte:
https://impariamolacostituzione.wordpress.com/2010/03/14/33/
http://it.blastingnews.com/politica/2015/08/riforma-senato-renzi-ultime-news-imposimato-a-mattarella-addio- democrazia-intervenga-00519399.html

domenica 16 agosto 2015

Sardegna e scorie nucleari



Con lo smantellamento delle centrali nucleari italiane si rende necessario individuare un "deposito nazionale" che ne  raccolga tutti gli avanzi. Ma non solo quelli delle centrali nucleari, perché di radioattivi ci sono anche quelli di origine ospedaliera.
fonti:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=20664
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=20395
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=19342
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=18850
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=19062


Il "deposito nazionale", pertanto, dovrà possedere determinati criteri di idoneità: assenza di zone sismiche (e, guarda caso, la Sardegna non è terra sismica), essere adeguatamente distante dai centri abitati (come tutti sanno, la Sardegna è scarsamente abitata), da autostrade (non ne abbiamo), da linee ferroviarie (avete mai viaggiato in treno nell'Isola?), e lontano da attività industriali, dighe, aeroporti, poligoni militari (quelli, ahimè, non ci mancano!) e zone minerarie. Attualmente questi rifiuti, altamente pericolosi per la salute, sono distribuiti in 23 depositi situati in zone considerate "idonee", dove però la gente inizia a ribellarsi (vedi gli abitanti di Scanzano Jonico, in Basilicata) perché dopo il referendum che ha detto no al nucleare non vuole sentirne nemmeno parlare.
fonte:
http://www.fanpage.it/italia-radioattiva-la-mappa-del-nucleare-nel-bel-paese/

Ma tornando alla nostra bella e amata Isola, sulle cui sponde ogni anno i turisti si riversano a frotte, dove il poter ancora mangiar sano è una realtà, dove a spazzar via l'inquinamento urbano ci pensa il vento e dove i disoccupati che ci sono, nonostante siano parecchi, perlomeno sono ancora sani, pare che un sito idoneo a ricevere le vituperate scorie sia Quirra. 

Per chi non conosce la zona, Quirra è a metà strada fra la Provincia di Cagliari e quella dell'Ogliastra e dal 1956 "ospita", a Perdasdefogu, un Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze che, oibò, non si occupa né di allevamento né di agricoltura biologica ma sperimenta missili e altri ordigni bellici.
fonte:
https://it.wikipedia.org/wiki/Poligono_sperimentale_e_di_addestramento_interforze
https://www.youtube.com/watch?v=5LtUf_v7H0U
https://www.youtube.com/watch?v=Y-E515cSY9s


Il poligono è tuttora sotto inchiesta da parte della Procura di Lanusei per certi casi di malformazioni genetiche di animali allevati nella zona, casi di tumore e morti sospette di militari e pastori e altre simili amenità, causate, si ipotizza, dall'uso di uranio impoverito e altre sostanze nocive, tra cui il torio radioattivo, presenti nella zona del Poligono.
fonte:
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/20/news/salto_di_quirra-52980833/
http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/06/21/news/scorie-nucleari-nella-rosa-delle-aree-occhi-puntati-su-quirra-1.11652819


Ora, se uno dei requisiti per considerare una zona "idonea" allo stoccaggio di materiale radioattivo è quello della lontananza da poligoni militari, Quirra e Perdasdefogu dovrebbero essere esclusi dalla lista. E allora, come si fa? Semplice: secondo indiscrezioni, la cui veridicità è ancora da appurare, basta declassificare il poligono a semplice area militare e il gioco è fatto. 

Un po' com'era successo diversi anni fa per l'atrazina rinvenuta nelle acque potabili: si elevano i valori di tolleranza per l'uso umano e l'acqua torna ad essere potabile. Inoltre, essendo la zona di origine carsica è intuibile che in caso di diffusione delle sostanze nocive nel terreno sottostante, con le piogge queste potrebbero finire in profondità e, in seguito a reazioni geochimiche complesse - e aggiungerei difficilmente prevedibili - relative al fenomeno del carsismo, finire nelle falde idriche e chissà dove con conseguenze disastrose per tutto l'ambiente. A questo punto mi auguro che i Sardi rispondano con fermezza alle decisioni prese da Roma e si oppongano allo scempio della loro Terra. 
E poi, sempre a proposito di Terra e mutamenti climatici, ci lamentiamo pure se il clima sta cambiando...

sabato 15 agosto 2015

Permesso di soggiorno



Ottenere il permesso di soggiorno seguendo le procedure di seguito indicate sui vari link, dunque, non dovrebbe essere difficile. 
fonti:
http://www.poliziadistato.it/articolo/225-Il_rilascio_del_permesso_di_soggiorno/ 
http://www.portaleimmigrazione.it/immigrazionenet/nuova_procedura.aspx  
http://permessodisoggiorno.org/permesso-di-soggiorno/ 
http://permessodisoggiorno.org/category/richiesta-permesso-di-soggiorno/ 

Ma dobbiamo seguire le procedure. E cosa dicono le procedure? Dicono - se ho letto bene - che per ottenere il permesso di soggiorno in Italia per più di tre mesi (periodo per il quale viene rilasciato solo per turismo) bisogna, sempre nel rispetto della normativa vigente:
- fare domanda al questore della provincia in cui il richiedente intende soggiornare, entro otto giorni lavorativi dal suo ingresso nel territorio dello Stato;
- la durata del permesso è quella prevista dal visto d'ingresso, e il permesso viene rilasciato previo accertamento dell'identità personale del richiedente - che deve contenere, oltre ai dati anagrafici e l'immagine del volto, anche le impronte digitali;
Per ottenere il permesso di soggiorno, è necessario presentare:
- il modulo di richiesta;
- il passaporto, o altro documento di viaggio equivalente in corso di validità con relativo visto d'ingresso, se richiesto;
- una fotocopia del documento stesso;
- 4 foto formato tessera, identiche e recenti;
- un contrassegno telematico (forse si tratta di un versamento? ndr) da € 16,00;
- la documentazione necessaria al tipo di permesso di soggiorno richiesto;
- il versamento di un contributo compreso tra € 80,00 e € 200,00. Le modalità di pagamento sono state stabilite con decreto 6 ottobre 2011 del Ministero delle Finanze di concerto col Ministero dell'Interno (vedi circolare esplicativa).
Tuttavia, non è richiesto alcun versamento di contributi se il permesso è richiesto per asilo, per protezione umanitaria, per protezione sussidiaria; se lo straniero è apolide o minore; se l'ingresso è richiesto per ricevere cure mediche (esenzione che si applica anche agli eventuali accompagnatori); se è richiesto l'aggiornamento o la conversione del permesso di soggiorno in corso di validità.
Seguono spiegazioni sugli accordi da stipulare circa l'integrazione, e sulle tipologie delle varie attività lavorative che si vogliono intraprendere, se previste dalle procedure ...
Per il periodo di validità (che è lo stesso del visto d'ingresso), queste sono le regole:
- fino a sei mesi per lavoro stagionale, e fino a nove mesi per lavoro stagionale nei settori che richiedono tale estensione;
- fino a un anno, per la frequenza di corsi di studio o formazione professionale ovviamente documentati;
- fino a due anni, per lavoro autonomo, lavoro subordinato a tempo indeterminato e ricongiungimenti familiari.

Per i casi di rifiuto, leggasi qui:  

http://www.poliziadistato.it/articolo/view/31041/

E per tutti gli altri? Intendo quelli sugli scogli di Ventimiglia, nelle piazze, nei giardinetti e in tutti gli altri posti dove li vediamo abbandonati e/o dimenticati: come si devono comportare? O, meglio, che stanno facendo i nostri attrezzatissimi uomini di governo per migliorare le loro condizioni? L'Italia sta facendo molto, è vero, ma non basta salvarli solo dal mare. Bisognerebbe rivedere, bene, magari rendendole anche più semplici nella loro attuazione, tutte le leggi e le relative norme sull'immigrazione adattandole alla situazione attuale. Burocrazia compresa, che in fatto di normative per complicarci la vita ci mette sicuramente del suo. Oltre che puntare davvero i piedi nei confronti dell'Europa. Nel senso: o ci date una mano nel rivedere i trattati, o non versiamo più un euro nelle casse europee! Punto. Prima che tutto quanto diventi assolutamente ingestibile, preda della demagogia da quattro soldi e oggetto di polemiche, come accade in questi giorni, tra religione e politica.
fonti:
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/migranti_caritas_lega/notizie/1512541.shtml
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2015/08/13/ARjNB4UF-stereotipo_caritas_accoglie.shtml


Perché alla fine la gente se la piglia proprio con chi non ha colpa e che però ha subito a portata di mano: i migranti.

 
Qui, invece, cosa serve per ottenere il permesso di soggiorno per la Francia:
https://www.justlanded.com/italiano/Francia/Guida-Francia/Visti-e-Permessi/Permesso-di-soggiorno-per-la-Francia

Aggiunto oggi, 15 agosto, dopo aver raccolto qua e là alcune notizie sul web, a proposito di accoglienza e di polemiche ecclesiastico-politiche degli ultimi giorni. 

Nel Seminario vescovile di Fiesole (FI), pare - e sottolineo "pare" - che siano stati accolti 12 (dodici) migranti cristiani. Forse diventeranno sacerdoti. E quelli che non sono cristiani e che non hanno intenzione di votarsi al sacerdozio ma sono solo bisognosi di accoglienza?
fonti:
http://www.toscanaoggi.it/Toscana/A-Fiesole-la-partita-dell-accoglienza-con-le-Super-Aquile-della-Nigeria
http://www.gonews.it/2015/08/12/fiesole-i-profughi-nigeriani-ospitati-nel-seminario-abbracciati-da-papa-francesco-in-udienza/ 
https://it.wikipedia.org/wiki/Seminario_vescovile_di_Fiesole

Qui sotto, un dettagliatissimo elenco degli istituti religiosi e case di accoglienza e ferie disseminati sul territorio nazionale, regione per regione, città per città.
fonte:
http://www.istituti-religiosi.org/case-accoglienza/case-per-ferie/toscana/firenze/   
http://www.istituti-religiosi.org/chi-siamo.asp 

 Infine, dal Concilio Vaticano II
fonte:
https://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_Vaticano_II
 

- "La Chiesa venne innanzitutto definita come sacramento di Cristo, «segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano» e suo «corpo mistico», «popolo di Dio»";
- "Con la dichiarazione «Dignitatis Humanae» la Chiesa cattolica accettò e fece proprio il principio della libertà religiosa, cioè che all'uomo deve essere garantita la libertà di credere (rifiutando quindi l'ateismo di stato) e allo stesso tempo la fede non deve essere imposta con la forza".

Buon ferragosto (quello che ne rimane) a tutti!


Migranti e accoglienza


La notizia, apparsa sul quotidiano "La Nuova Sardegna" il 6 aprile 2011, ci diceva, più o meno, che "circa 700 nordafricani, giunti a Cagliari da Lampedusa con il traghetto "Catania" della Grimaldi Lines, sono in attesa di essere collocati all'interno dell'ex magazzino vestiario dell'Aeronautica Militare di Viale Elmas. Nel sito, scelto dalla Prefettura come struttura d'accoglienza, ma contestato da Regione e Comune perché troppo vicino alla città, si sta intanto provvedendo alla pulizia dei locali per renderlo abitabile".
fonte:
http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2011/04/06/news/cagliari-trasferiti-all-ex-aeroporto-i-700-tunisini-8-sono-gia-fuggiti-1.3407474

 
 Ingresso lato Viale Elmas

Magazzino, lato Via Simeto

 Interno, lato Via Simeto
 
   Interno, lato Via Simeto

Panoramica Via Simeto

L'ex magazzino viveri, vestiario e vettovagliamento dell'Aeronautica Militare, situato tra Via Simeto e Viale Elmas, nel quartiere Sant'Avendrace/Fangario, è una struttura edificata prima della Seconda Guerra Mondiale e copre un'area di 29.177 mq. Appartiene al Demanio Militare, e dal novembre 2006 rientra tra le servitù militari in via di dismissione.
fonti:
https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_26_20061113125813.pdf

http://2004-2013.chiccoporcu.it/CPWeb.nsf/0/AEBAA63B3E7BB6D2C125723400366616/$file/Elenco%20beni%20dismessi%20CA.pdf
Cosa è successo dal 6 aprile del 2011? Ce li hanno messi, sì o no, i migranti nell'ex magazzino? Quanto tempo ci sono rimasti? Perché Regione e Comune hanno contestato l'eccessiva vicinanza degli "accolti" alla città? Se non va bene l'ex magazzino viveri, dove si sarebbero dovuti mettere: nella piana di Barumini? 

Attualmente, almeno per quanto è dato vedere dall'esterno, questo ex magazzino è apparentemente in discrete condizioni, anche se sembra essere del tutto abbandonato (eloquente il cumulo di rifiuti davanti al cancello d'ingresso) e, forse, anche disabitato. 


Se togliamo due paia di scarpe da ginnastica che prendono aria sul davanzale di una finestra. Le ha dimenticate un vecchio inquilino? O ce le ha messe uno... nuovo? 




Anche perché, diciamola tutta, se uno vuole entrare all'interno non c'è bisogno di saltare il muro e spellarsi le mani sui fili spinati che lo cingono, o scapicollarsi a scavalcare il cancello d'ingresso. Basta salire agevolmente la "scaletta" di fianco al cancellone, e il gioco è fatto.  


Quindi, mentre religione e politica polemizzano sulle soluzioni da adottare, numerosi migranti provenienti dalle strutture d'accoglienza presenti nell'Isola si sono riversati in città, e da alcuni giorni sostano tra la Piazza Matteotti (proprio di fronte al Municipio) e la Via Roma.


  
Per chi non conoscesse Cagliari, quel palazzo bianco sullo sfondo al di là della Via Roma è il Municipio.
Va anche detto che, pur essendoci piena disponibilità di accoglienza da parte delle istituzioni locali (servizi sociali del Comune e la Caritas Diocesana) e numerosi volontari che garantiscono loro sia l'assistenza in strada sia quella sanitaria, la loro intenzione è quella di abbandonare l'Isola per ricongiungersi ai familiari che risiedono in Europa o nelle varie regioni italiane.
Allora, da ignorante che sono, mi chiedo: perché, in attesa di partire, devono rimanere "accampati" nei giardini di Piazza Matteotti, in mezzo a cumuli di rifiuti che solerti operatori ecologici quotidianamente devono rimuovere, probabilmente a spese della collettività, in condizioni igieniche estremamente precarie?  E, tra le altre cose, dove espletano i loro bisogni corporali, e dove si lavano? Senza contare che siamo in pieno centro, di fronte alla Stazione ferroviaria e che lo spettacolo offerto non è certamente da società civile...






Perché invece non li sistemiamo, senza offesa, in quel grande magazzino di Viale Elmas? Oppure, visto che a Cagliari i beni demaniali militari dismessi, o in fase di dismissione, sono diversi e anche abbastanza capienti, trovarne momentaneamente un paio da rendere abitabili per qualche centinaio di persone non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile. I bagni, le camere, le stanze, forse anche le mense e le cucine, ci dovrebbero essere già. Non bisogna costruirne di nuove. Brande e materassi, tavoli, sedie, stoviglie e pentolame vario lo stesso. L'acqua e la luce si riattaccano, e i volontari possono svolgere la loro attività anche lì. In fondo, si tratta di affrontare un'emergenza. E... se dovesse arrivare il brutto tempo? Ora siamo in piena estate, fa caldo, e dormire sotto il cielo stellato può essere anche piacevole, ma ve l'immaginate questa situazione d'inverno?
Evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge, e se così fosse vi prego di farmelo sapere. Grazie. 

giovedì 13 agosto 2015

Chiesa e immigrazione



Che sull'immigrazione il governo abbia le idee poco chiare è fuori di dubbio. Altrimenti, battendo i pugni o recando mazzolini di fiori, in Europa si sarebbe già fatto sentire da un pezzo. Perciò, i casi sono due: o gli va bene così, o non sanno davvero che pesci pigliare. Altrimenti non si vedrebbero disperati in giro o ammucchiati dove capita, in attesa di essere sistemati decorosamente. E parlo anche dei nostri "disperati". Per la Chiesa, invece, il discorso è un altro. Non può far finta di nulla, perché quello dell'assistenza ai bisognosi e ai derelitti rientra fra i compiti primari che ha nei confronti dell'intera umanità, e Papa Francesco mi pare che in questo senso si stia dando daffare come meglio può. D'altra parte, bisogna anche capire che non possiamo accogliere tutti quelli che arrivano, soprattutto se non siamo in grado di dare una degna sistemazione a quelli che sono arrivati. Perché anche gli immigrati sono esseri umani, e non si possono certo impilare uno sopra l'altro come i cestini del supermercato!

martedì 11 agosto 2015

Panem et circenses



Da qualche parte ho letto che Mussolini disse che “Non è difficile governare gli Italiani: è inutile!” E aveva ragione, perché da allora non è cambiato nulla. Ci vorrebbe una bella rivoluzione, pacifica, senza fare danni e senza fare a botte con nessuno - tantomeno con la Polizia, che è lì per fare il suo lavoro - ma unanime e decisa, nella quale tutti noi, d’accordo, un giorno dovremmo rifiutarci di pagare le tasse. In pratica uno scioperone fiscale generale. Si può? Non penso. Bisognerebbe per prima cosa essere in tantissimi: diciamo diversi milioni, e poi provare per vedere cosa succede.
Senza contare i nostri diritti di cittadini. In fondo, le tasse (imposte coattive) le paghiamo perché ci venga restituito qualcosa in servizi, e non per foraggiare sprechi o, peggio, mangiatoie di partito, voti di scambio e stipendi da nababbi agli incapaci che di tanto in tanto ci governano. Guardate per esempio quello che sta succedendo a Roma, ma non è certo l'unica città in Italia, dove le buche sulla carreggiata ormai non si contano più, come non si contano più le strisce pedonali cancellate o inesistenti. Per non parlare del crescente degrado urbano e della sporcizia diffusa, dai centri alle periferie, urbi et orbi. Pare che anche la magistratura abbia cominciato a indagare. Speriamo che non si fermi. O che non la fermino...
fonte:
http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/08/07/news/strisce_pedonali_le_zebre_invisibili_dal_centro_all_eur_incuria_e_incidenti-120561874/
http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/08/09/news/i_trenta_gradini_della_vergogna_la_discarica_con_vista_colosseo-120660136/?ref=nrct-3

Nel frattempo, mentre la gente si dimentica e aspetta che aumenti l'Iva, abbiamo pagato Imu (Iuc), Tari e Tasi, accise sulla birra, sulla benzina e sulle sigarette e altri "oscuri" balzelli, come le imposte sugli immobili e sulle attività finanziarie detenuti all'estero. Meno male che io all'estero ho solo un amico, e le tasse sulle amicizie non le hanno ancora messe!
Però le tasse aumentano. Checché ne dica Renzi tra un selfie e un tweet. Dopo gli aumenti dei francobolli, passati da 80 cent a 95, da oggi costano di più anche i bollettini postali, che da € 1,30 passano a € 1,50. Mentre per le multe si pagheranno € 1,99.
fonte:
http://www.notiziefree.it/poste-italiane-aumentano-i-costi-per-pagare-i-bollettini-postali-15108.html
http://www.varesenews.it/2015/08/poste-i-bollettini-aumentano-di-20-centesimi/392896/

E a forza di un euro di qua e qualche centesimo di là, i Nostri continuano a raschiare il fondo del barile. Prima o poi arriveranno al legno, e allora staremo a vedere cosa succede. Per questo è una storia vecchia: governarci non è difficile, è inutile. Tanto più quando sui blog o sui "social", tra immagini di gatti che fanno le fusa e quelle di poveri cagnolini abbandonati che cercano casa, corroborati da qualche "mi piace", continuiamo a scannarci tra di noi. Perché, vedete, la tecnica del "divide et impera" funziona ancora ed è sempre in agguato. Basta leggere qualche commento qua e là...
Se, infatti, il governo di pochi riesce a frantumare l'opposizione di molti, dividendoli, il gioco è fatto! E per dividerli, questi "molti", non bisogna essere degli scienziati. Per prima cosa si fa in modo che il popolo resti ignorante e disinformato iniziando sin dalla tenera età, e poi, nella fase della crescita, che sia "distratto" e spinto verso altri interessi: spettacoli televisivi per deficienti, giochini idioti sui vari social, lotterie, qualche partita di calcio, pubblicità palesi o occulte sulle ultimissime tecnologie - da possedere per forza pena l'autoemarginazione sociale -, taluni "svaghi da ricchi" ottenibili in comode rate, e altre cose che già conoscete.
A questa ricetta si può aggiungere un po' di disinformazione giornalistica, suffragata da opinionisti di grido e da qualche politico "interessato", ed ecco che le "tribù" - perché parlare di popolo in questo caso mi sembra azzardato -, una volta alimentate ben bene le polemiche, le faide, i dissapori, non essendo capaci di autodeterminarsi devono cedere. Succedeva a me quando, militare, ritenendo di averne, cercavo di far valere i miei diritti e le mie ragioni. Non punivano solo me, ma tutta la squadra. Cosicché la squadra, punita per colpe a me soltanto attribuite, se la pigliava col sottoscritto. Fuori uno!
Concludendo: ricordate la locuzione latina "Panem et circenses", alla quale spesso hanno attinto e attingono i nostri governanti per assicurarsi consenso a buon mercato? Ebbene, in parte funziona ancora. Con la differenza che oggi -in attesa di "feste, farina e forca" -, se non mancano di certo i "circenses", per il "panem" qualche problema cominciamo già ad averlo!