mercoledì 25 febbraio 2009

Franceschini segre-Dario



Volevo stare zitto e non commentare la sconfitta di Soru. E non volevo parlare neppure dell'abbandono della nave da parte di Veltroni, ora partito alla scoperta dell'America.
Ma quando ho sentito le parole del nuovo segretario del Pd, Franceschini, non ce l'ho fatta più.
E chi vi parla, badate bene, è uno a cui la politica, tutta, fa quasi schifo.
Perciò, quando ho sentito il discorso introduttivo di Franceschini, dicevo, il quale, sbandierando "cambiamenti" e invocando "stagioni dell'unità", alla fine non ha fatto altro che ripetere la solita tiritera antiberlusconiana già sentita da Veltroni, non potevo stare zitto. E dàgli coi giacobinismi su Berlusconi che vuol essere il padrone del Paese; che l'Italia è sull'orlo di una dittatura, e via dicendo, a seguire, con le vituperate "ronde".
Così, io che non ho particolari preferenze politiche ma che mi considero un liberale e un libertario - e, per favore, non appiccicatemi etichette che non mi appartengono, perché quello che dico lo dico solo a mio nome -, che mi sforzo di rispettare tutti e quindi anche l'elezione di Berlusconi, il quale ha pieno diritto di poter governare - bene o male, saremo noi a stabilirlo dopo -, mi chiedo come un partito di opposizione come il Pd, invece di limitarsi a criticare sempre e sterilmente l'operato dell'attuale governo, invece di scervellarsi per cambiare nomi, tra margherite, ulivi, querce e altri prodotti ortoflorovivaistici, non debba pensare una volta per tutte a proporre soluzioni e a "lavorare" seriamente per il proprio elettorato. E, naturalmente, per tutti gli Italiani. Datevi da fare, dunque, con una opposizione seria, credibile, e finalmente unita, se siete davvero convinti che il Paese abbia bisogno di voi, e cercate di meritarvi lo stipendio che vi diamo.
Senza perdere tempo in scioperi, manifestazioni, girotondi e soprattutto chiacchiere da salotto. Gli slogan servono solo per batter cassa e impressionare le platee degli stupidi.
Un'ultima cosa, poi, la vorrei dire sulle "ronde", visto che le ho citate e che in questi giorni se ne fa un gran parlare.
"Ronda", una parola che fa quasi paura, che evoca manganelli, olio di ricino e coprifuochi. Ma forse, e passatemi il paragone apparentemente azzardato, non esiste già da anni quella figura che si chiama "Nonno vigile", il cui compito è quello di garantire la sicurezza degli alunni davanti alle scuole? Magari non sarà munito di ricetrasmittente o altre diavolerie tecnologiche e farà più tenerezza della "ronda", ma se dovesse vedere uno spacciatore o un violentatore di bambini pensate che rimarrebbe senza far nulla? Non chiamerebbe, magari col suo piccolo telefono cellulare, i Carabinieri o la Polizia? Non farebbe, quindi, più o meno, la stessa cosa che dovranno fare le "ronde" in circostanze, percorsi e orari diversi, ma meglio organizzate?

Quando ero ragazzo, discolo, impertinente e rompicoglioni, ricordo che, oltre a tante altre monellerie più o meno gravi, mettevo gli spilli nei campanelli dei palazzi per farli suonare (i campanelli, non i palazzi), e poi scappavo. Non spiego come si fa per non indurre i miei giovani lettori a eventuali atti emulativi. Una volta il proprietario di uno di questi campanelli mi beccò e mi prese a schiaffoni, poi mi portò da mio padre il quale aggiunse i suoi. In quella circostanza la lezione mi servì, e non misi più spilli nei campanelli. Sono cresciuto senza traumi né complessi, oggi ho una famiglia della quale sono orgoglioso, una moglie che amo e che rispetto da trentasette anni, due figli educati che non si sono mai drogati, che non hanno mai avuto il motorino, che sono sempre stati tra i primi della classe, che hanno una buona posizione e che non mi hanno mai dato rogne. A volte penso quasi di non meritarli, perché io ero peggio di loro.
E, come quel signore degli schiaffoni, ai "miei tempi" ce n'erano altri che ti rimproveravano e che minacciavano anche di prenderti a calci nel culo se tiravi i sassi, se salivi in piedi sulle panchine, se scorrazzavi in bicicletta sui marciapiedi, se toccavi il sedere alle ragazze (perché, ai "miei tempi", facevamo anche questo) e se rispondevi male alle persone anziane.
Provate a farlo oggi, se vi riesce, e se non trovate qualcuno che vi denunci e un giudice che vi condanni. Magari perché avete "osato" entrare nella camera di vostro figlio senza bussare.
A casa nostra, tra di noi, anche la porta del bagno non è mai stata chiusa a chiave e tutti, me compreso, siamo cresciuti senza tabù. E ancora oggi è così.
Perciò, per quanto mi riguarda, ben vengano le "ronde" e i soldati per le strade, se servono per farci stare più tranquilli e sentire più sicuri in un Paese dove questi aggettivi sembrano ormai lontani. Ma non certo per colpa delle persone oneste.
Francesco Dotti

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