venerdì 24 luglio 2009

Gallura in fumo


23 luglio 2009, pomeriggio inoltrato - Strada verso Trudda-Montelittu-La Castagna.
Le fiamme, alte alcuni metri, sospinte dal vento di scirocco, si propagano velocemente alla vegetazione circostante.

Io, in moto, cerco inutilmente un varco per raggiungere la casa di mio figlio. Che da qualche tempo ha scelto di vivere in campagna perché "si sta più tranquilli..."


Strada per Trudda-Montelittu-Azzanì.
Provo ad avvicinarmi, ma trovo subito un posto di blocco dei Carabinieri che m'impediscono di passare. "È pericoloso, dicono, perché il fuoco cambia continuamente direzione e il fumo rende l'aria irrespirabile".
Anche se insisto e dico che devo raggiungere mio figlio, non si passa. Capisco che hanno ragione e mi metto l'animo in pace...
C'è un grande dispiegamento di forze: ogni angolo, bivio, incrocio, stradina sono presidiati. Edella Polizia Municipale, dei Carabinieri, della Polizia, della Protezione Civile, dei Volontari dell'antincendio, ai quali si sono uniti quelli del soccorso medico del 118 e tanti altri che non sono in grado di riconoscere e che farebbero diventare l'elenco addirittura infinito.
Questo,
naturalmente, è il personale "a terra". Al quale bisogna aggiungere gli equipaggi dei Canadair e degli elicotteri antincendi, che dal cielo hanno lavorato instancabilmente, anche a costo di rimetterci la pelle (come è già successo in passato per molti di loro), e ancora in questo momento lo stanno facendo.


23 luglio 2009 - strada Loiri-Azzanì ore 18:43
Il fumo ha oscurato il sole. È dalle prime ore del mattino che la Gallura - e buona parte della Sardegna - stanno bruciando.
Un paesaggio "lunare" e "infernale" al tempo stesso. Anche se io non sono mai stato né sulla luna, né all'inferno. Ma sono gli unici due luoghi che mi vengono in mente, ai quali poter accostare questa immagine irreale



23 luglio 2009 - Strada Loiri-Azzanì - il pomeriggio dell'incendio
Un palo telefonico ridotto a un tizzone ardente


I collegamenti telefonici sono pressoché inesistenti. Anche la corrente elettrica, va e viene. Manca anche l'acqua. Certe volte, spostandomi col telefonino in una zona più aperta, riesco a collegarmi con mio figlio. Ma dura poco. "Papà vieni. Abbiamo paura. Le fiamme sono vicino a casa!"
Riprovo ad andare al posto di blocco dove mi avevano fermato, ma niente da fare: la strada è interrotta dalle fiamme.
La situazione è grave. Alle 17:30 tutti gli abitanti del paese di Azzanì, uno dei più colpiti, sono stati fatti allontanare e hanno trovato rifugio all'interno del Centro sociale di Padru.
Finalmente, dopo un giro lunghissimo attraverso le montagne, riesco a trovare un varco e raggiungo Padru, il paese che sta proprio sopra a dove abita mio figlio. Ma anche lì la strada è bloccata dalla Polizia. Intanto s'è radunata una gran folla, attorno a quel posto di blocco: contadini che hanno ancora il bestiame in campagna, persone che fanno rientro a casa e non sanno se la ritroveranno ancora intera. La tensione sale, vola qualche parola grossa, ma poi vince la ragione. Finalmente arriva l'ordine che "si può passare", e anche io passo. Quando raggiungo mio figlio e già buio. Le fiamme, per fortuna, si sono fermate ad alcuni metri dalla casa. In quel punto gli alberi sono radi e il proprietario del terreno confinante da poco ha falciato l'erba. Qualche albero brucia ancora ma lo spegniamo con dei secchi d'acqua.
L'aria è quasi irrespirabile e il vento, che ora viene da maestrale, spinge il fumo verso di noi.


Sentiamo il crepitare delle fiamme che rosse e sinistre avvolgono la collina di fronte a noi.
Non resta che attendere. E guardare. Anche se è uno spettacolo tremendo, in fondo sappiamo che non siamo soli e che in paese, Azzanì, c'è un tale dispiegamento di Vigili del Fuoco e Forestale, più tutti gli altri, che in caso di pericolo non ci abbandonerebbero di certo.
Le luci di quei fari alla base della collina in fiamme, in quella notte di fuoco, ci rassicurano.
Alle 2:30 lasciamo mio figlio e torniamo a casa nostra. Che notte!!


24 luglio 2009 ore 09:40 - Strada Loiri-Azzanì.
L'inferno, del giorno dopo l'inferno...
Mi ricorda una vecchia foto in bianco e nero scattata da mio padre - combattente della Grande Guerra - sui monti dell'altopiano del Carso.
Gli stessi colori, la stessa desolazione... Ve la mostrerò, un giorno, quella foto, e poi mi direte...


24 luglio 2009 - periferia di Loiri Porto San Paolo.
Il giorno dopo. Ettari ed ettari di territorio, a perdita d'occhio, completamente inceneriti


24 luglio 2009 - Strada Loiri-Azzanì.
Il giorno dopo. E pensare che solo due giorni prima le colline sullo sfondo erano coperte di vegetazione


24 luglio 2009 - Strada Loiri-Azzanì.
Il giorno dopo. Non c'è molto da dire e lascio che siano le immagini a parlare...


24 luglio 2009 - Strada Loiri-Azzanì.
Il giorno dopo il fuoco non è ancora stato domato del tutto


Il giorno dopo uno dei più terribili incendi che ha distrutto migliaia di ettari di macchia mediterranea in Gallura. Un povero albero, o quel poco che ne è rimasto, protende i suoi rami scheletriti verso il cielo quasi a voler gridare tutta la sua disperazione


Questo sembra addirittura un fantasma...


Cammino, in mezzo a tanta desolazione, mentre l'odore acre del fumo ancora si leva da quello che il giorno prima era un verde bosco di lecci e querce.
Mi piacerebbe incontrarlo, quel grandissimo bastardo che ha causato tutto questo inferno!!


È difficile riuscire a trasmettere solo con delle fotografie le sensazioni che si provano a stare qui in mezzo. Oltre alla rabbia, che grida vendetta, c'è molta tristezza.
Una sorta di sofferenza fisica e di angoscia che ti prende la gola e ti chiude lo stomaco, nel vedere
come hanno ridotto in cenere, i bastardi, alcuni degli angoli più belli e suggestivi della Gallura.


Una macchina bruciata...


Ma anche gli animali, ai quali spesso capita impropriamente di paragonare gli autori di simili misfatti, sono vittime innocenti di questi atti sciagurati.
Questa povera mucca, per esempio...



... anch'essa vittima dei bastardi che appiccano il fuoco.
Perché
, è inutile che ce la raccontiamo, qualche criminale che dà fuoco ai boschi ci deve essere. Non si può dare la colpa solo al caldo torrido e al vento che possono essere, sì, la concausa. Ma non la causa. Questi sono atti di guerra contro lo Stato e contro la società civile, ai quali lo Stato e tutta la società civile dovrebbero rispondere con altrettanti atti di guerra.
Certo che, agli incendiari, non gli si può far fare la fine di questa mucca - anche se mi piacerebbe tanto - ma, oltre alla galera a vita, li userei unicamente per spegnere gli incendi. Davanti a tutti, soli, e con una frasca in mano.

Francesco Dotti

P.S.
Ora, mentre sono qui che scrivo, sento i Canadair passare sopra casa mia. L'incendio sì è spostato verso la costa e sta bruciando Budoni. Non è ancora finita?

2 commenti:

  1. Da stare col fiato sospeso nel leggerti e osservare le immagini. Fa paura vederle in tv, ti so dire l'ansia quando coinvolte sono persone conosciute. Da sperare che la pazzia non continui a dilagare! Ciao e un grande augurio.

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  2. Ciao Luigi, grazie per le belle parole. Sono davvero dei pazzi, e anche dei criminali incoscienti. Perché bruciano soprattutto la loro terra e quella dei loro figli. E le loro speranze.
    Perché tutto torni "quasi" come prima non penso che basteranno almeno vent'anni! E io glieli darei tutti di galera, a questi delinquenti.
    Un abbraccio, francesco

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