venerdì 4 novembre 2016

Ciao Alberto!



"Alberto?... Ciao... ti disturbo? Come va?" 
"Ciao Francesco! Che ti serve?" 
"Un'informazione al volo... E' da una settimana che cerco di cambiare la batteria a un orologio, ma non mi riesce togliere quella vecchia... come si fa?" 
"Hai provato a spostare la molletta di fermo che la blocca?"
"Infatti... è proprio quella che non riesco ad allargare! Non voglio usare punte metalliche, perché ho paura di fare contatto con altre parti elettriche... non si sa mai..."
"Se riesci ad allargarla, la batteria dovrebbe venir fuori da sola... altrimenti prova con uno stuzzicadenti".
"Ci ho provato, ma si rompe... e ho paura che i pezzetti finiscano nell'orologio. Mi sa che a questo punto ci vuoi tu..."
"Ho capito. Dài, portalo e lo vediamo. La batteria nuova ce l'hai? Sennò ti do una delle mie... ne ho tante".
"Allora vengo... Ah... già che ci sono ti porto anche un altro orologio. A questo la batteria sono riuscito a cambiarla, ma non riesco a chiudere la cassa a pressione".
"Va bene. Porta tutto che lo vediamo. Ti aspetto". 




 
Nella sua cameretta-laboratorio, quando andavo a trovarlo a casa, c'era di tutto: una scatola piena di orologi, interi e smontati; un'altra piena di vecchie penne stilografiche acquistate ai mercatini, alle quali Alberto sostituiva stantuffi e pompette e pennini, oppure ricostruiva parti in plastica rotte o addirittura mancanti; computer aperti, dai quali toglieva e sostituiva pezzi d'ogni tipo.
Sempre disponibile, Alberto. Disponibile, buono, generoso e con le mani "d'oro", come si dice. Ma non solo per gli orologi, dei quali conosceva ogni segreto; Alberto riparava anche le macchine fotografiche: tutte, anche quelle digitali, obiettivi compresi. Ricordo che mi aveva riparato uno zoom al quale si era addirittura scollata una lente. Lo aveva smontato tutto e poi lo aveva rimesso a posto, e me l'aveva restituito come se fosse nuovo. Da poco ne aveva riparato uno per una fotocamera digitale di un amico, ed era riuscito a rimettere a posto anche quello. Se una macchina fotografica era bloccata e la tendina non scorreva più, Alberto prima provava a lubrificarla con un velo sottile di grafite "grattata" dalla mina di una matita e poi, se il guasto era più grave, prendeva la scatolina con gli attrezzi - ne aveva tantissimi, acquistati in tutto il mondo tramite internet, e quelli che gli mancavano riusciva anche a costruirseli da solo su misura - e iniziava lentamente a smontare. Dopo qualche giorno ti restituiva la macchina fotografica, la penna, l'orologio, il computer come usciti dalla fabbrica. E se un vetro di un orologio era rotto o irrimedibilmente graffiato, riusciva anche a ricostruirlo! Si procurava il plexiglass, lo lavorava, lo piegava e lo adattava e infine lo rimetteva al suo posto senza che si notasse nulla! Ti incantavi solo a guardarlo e ad ascoltarlo mentre ti spiegava cosa stava facendo.
Alberto era... tuttofare: elettricista, carrozziere, meccanico di auto (ricordo che insieme smontammo il motore della mia Citroen 2CV, compresi i difficilissimi freni anteriori montati non sulla ruota ma sui semiassi attaccati al cambio, senza che ci avanzasse neppure una vite); era lucidatore di fari e di parabrezza di moto e scooter e, come tappezziere, Alberto era "rifacitore" di sellini sbranati dal sole e dal tempo, e dai gatti che ci si erano "fatti le unghie". Ma anche di salotti. A un'amica di mia moglie rivestì interamente a nuovo un divano e due poltrone, cuscini e cerniere compresi, e a me rifece completamente la tenda della veranda, arrampicandosi come un trapezista sulla scala a strapiombo nel vuoto per rimontarla. 

Con Alberto uscivamo quasi tutti i giorni a passeggio, a piedi e in bici, e quando la stagione lo permetteva, anche d'inverno, ci facevamo lunghe pedalate alla "scoperta" di nuovi itinerari dei quali godevamo appieno, una volta raggiunto il "traguardo", con l'entusiasmo dei bambini.







Capitava assai spesso che nel corso dei nostri spostamenti io m'inventassi storie, situazioni buffe e grottesche che lui poi riprendeva fotografandole - perché Alberto era bravissimo anche nei "tagli" delle inquadrature -, e poi insieme ci divertivamo a montare le sequenze migliori da pubblicare eventualmente  sul blog. 



Così, ridendo e scherzando, tra passeggiate e gite al mare e al Parco, abbiamo passato insieme quasi sei anni. Senza contare quelli della giovinezza, una ventina, trascorsi insieme a lavorare in aeroporto a Decimomannu. Sei anni durante i quali ci eravamo finalmente ritrovati, ora che ero ritornato a Cagliari dopo una lunga assenza trascorsa a Olbia, e che stavamo vivendo intensamente quasi a rifarci del tempo perduto...















Poi un bel giorno ho visto che Alberto era preoccupato: "Mi devo fare degli esami approfonditi, mi aveva detto, perché le ultime analisi del sangue non vanno bene. Ho la creatinina alta, e anche altri valori sembrano sballati"
"Non essere eccessivamente apprensivo, gli avevo risposto per tranquillizzarlo, a volte capita. Vedrai: basta mettersi un po' a dieta e ti passa tutto. Evita i cibi troppo salati, i formaggi grassi e soprattutto bevi molta acqua e fai del movimento. L'importante è che tu ti senta bene e che non abbia dolori o particolari fastidi"
Nel frattempo continuavamo a vederci: per gli orologi, le penne stilografiche "intasate", le macchine fotografiche e soprattutto le nostre belle passeggiate. Mi aveva detto che se mi compravo lo sky per la sella della moto me l'avrebbe rifatta nuova. Un pomeriggio, mentre stavamo passeggiando nel Parco, mèta quotidiana delle nostre gite fuori porta, mi aveva raccontato di aver fatto un'ecografia ai reni e che in quella circostanza gli avevano visto "qualcosa" che poteva essere una ciste. Così avrebbe dovuto fare delle ulteriori analisi e una visita specialistica...
Più o meno lo scorso mese di gennaio, un pomeriggio che ero andato a trovarlo a casa, mentre mi apriva la porta e mi faceva entrare mi accorsi che era più preoccupato del solito. Gli chiesi cosa avesse, e senza preamboli mi disse che quella "cosa" che sembrava una ciste era invece un tumore al rene. Che andava operato con urgenza, e che per sicurezza gli avrebbero tolto anche il rene. Mentre mi diceva queste parole si era fatto scuro in volto e ci mancò poco che si mettesse a piangere. "Non fare così, gli dissi per consolarlo, in fondo non sei mica l'unico al mondo che campa con un rene solo! Io, per esempio, ho un cugino che ha un solo rene da quando era ragazzo e ora ha più di settant'anni e sta benissimo! (è la verità) 

E poi oggi la medicina ha fatto passi da gigante. Cosa vuoi che sia: ti operano, e al massimo, se sarà necessario, ma può anche darsi che non lo sia, ti dovrai curare per un po' di tempo. Ma poi tornerai guarito e più pimpante che mai! Ma non è tutto, accennai per farlo sorridere, pensa che ho un amico che fa il bagnino al Forte dei Marmi, che ha una barca alla quale hanno fatto da poco un trapianto di remi. Vedessi ora come fila!"
Dopo l'operazione gli feci una visita in ospedale e, anche se visibilmente provato dall'intervento, mi sembrò che lo avesse superato bene. Così fu anche dopo le dimissioni e nei mesi successivi, nel corso dei quali con la primavera alle porte avevamo ripreso a passeggiare, anche se con minor lena. 




La ferita però gli dava fastidio - lo avevano aperto come un capretto, da sotto lo sterno fino all'ombelico - e non poteva fare sforzi, ma anche lui sapeva che una passeggiatina all'aria aperta gli avrebbe fatto solo bene. Durante l'estate, a parte qualche brevissima uscita, ci siamo sentiti solo per telefono o su Skype. Faceva troppo caldo per andare in giro, le spiagge erano affollate e si stava bene solo al calar del sole... Fino a quando, a estate finita, un giorno mi disse che aveva dovuto fare altri esami e che i risultati non andavano per niente bene. Seguì un ricovero in ospedale... poi un altro e un altro ancora...


Alberto se n'è andato in Cielo poco prima della mezzanotte del 1° novembre. Ad aspettarlo, una fila interminabile di angeli con orologi e macchine fotografiche da riparare, e nuvole strappate da ritappezzare e ali da riattaccare. 
Mi mancherai un sacco, caro Amico mio. Non sai quanto. Ma soprattutto mancherai a tutti noi che ti abbiamo voluto un mondo di bene. 
Ciao!

 

12 commenti:

  1. Sì, ti mancherà.
    Un abbraccio
    Flo

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  2. Ciao Flo, grazie per essere passata da queste parti e avermi dato il tuo conforto.
    Oggi pomeriggio c'è stato il funerale: uno strazio...
    E per dimenticare ci vorrà del tempo.
    Ciao, un abbraccio anche a te, a presto e buona notte,
    Francesco

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  3. si, manchera'! mi hai fatto piangere papino...ti abbraccio forte forte...
    ricordo che da poco raccontavo di Alberto e del suo pappagallo Loreto, anche in questo era stato davvero straordinario...so che ti sentirai solo senza il tuo amico del cuore, e mi dispiace tanto perche' so quanto ti manchera'...ricordalo nelle cose belle, nelle risate e nella meraviglia con la quale entrambi guardavate il mondo! Ti voglio bene !!

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  4. Non dimenticherai, non lo si fa mai. Magari sostituirai lo strazio con i ricordi più belli, e sarà dolce ripensare a lui. Tranne quando si incanterà la tendina dell'obiettivo e ti toccherà comprarne uno nuovo, allora non sarà più tanto dolce ;-)
    Flo
    PS: mi sono permessa una battuta non per mancanza di rispetto per il tuo dolore, ma perchè sei tu, e tu con me faresti lo stesso. Vero?

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  5. Bella Flo! un abbraccio anche a te! :)

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  6. Ciao Robi, veniva da piangere anche a me mentre lo scrivevo...
    E quando penso che Alberto non c'è più, anche se cerco di farmene una ragione, mi sembra impossibile. Perché tutto è stato velocissimo, specialmente dopo che abbiamo capito che il male si stava ormai espandendo. Non sono passati anni, durante i quali probabilmente riesci a farti anche una ragione di quanta sfiga ti è caduta addosso. Considera che dall'operazione a quando ci ha lasciati sono passati solo sei mesi, e che nei primi tre o quattro stava "quasi" bene e sembrava che si stesse riprendendo. Il crollo, inesorabile, progressivo, ma soprattutto debilitante, è avvenuto nei mesi successivi durante i quali non ce la faceva quasi più a muoversi e alzarsi dal letto. Tutto questo, bada bene, nella piena consapevolezza che non ne sarebbe mai uscito perché è stato cosciente fino all'ultimo. Se pensi che poco prima di morire ha pianto, evidentemente sapeva di non avere più alcuna speranza. E questo fa ancora più male.
    Al funerale c'erano un sacco di colleghi e amici venuti da tutta la Sardegna, e tutti avevano gli occhi lucidi. Credo, anzi, sono certo che ad Alberto volessero bene tutti perché sarebbe stato impossible non volergliene. E se davvero esiste qualcosa dall'altra parte spero che in qualche modo lo sia venuto a sapere.
    Un bacio grande e anch'io ti voglio bene,
    papino

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  7. Ciao Flo, sarà davvero molto difficile dimenticare Alberto, la cui immagine resterà indelebile e vicina a quella delle persone a me più care. Di ricordi belli, poi, ne ho un sacco. Dopo tanti anni avevamo ricominciato a vederci e a condividere le nostre passioni per la fotografia, la meccanica, i computer e le passeggiate all'aria aperta. E poi aveva un gran bel carattere e gli stava bene tutto quello che gli proponevo di fare, anche le cose più pazzerelle. Tanto che a volte mi sentivo a disagio perché mi sembrava quasi di imporgliele... Così gli chiedevo sempre se fosse d'accordo e, se non lo fosse stato, di dirmelo chiaro e tondo ché tanto non mi sarei offeso.
    Un pomeriggio, quando sono andato a trovarlo e ormai non si alzava più dal letto (dove restava per ore in silenzio con gli occhi chiusi), gli ho preso la mano... lui ha aperto gli occhi, e con un filo di voce mi ha detto: "Mi sa che ti devi trovare un altro amico per andare in giro". Me l'ha stretta, e poi ha richiuso gli occhi.
    La notte seguente ho saputo che lo avevano portato d'urgenza in ospedale, ma non ho avuto il coraggio di andarlo a trovare. Forse ho fatto male... chissà.
    Certo, lo so che la tua battuta non è mancanza di rispetto, figurati. Anch'io, quel giorno che stava male, gli avevo detto che avevo una borsa piena di cose da riparare e lui ha sorriso...
    Ciao Flo, grazie ancora per la tua vicinanza e a presto.
    Buon inizio di settimana e un abbraccio,
    Francesco

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  8. Credo che a volte non andare a trovare in ospedale le persone a cui teniamo non sia una mancanza verso di loro ma un tentativo, anche un po' egoista, di proteggere noi stessi e la nostra fragilita' davanti all'impotenza. E' la paura di trovarsi davanti a qualcosa di troppo grande e sapere gia' di non poter fare nulla per cambiare le cose. Forse facciamo male? Forse ci ripenseremo chiedendoci "perche' sono stato egoista?", ma non bisogna punirsi o sentirsi in "colpa" o in difetto per non essere andati in ospedale a trovare l'amico o il parente. So che sembra un discorso brutto il mio, ma e' solo un modo per dire a noi stessi che non siamo poi cosi' forti e cosi' bravi a sostenere gli altri, perche' non siamo poi cosi' forti e cosi' bravi a sostenere noi stessi soprattutto in situazioni che gia' sappiamo essere terrorizzanti, solo al pensiero...Ad Alberto non potevi non volere bene :) era sempre sorridente, o almeno io lo ricordo sempre cosi', sicuramente lui quell'affetto e quella stima, di tutti i colleghi e di tutte le persone che lo hanno apprezzato e amato, lo ha sentito eccome! Per quanto si possa essere razionali, non credo che l'anima vada perduta una volta finita la nostra avventura su questa terra, si torna all'origine, si torna alla "luce", ma si torna anche alla vita, e magari chissa' che lo ritroverai in uno sguardo, in una risata, o...in un orologiaio appassionato di rotelle, un giorno, mentre andrai in giro con la tua bici a cercare nuovi spunti per nuove storie da scrivere sul tuo prossimo blog :) bacinibacini

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  9. Anch'io l'ho pensato - voglio dire di essere stato un egoista nel senso che dici tu -, ma quel senso d'impotenza che ho provato quando l'ho visto a casa si sarebbe moltiplicato chissà per quante volte se fossi andato anche in ospedale. Molti dicono "preferisco ricordarmelo quando stava bene". E forse hanno ragione, perché l'ultima immagine che ti resta non è quella di una persona consumata e distrutta dalla malattia.
    Per l'anima e tutto il resto non lo so, e penso che non lo possano sapere neppure quelli che che ci scrivono sopra dei libri dicendo di saperlo. E' un po' come la fede: difficile da spiegare se non ce l'hai. Se invece ce l'hai, allora non ti servono spiegazioni. Ci credi perché hai fede. Io, soprattutto per comodità, evito di pensarci.
    Tanti bacetti anche a te e grazie per essere stata ancora presente,
    papinetto (non "gabinetto")

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  10. Non credo in nulla dopo la morte ma in questi giorni ho pensato che molti passano sulla terra annoiandosi è non lasciando traccia di sé.Zio Alberto è andato via troppo presto ma in compenso ha vissuto imparato e fatto molto più di tanti altri che vivono più a lungo, una parte di lui vive ancora nei cervelli di tutti coloro che hanno un suo ricordo, e finché lo ricorderemo sarà in qualche modo vivo. Per quanto riguarda il vedere le persone durante la loro fine, io non sono potuto essere li ne per un ultimo saluto ne per il funerale ma "egoisticamente" sono felice, nei miei ricordi è ancora sorridente e felice. Immaginarlo a letto straziato e consapevole è terribile. Grazie per avere scritto queste belle parole e per aver condiviso con lui 6 anni di amicizia!

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  11. Scusami, caro "trillinton", ma il tuo messaggio mi era finito tra lo spam. Meno male che non l'ho cestinato!
    Che dire di più di quanto è già stato detto... Anch'io avrei voluto conservare di lui solo l'immagine di quando stava bene. Ma non potevo non fargli visita nei giorni in cui era a casa e stava già male. Credevo, con quelle mie visite, stringendogli la mano e parlandogli, di potergli infondere un po' di forza e di speranza. E quando mi rendevo conto che era inutile, stavo male e mi dovevo allontanare perché non mi vedesse piangere.
    Alberto resterà per forza nel cuore di tutti quelli che lo hanno apprezzato e gli hanno voluto bene, semplicemente perché se lo meritava.
    Dio solo sa se non avrei voluto che finisse diversamente... anche con un rene solo, come ce ne sono tanti, ma ancora per qualche anno insieme a noi, e invece è finita così.
    Quando vuoi, torna pure a farmi visita, mi farà piacere.
    Un forte abbraccio anche a te,
    Francesco

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  12. L'immagine di lui che stava bene, dite...
    No, non condivido. Ho visto spegnersi i miei nonni e qualche vecchia zia ma la loro immagine sofferente non sostituisce il ricordo dei loro sorrisi (o del loro brontolare...), delle mele cotte o del tè zuccherato di nascosto, del tavolo ingombro di gnocchi e il pavimento bianco di farina, le polpette e la torta di mele...

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