martedì 21 aprile 2009
Comignoli
L'altro giorno sono andato a far visita a un amico che abita a Orosei. Questo è il comignolo che si vede dal giardino di casa sua. Anzi, è probabile che anche il comignolo stesso sia proprio quello di casa sua. O di una casa vicina. E pensare che me lo aveva anche detto... ma ora me lo sono scordato. Eh... la vecchiaia...
Comunque, anche se non è dell'amico mio, è pur sempre un bel comignolo.
È talmente grande, ho detto al mio amico, che potrebbe essere anche un copollice, o un comedio. Nevvero? Invece lui ha insistito: "Ti assicuro che è un comignolo. Ho anche il certificato!"
Anche Orosei è un bel paesino: pulito e ordinato. E pieno di comignoli. C'è anche una bellissima spiaggia. Ve lo consiglio, se non ci siete ancora stati.
Cordiali saluti,
Francesco Dotti
domenica 19 aprile 2009
Rapina in gioielleria
Mi meraviglio sempre, quando sento notizie di persone innocenti che hanno subìto violenze, nel leggere per esteso i nomi delle vittime e solo le iniziali degli aggressori. Soprattutto quando l'evidenza dei fatti sembra dimostrare che l'aggressione c'è stata. Perché il gioielliere di Cinisello Balsamo non credo che si sia ferito da solo riordinando la merce nel negozio, o spolverando le vetrine, e poi abbia deciso di sparare al cliente che voleva acquistare una collana, dopo un corpo a corpo all'ultimo sangue per non aver raggiunto l'accordo sul prezzo del gioiello.
Ma, visti i tempi e soprattutto il modo di applicare la giustizia che esiste nel nostro Paese, che dite: ci sarà qualche avvocato difensore in cerca di pubblicità che alla fine riuscirà a dimostrare anche questo?
Francesco Dotti
venerdì 17 aprile 2009
Terremoti e ricostruzione
Questa è una vecchia barzelletta - che io non conoscevo -, che quel buontempone di mio cognato mi ha raccontato stamattina. Mi è piaciuta così tanto che, dopo un paio di aggiustatine al testo, ho deciso di pubblicarla. Come collocazione spazio-temporale ho pensato a un terremoto, perché di triste attualità.
Poi, però, mentre scrivevo, mi è venuto un dubbio: sarà una barzelletta, oppure nel nostro Paese - notoriamente sismico - le cose stanno davvero così? Ma veniamo alla barzelletta.
Viene bandito un pubblico concorso per l'aggiudicazione dei lavori di ricostruzione, mettiamo il caso, di una scuola.
Alla gara d'appalto si presentano tre imprese: una francese, una tedesca e una italiana.
Quella francese è disposta a fare tutto il lavoro per 1 milione di euro; quella tedesca per 1,5 milioni di euro; quella italiana per 2 milioni di euro.
A questo punto il funzionario responsabile chiede ai progettisti francesi che gli elenchino in dettaglio tutti i particolari del progetto.
"Le fondazioni - dicono i francesi - le faremo profonde 4 metri, con armatura in doppia gabbia e ferri da 8, solai da 30 con gettata in calcestruzzo 40/60, pilastri da 50 con pannellatura in castagno stagionato due anni, utilizzo di strumenti tecnologici adeguati e impiego di materiali di prima scelta..."
Poi si rivolge ai tedeschi.
"Noi, invece - dicono i tedeschi -, faremo le fondazioni profonde 8 metri, con armatura in quadrupla gabbia doppia e ferri da 16, solai da 40 con gettata di calcestruzzo 60/80, pilastri da 70 con pannellatura in mogano indiano stagionato quattro anni e lucidato a mano, utilizzo di strumenti ad altissima tecnologia computerizzata e impiego di materiali pregiati di primissima scelta..."
Infine, il funzionario si rivolge ai tecnici italiani e chiede loro cosa siano disposti a fare per 2 milioni di euro.
"Semplice - risponde il progettista italiano - diamo il lavoro ai francesi per 1 milione di euro, e l'altro milione ce lo cucchiamo metà per uno io e lei!"
Francesco Dotti (da un'idea di Big Gion, o di qualcun altro)
giovedì 16 aprile 2009
Terremoto e giornalismo
Premesso che avendo seguito solo marginalmente - qualche notizia "rubata" qua e là tra radio e televisione - la polemica su "Annozero", come vignettista satirico ora m'interessa più l'epurazione di Vauro di tutto il resto. Non perché non abbia una mia precisa opinione su quanto "credo" sia stato detto in trasmissione, ma proprio perché, non sapendolo esattamente, non voglio scrivere fesserie. Anche se, in generale, non amo l'informazione quando diventa cultura del sospetto, a prescindere.
Per la vignetta di Vauro - mi riferisco a quella sulle bare allineate per terra -, invece, che ho visto pubblicata in giro sul web, un'idea me la sono fatta. E' una vignetta amara, spietatamente beffarda e senz'altro triste, ma non credo che offenda i poveri morti del terremoto o chi questi morti li ha dovuti piangere. E' crudele, sì, ma nella sua presunta irriguardosità fa riflettere sulle cause che questi lutti hanno arrecato, prendendo come spunto la nuova legge sull'ampliamento delle cubature edilizie e le colpevoli "disattenzioni" del passato.
Nel campo della satira, anche se talvolta essa contiene dei veri e propri strappi ai codici etici e morali, la sobrietà non deve essere imposta a colpi di censura. La satira, quindi, è anche trasgressione, certe volte necessaria proprio perché serve a rimuovere le proprie inibizioni e contribuisce a farci sentire liberi e indipendenti.
La satira, quando è libera espressione del pensiero e mantiene autonomi l'esaltante ispirazione e lo spirito critico-espressivo, consente a chi la fa di non doversi trasformare in un giullare compiacente o, peggio, in un allineato e conformista mercenario.
Francesco Dotti
lunedì 13 aprile 2009
La Ricetta
LA RICETTA PASQUALE, FU GUIDO, DI PIERO & ANGELA
Spigola (o coccodrillo) superstite in fuga, in salsa di pànico.
Questa Spett. ricetta, ereditata da una lontana prozia di Rontagnoppolo di Sotto, in provincia di Perquanda (PQ), e ritrovata per caso tra i vecchi ricordi di famiglia, si presta proprio per festeggiare la nostra amata ricorrenza. Io l’ho proposta, ed è stata molto gradita. O quasi.
Ve la trascrivo così, come l’ho trovata, dopo aver decifrato con fatica la grafia della vecchia parente, a lungo afflitta da un fastidioso, quanto ignoto, morbo di Ugo.
Prendete una bella spigola zoppa (o un coccodrillo catafratto, di colore giallo-ocra che vira al giallo-merda, purché sia alto almeno due metri, capelli lisci, sguardo fiero ché va bene lo stesso) dai 40 ai 245 kili, e con un colpo netto taglietegli la testa, i polmoni, le anche e le membrane palmate e appoggiateli sul vostro tavolo da lavoro dell’ikea. A parte, riempite una casseruola con acqua di rubinetto, assicurandovi che sia del serbatoio di eternit che avete in soffitta. Togliete dall'acqua le rane, le cozze e le amebe, aggiungetevi due cucchiaini di puro olio di colza, possibilmente adulterato, e due pomodorini blu di Sèveso (di quelli alla diossina, ché sono più saporiti). Nel frattempo, col vostro robot da cucina a percussione avrete amalgamato fra loro 25 metri di salciccia di Rontagnoppolo di Sotto (il paese della prozia), due ascelle di lombrico, 6 kili di vongole al bitume, 4 bulloni da 13, tre etti di mentine cingolate e la foto di profilo di un tartufo d'Alba al tramonto.
Unite l'intruglio all'acqua e all'olio (o viceversa) e fate bollire forte senza paura veruna. Quando, da molto lontano, vedrete i bulloni leggermente bronzati, aggiungete alla spigola-coccodrillo un flacone di pino rupestre formato case popolari e portate tutto a cottura a fiamma bassa s.v. (senza vento).
Quando la salm... la spigola, o muggine, o coccodrillo che dir si voglia (qui la grafia della prozia si fa incerta) avranno assunto un bel colore cianotico o saranno giunti a suppurazione, toglieteli dalla casseruola e deponeteli in una bar... in un locul… cioè...no, in una pirofila piroclastica e guarniteli con della crema di pànico alla vaniglia, sigillando tutto con colla per pavimenti a pronta presa. Portateli in tavola senza timore perché ormai dovrebbero essere morti da un pezzo, e quando la fragranza dei profumi avrà inondato la casa, la strada e il quartiere, non avrete più né una blatta, né una mosca, né vicini, né una casa. Forse, neppure una strada... né un quartiere.
Buon appetito!
P.S. il sale, lo avete aggiunto il sale? Aggiungetelo, sennò sa di poco! Poi non date la colpa a me...
(Francesco Dotti - scèff de rang à la page du rôle)
Spigola (o coccodrillo) superstite in fuga, in salsa di pànico.
Questa Spett. ricetta, ereditata da una lontana prozia di Rontagnoppolo di Sotto, in provincia di Perquanda (PQ), e ritrovata per caso tra i vecchi ricordi di famiglia, si presta proprio per festeggiare la nostra amata ricorrenza. Io l’ho proposta, ed è stata molto gradita. O quasi.
Ve la trascrivo così, come l’ho trovata, dopo aver decifrato con fatica la grafia della vecchia parente, a lungo afflitta da un fastidioso, quanto ignoto, morbo di Ugo.
Prendete una bella spigola zoppa (o un coccodrillo catafratto, di colore giallo-ocra che vira al giallo-merda, purché sia alto almeno due metri, capelli lisci, sguardo fiero ché va bene lo stesso) dai 40 ai 245 kili, e con un colpo netto taglietegli la testa, i polmoni, le anche e le membrane palmate e appoggiateli sul vostro tavolo da lavoro dell’ikea. A parte, riempite una casseruola con acqua di rubinetto, assicurandovi che sia del serbatoio di eternit che avete in soffitta. Togliete dall'acqua le rane, le cozze e le amebe, aggiungetevi due cucchiaini di puro olio di colza, possibilmente adulterato, e due pomodorini blu di Sèveso (di quelli alla diossina, ché sono più saporiti). Nel frattempo, col vostro robot da cucina a percussione avrete amalgamato fra loro 25 metri di salciccia di Rontagnoppolo di Sotto (il paese della prozia), due ascelle di lombrico, 6 kili di vongole al bitume, 4 bulloni da 13, tre etti di mentine cingolate e la foto di profilo di un tartufo d'Alba al tramonto.
Unite l'intruglio all'acqua e all'olio (o viceversa) e fate bollire forte senza paura veruna. Quando, da molto lontano, vedrete i bulloni leggermente bronzati, aggiungete alla spigola-coccodrillo un flacone di pino rupestre formato case popolari e portate tutto a cottura a fiamma bassa s.v. (senza vento).
Quando la salm... la spigola, o muggine, o coccodrillo che dir si voglia (qui la grafia della prozia si fa incerta) avranno assunto un bel colore cianotico o saranno giunti a suppurazione, toglieteli dalla casseruola e deponeteli in una bar... in un locul… cioè...no, in una pirofila piroclastica e guarniteli con della crema di pànico alla vaniglia, sigillando tutto con colla per pavimenti a pronta presa. Portateli in tavola senza timore perché ormai dovrebbero essere morti da un pezzo, e quando la fragranza dei profumi avrà inondato la casa, la strada e il quartiere, non avrete più né una blatta, né una mosca, né vicini, né una casa. Forse, neppure una strada... né un quartiere.
Buon appetito!
P.S. il sale, lo avete aggiunto il sale? Aggiungetelo, sennò sa di poco! Poi non date la colpa a me...
(Francesco Dotti - scèff de rang à la page du rôle)
Otto per mille
Credo che se quest'anno qualcuno pensasse di devolvere alle popolazioni di quell'Abruzzo sconquassato dal terremoto, oltre al 5‰, anche l'8‰, non sarebbe una cattiva idea.
E sarebbe molto più apprezzabile, oltre che cristiano, se l'iniziativa partisse dalla stessa chiesa cattolica, così tanto misericordiosa e caritatevole nel dispensare prediche & preghiere.
Qualcosa di molto interessante da leggere potrete trovarlo su:
http://www.disinformazione.it/8permille.htm
Francesco Dotti
mercoledì 8 aprile 2009
Informazione e spettacolo
Ho seguito in televisione gli eventi tragici di questi giorni e devo dire che non mi sono propriopiaciute alcune interviste fatte alle persone colpite dal terremoto. Non mi sono piaciute per le domande, spesso banali e insistenti, per le impietose inquadrature lanciate su quei volti stravolti dalla paura e tormentati dal dolore, sulle lacrime di chi ha perso tutto. Non mi sono piaciute per l'invadenza con la quale, talvolta senza rispetto, si è irrotto nell'intimità e nella dignità di quella gente, nei loro pensieri e nella loro sofferenza. Immagini, queste, che per certi versi mi hanno ricordato il film "L'asso nella manica", il tanto discusso capolavoro di Billy Wilder in cui un Kirk Douglas-"Chuck" Tatum senza scrupoli gioca con la vita di un uomo pur di costruire un evento mediatico sensazionale che rilanci la sua carriera di giornalista. Un conto, dunque, è l'informazione: necessaria e indispensabile; un altro è la spettacolarizzazione dell'informazione: spesso sgradevole e infarcita d'ipocrisia, dannosa e sbagliata perché ci può portare a disprezzare anche la prima.
Francesco Dotti
e per i miei numerosi amici stranieri, tie': beccatevi questo schifo di traduzione inglese:
I followed on television the tragic events of recent days and I must say that I have not just liked some interviews with people affected by the earthquake. I have not liked the questions, often banal and insistent, for the merciless frames on those faces terrorized by fear and tormented by pain, on the tears of those who have lost everything. I have not liked for the invasion with which, sometimes without respect, bursting into the privacy and dignity of those people, into their thoughts and their suffering. Images, such that in some ways taken me back to the film "Ace in the Hole”, the much-discussed Billy Wilder's masterpiece in which an unscrupulous Kirk Douglas-"Chuck" Tatum playing with the life of a man in order to build a sensational media event that raises his career as a journalist.
An account, then, is the information: necessary and indispensable; another is to make an exhibition of the news: often unpleasant and stuffed with hypocrisy, wrong and harmful because it can lead to despise even the first.
Frank Dotty
domenica 5 aprile 2009
Franceschini e la crisi
Ci vogliono soldi da destinare a chi non ne ha e cominciare a costruire sui valori, anche se gli unici rimasti sono quelli "bollati". Così i poveri sono sempre di più e ora gareggiano con gli sfruttati e i disoccupati. E i deboli? Anche i deboli. E i pendolari, no? ché hanno bisogno di treni nuovi per andare ai cortei e invece perdono un sacco di tempo con le coincidenze eppoi si legge che alla scampagnata erano solo duecentomila; e ancora i pensionati, che non ce la fanno più neppure a mantenere il gatto della badante, i lavoratori, le massaie-disperate, i cassintegrati e gli agricoltori con le zucchine ché tirarle su oggi costa un occhio, mica come una volta che bastava una secchiata di merda ogni tanto.
Ma perché farsene un cruccio? In fondo, gli ultimi e i derelitti, anche se non lo sanno, hanno davanti a sé un sacco di possibilità. Anche se navigano "a vista", in un mare aperto e procelloso, hanno pur sempre la libertà di scegliersi la rotta da seguire.
Per questo motivo c'è chi sostiene che la loro condizione di ultimi-derelitti-liberi è quasi invidiabile. Chi vogliamo eliminare: gli ultimi, o i derelitti? Oppure li lasciamo liberi e aspettiamo il televoto nel confessionale? Metti che durante la navigazione finiscano sull'isola coi famosi o, ancora meglio, alla fattoria degli animali magari con le talpe: lo sai che botta di culo diventare finalmente uno della casta?
Francesco Dotti (sei stato nominato!)
Iscriviti a:
Post (Atom)