Checché ne diciate, o ne pensiate, cari i miei cazzoni, continuano a prenderci per il culo. E, come si dice, "più ci agitiamo e più facciamo il gioco del nemico!". Prendiamo per esempio le manovre previste da governo: ci siamo mai chiesti quali siano quelle finora varate realmente? Intendo quelle diventate legge dello Stato, e non tutte le altre annunciate, promesse o da perfezionare. Le uniche, reali, quelle che incidono sulla vita di ciascuno di noi, di quelli a "reddito fisso" per intenderci, sono le tasse e tutti gli aumenti che si portano al seguito e che ci "limano" ulteriormente stipendi e pensioni.
Per farvi un esempio personale, quest'anno, rispetto al precedente, ho pagato 100 euri in più di Tarsu (acronimo di "tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani"), che non sono pochi se sommati a tutta la raffica di aumenti, più o meno "velati", che fanno capo anche a Comuni, Province e Regioni, ed emanati in questo clima di continua e asfissiante emergenza. E per quello che riceviamo in cambio, diciamoci la verità, cari i miei grulli creduloni, mi sembra che paghiamo davvero troppo.
Ora si riparla di elezioni, e soprattutto di "legge elettorale". Non per nulla è già iniziata la campagna per l'accaparramento del voto, e tutti si scalmanano a prometterci questo e quello se li voteremo. Ma non ci siamo già passati altre volte, care le mie cucurbite vuote, o ve lo siete scordato? Perciò, tutte le promesse fatte in campagna elettorale, qualsivoglia legge in materia si vari, vuoi per un motivo vuoi per un altro, credo che siano destinate a restare promesse. Dice che col voto abbiamo la facoltà di premiare, o punire, i nostri rappresentanti.
Ma dove? Ma quando? Non facciamo ridere i polli e tutto il pollaio!
Se la giunta comunale appena eletta dura in carica cinque anni e, per fare un esempio, lavora male, hai sì la possibilità di mandarla a cagare, ma dopo cinque anni. Perché non la puoi riportare indietro dopo una settimana come faresti per un acquisto rivelatosi farlocco. A meno che non vi siano gravi motivi per licenziarla in anticipo, te la devi tenere. E intanto l'hai preso nel culo per cinque anni. Ma dove? Ma quando? Non facciamo ridere i polli e tutto il pollaio!
Allora, scaduto il termine, decidi di punirla, mandandola a casa, eleggendo le "nuove proposte". Ma siccome non siamo a Sanremo, ti accorgi che anche questa musica non è cambiata e dopo un po' decidi di ricambiarla. Ma devi aspettare altri cinque anni. E così, col culo che comincia farti male, passi questo schifo di vita da un'inculata all'altra: in una sorta di "mancia" che ti costringono a sbocconcellare alla ricerca del "boccone buono", che però non sai dov'è nascosto. E che non trovi mai.
Oggi, e poi termino perché mi accorgo che sto diventando volgare, ho letto una notizia che, se fosse vera, farebbe venire il voltastomaco anche a un fachiro. Pare - e dico pare - che la spiaggia di Capriccioli (Porto Cervo - Costa Smeralda - Sardegna) verrà interamente data in esclusiva a un magnate russo che ci farà la festa di compleanno. Pagandola, la spiaggia. Che è di tutti.
Il Comune di pertinenza, quindi, o chi per esso, dovrebbe incassare un mare di quattrini per la festicciola burina del magnate. Alla faccia della spiaggia-patrimonio-pubblico e di tutti quei bagnanti i quali, il giorno del compleanno del riccastro russo, il mare di Capriccioli lo dovranno vedere col cannocchiale. E dietro una barriera di teste di cuoio o di altro materiale chiamate a vigilare sulla sua sicurezza.
Siccome le spiagge, per natura, sono destinate a essere liberamente godute da tutti, un conto è rilasciare la concessione demaniale temporanea di un tratto di spiaggia libera - peraltro soggetta alle decisioni della Capitaneria di Porto di appartenenza - per rendere più fruibile l'arenile prevedendo l'offerta di servizi gratuiti (e non) e il mantenimento della pulizia dell'arenile stesso, e un conto è sottrarre totalmente questo godimento alla libera e pubblica fruizione "comprandosi" la spiaggia per farci la festa di compleanno.
Ma così va l'Italia, care le mie zucchevuote. Vergogna!
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