domenica 22 giugno 2008
Fiato alle pompe: corso accelerato di bidè
Ciò che mi appresto a raccontarvi, cari lettori, è un fatto che si ripete ogni anno, puntualmente all'arrivo dell'estate, ma dati i... tubi che corrono non mi meraviglierei affatto se si ripetesse anche gli anni venturi e, se il Comune da qualche anno naviga in acque tutto sommato abbastanza tranquille, lo stesso non si può dire per gli abitanti dei numerosi condomìni edificati nel popoloso rione a sud-est della città, nel quale io sopravvivo da quasi vent'anni.
Ecco i fatti.
Da alcuni giorni, inspiegabilmente verso le ore 15-15,30, i rubinetti della zona - con particolare riferimento a quelli di casa mia - iniziano a gorgogliare e, tra sbuffi, spruzzi e altri strani rumori, si rifiutano categoricamente di dare acqua: la pressione diminuisce a vista d'occhio, e poi più nulla!
Così mi immagino stoviglie insaponate, gabinetti da svuotare (per chi a quell'ora, per esempio, è solito deporre del proprio pranzo... tepidetta salma), dentiere gocciolanti a mezz'aria, sguardi perduti nel vuoto degli specchi e garbate frasi mormorate a pieni polmoni all'indirizzo di "quelli dell'acquedotto".
Io non lavo i piatti, per scelta, ma la dentiera sì, e per giunta proprio verso le 15-15,30, ahimè, mi capita di... deporre. Poi, dopo aver svuotato il vaso del gabinetto, uso anche il bidè. Per necessità. Che ci volete fare, ho questo vezzo.
Ora, dovete sapere che l'esecuzione di questo tipo di lavaggio in condizioni normali non è tra le più difficili, ma certamente non è neppure tra le più comode quando cala la pressione dell'acqua.
In pratica, si fa così: dopo la... deposizione, si assume la posizione classica detta anche “da bidè” e si dà inizio ad un acrobatico lavaggio "a pressione" delle proprie intimità, tappando tre dei quattro fori del maiolicato accessorio da bagno dai quali dovrebbe uscire il prezioso getto. Io uso il pollice della mano destra perché sono mancino, ma chi è destro può, all’occorrenza, usare indifferentemente il pollice della mano sinistra. Questo escamotage di solito mi consente di convogliare tutta l'acqua in quel momento presente all'interno della tubazione nell'unico foro rimasto libero, aumentando un po' di più la pressione.
Vent'anni di Sardegna, parafrasando De André, e tutti vissuti in appartamenti al 3° piano, non solo mi hanno fatto imparare il dialetto, ma mi hanno anche permesso di raggiungere un altissimo grado di conoscenza di qualsivoglia problema idrico e idraulico.
Una volta, esasperato, decisi di telefonare all'Assessore alle Acque Scomparse e ai Bidè Acrobatici per manifestargli i miei disappunti, quando improvvisamente un sospetto, anzi, due, si fecero strada nella mia mente: «O qualcuno ha chiuso l'acqua, oppure la pressione è talmente bassa che la massa fluida, in base al principio di Pascal, non si trasmette più in tutte le direzioni - soprattutto verso casa mia - con uguale intensità e, introducendo anche la variabile casuale bernoulliana, io, non a caso, sono praticamente fottuto!»
Così mi fiondai in strada e, inforcato Fulmine, il mio fedele cavallo d'acciaio a 21 rapporti giapponesi, con quattro pedalate ben assestate, evitando per un pelo un pulmino di operatori edili allo stop, mi recai a nuoto sul luogo del misfatto.
ORRORE!! Le strade della città, rotatorie sempreverdi comprese e loro immediate adiacenze, erano completamente allagate. Fu così che mi avvidi che oscuri fioristi-fontanieri addetti alla stazione di pompaggio avevano dato luogo a leggere umettazioni, usando tutte le risorse idriche del fiume Liscia affluenti del Po compresi, di alcune centinaia di ettari di terreno seminati a steppa, destinati a parcheggio ma definiti "aiuole", dove asfittici ramesticci e afilli cespuglietti solitamente da anni rampollano in intricatissimi ammassi di centrosperme e urticacee.
Dopo uno scambio di pareri con qualche curioso spettatore sull'operato del Servizio Alluvioni del locale acquedotto, decisi di interrompere personalmente gli spregiudicati zampilli chiudendo immediatamente i rubinetti.
Tornato a casa, potei finalmente terminare le abluzioni interrotte, e mio figlio, in un impeto isterico e dissipatore, osò farsi anche due docce!
Caro Assessore alle Steppe ed ai Semicupi Scomparsi, è mai possibile che simili annacquature, del resto necessarie, si debbano per forza eseguire a quell'ora del pomeriggio anziché, cosa vuole che Le dica, verso mezzanotte o le tre del mattino? Cosa cambia, in fondo, per un'ortica o per un ranuncolo avere la sua porzione d'acqua quotidiana con qualche ora di ritardo?
Se Marat fosse vissuto in questa città, probabilmente sarebbe campato molti anni di più. Infatti non avrebbe mai potuto riempirsi la vasca da bagno.
Con immutato affetto e metastorica stima, suo devotissimo
Francesco Dotti (acrobata & rabdomante)
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