giovedì 3 gennaio 2013

2013 stangate e tasse

L'appena trascorso 2012 ci traghetta in un neonato 2013 per tutti noi denso di incognite e di preoccupazioni. E anche se lo sapevamo già, ancora non ce ne rendiamo del tutto conto. Il fatto, poi, che tra pochissimo ci saranno le elezioni intorbida e in un certo qual modo rischia di sconvolgere ulteriormente queste nostre aspettative. Anche perché l'inconcludenza politica e l'incapacità di guardare ai veri problemi del Paese sono state la causa principale del crescente e diffuso disinteresse dell'elettorato culminato in quella tanto vituperata antipolitica della quale, da ogni lato, ci hanno largamente accusato. Basta guardare il filmato sugli sprechi di denaro pubblico, mandato in onda sul TG di Rai 2 "Dentro la Notizia" delle 20,30 di stasera (3 gennaio, per chi legge), vedi il filmato dei servizi nr. 9 - 10 - 11 qui:

http://news.centrodiascolto.it/video/tg2/2013-01-03/istituzioni-pubbliche/decine-le-opere-pubbliche-italia-non-utilizzate


e l'altro sull'immondizia di Napoli (quartiere Ponticelli), apparso sempre stasera 3 gennaio a Striscia la Notizia nel servizio di Luca Abete "Storie di ordinaria immondizia", vedi filmato qui:


http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?16585


per capire quanto questa "antipolitica" possa essere giustamente motivata. 

Da notare che presto (ad aprile) dovremo pagare la nuova tassa, la "Tares", che per quanto riguarda i rifiuti e i servizi urbani ci costerà circa 80 euro in più a testa. Bene, bravi, bis!
Da qui alla diserzione delle urne il passo potrebbe essere breve. E ciò che ci resta è la fuga o la lotta. La fuga, giustificata, dalle responsabilità morali e materiali di sentirci un Popolo che non ha solo doveri ma, vivaddìo, anche dei diritti da far valere. Oppure la lotta, se necessaria per far valere questi nostri diritti, ma sempre e solamente stando all'interno dei princìpi sanciti dalla Costituzione e dalle leggi che da essa derivano. 

Ora siccome è chiaro che qualsiasi tipo di lotta, per essere credibile e incisiva, ha necessità di adeguate motivazioni, quali più dell'istinto di conservazione dei propri interessi vitali - intesi come sopravvivenza, perché di questo ormai si tratta - ne potrebbe rappresentare concretamente il fattore scatenante? Quanti di noi non hanno mai pensato almeno una volta che se lo Stato, invece di dissanguarci piano piano e di complicarci la vita per assolvere a tutti quei compiti di natura fiscale che ci assegna, ci desse di che vivere decentemente amministrando lui stesso le nostre risorse, alla fine staremmo meglio? Gli si potrebbe dire: "Non vogliamo né pensione, né stipendio: ti prendi tutto tu, Stato, e poi, magari con una «tessera dei servizi al cittadino», partendo da un minimo indispensabile prestabilito, ci dai quello che ci serve secondo i nostri bisogni"
Fantasie? Farneticazioni? Può darsi. Verrebbe da dire, paradossalmente, che meno cose possiedi e meno dovrai darne all'Agenzia delle Entrate. Specialmente con l'avvento di "Serpico"...
Forse non ce ne siamo accorti, ma lentamente stiamo tornando a una pericolosa forma di moderno feudalesimo. "Moderno", perché viviamo in una società altamente tecnologizzata alla quale, volenti o nolenti, i "global thinkers" di turno ci hanno imposto di appartenere. Bancomat, carte magnetiche d'ogni tipo, telefonini e tablet, chip più o meno micro e servizi di "home banking", ci condizionano ormai l'esistenza e caratterizzano questo periodo storico in cui un capitalismo disumano, feroce e sfrenato, che intravede in un nuovo feudalesimo, appunto, le proprie ragioni di vita, elimina, o tenta di farlo, le classi sociali più deboli e indifese. Per riuscirci, però, gli serve una società che attraverso le molteplici manipolazioni psicologiche, dirette e indirette, che ne influenzano scelte e orientamenti, sia sempre più malleabile e, possibilmente, "anestetizzata". 

Oggi, se ci pensiamo bene, è sempre più difficile essere se stessi, e se lo fai, oltre a sentirti isolato al punto da autoemarginarti, rischi di compromettere il tuo già complicato percorso sociale fino addirittura a perdere il posto di lavoro. Se diamo quindi per scontato che l'Uomo nasce buono ma che è la società che lo rende cattivo (anche se, personalmente, penso che l'Uomo nasca già carogna di suo), bisognerebbe fare in modo che certi diritti naturali venissero assecondati e rispettati. Cioè: o fai di tutto perché resti buono, oppure ti dai da fare - e credo proprio che sia ciò che sta avvenendo - perché diventi e resti carogna.
Infine, chiudo parafrasando Voltaire: "Un giorno tutto andrà meglio, ecco la nostra speranza; un giorno tutto andrà bene, ecco la nostra illusione".

2 commenti:

  1. Cara Francesco non ho parole da aggiungere, povera Italia.
    Tomaso

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  2. Ciao Tomaso, grazie per il passaggio.
    Se ti fermavi di più ti offrivo una sedia... ma me le ha portate tutte via quel tizio che ha suonato alla porta!
    Un caro saluto, Francesco

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