giovedì 18 novembre 2010

Stazzi

E' il "solito" acquerello, dipinto qualche anno fa durante una vacanza a casa dei miei suoceri, e rappresenta due caratteristici stazzi (abitazioni campestri, tipiche di quella zona della Sardegna chiamata Gallura) che si trovano nel territorio di Santa Teresa di Gallura (SS), in località Val di Mela. Sugli stazzi, infine, ho raccolto alcune interessanti informazioni storiche che vi scrivo qui sotto, così che anche voi possiate conoscere meglio la loro origine.

Gli stazzi galluresi
La comparsa dei primi stazzi si può far risalire approssimativamente al periodo romano e bizantino. In quel tempo, infatti, a causa delle frequenti incursioni dei pirati lungo le coste della Sardegna, gli abitanti si rifugiarono all’interno dell’isola e trasformarono le attività pastorali da migratorie a stanziali, dando forma alle prime tecniche di lavorazione della terra e all’allevamento del bestiame.


 I numerosi ruderi giunti fino a noi ci mostrano in che modo queste abitazioni - tipiche soprattutto della Gallura, anche se talvolta così diverse tra loro - siano state inizialmente edificate.


Osservando i muri esterni, privi d’intonaco e fatti di pietre rozzamente sbozzate tenute insieme col fango, vediamo che in molti casi essi andavano a formare un unico locale, generalmente a pianta rettangolare o circolare, alto circa tre metri, col pavimento in terra battuta. Il tetto, che era fatto di canne e travi di ginepro, veniva spesso coperto con delle semplici frasche.


All’interno, al centro della stanza, come in quelle che sono chiamate “pinnette” (capanne usate di solito dai pastori come rifugio durante le transumanze) si trovava un focolare per cucinare e scaldarsi nelle fredde notti invernali; mentre la finestra, piccola e senza vetri, serviva solo per far entrare un po’ di luce e d’aria. Nei periodi storici che seguono, col riassetto del territorio avvenuto in età feudale (aragonese e spagnola) e con la successiva chiusura dei fondi (“Editto delle chiudende” del 1820), lo stazzo subisce varie trasformazioni e si evolve sia per struttura che per dimensioni. Verso la fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, compaiono i primi stazzi a due piani e con più stanze.


 I muri esterni, in granito squadrato, ora sono ben rifiniti; il tetto, pur conservando l’antica orditura in ginepro e canne, è coperto con tegole; i pavimenti non sono più in terra battuta ma di rossi mattoni d’argilla e le finestre hanno le ante e i vetri. Di solito, per una migliore identificazione dei luoghi, al nome dello stazzo viene associato anche quello del proprietario.


 Ormai simili a veri palazzotti, alcuni di essi hanno anche un piano superiore con dei balconcini in granito, ornati da una ringhiera in ferro battuto lavorato, di stile spagnoleggiante.
(le fotografie, tutte di mia proprietà, sono state scattate da me medesimo girovagando per la Gallura. Se qualcuno fosse interessato, sappia che gli originali alla max risoluzione sono anche in vendita)
Francesco Dotti

5 commenti:

  1. Cugino! che dire? sei un maestro!
    Le foto sono magnifiche,e la storia degli stazzi molto interessante,ne ho dipinti quattro senza saperne nulla di come sono nati!
    Sei un pozzo di scienza!(e non sto scherzando)

    ahhh dimenticavo....l'acquerello è meraviglioso!

    Ciao Frenk,un abbraccio!!

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  2. Ciao bello! Come va? Mi stavi spiando?
    Sono alcune foto che risalgono a qualche anno fa, e le stavo cercando per mandartele come "tema" da svolgere per i tuoi prossimi acquerelli.
    Poi, mi sono ricordato che tempo fa avevo preparato un lavoro da pubblicare proprio sugli stazzi, e così ho recuperato i testi e le foto e stasera li ho messi sul blog. Dal quale, se vuoi, puoi ricavare ugualmente materiale per i tuoi bellissimi lavori. Grazie anche dei complimenti per l'acquerello. La carta - figurati un po' - è una pagina di un vecchio album di fotografie, ingiallita dal tempo ma di buon spessore resistente all'acqua. E così...
    Un abbraccione e buona notte,
    Frenk

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  3. Come sempre caro Francesco detto Cecco, fai scoprire le tue grandi qualità bello il tuo acquarello, le foto poi che seguono è una più bella dellaltra.
    parlando della storia di quei ruderi Stazzi è molti interessante per me che non conosco quelle zone, se non avessi tutti questi anni mi piacerebbe visitare quei luoghi meravigliosi...
    Si parla sempre della bella Sardegna del suo mare, del sole, e tante altre cose ora so che ci sono dei ricordo di costruzioni millenarie! tutto molto interessante.
    Buona giornata caro amico, un sentito abbraccio, Tomaso

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  4. Post interessante e molto istruttivo

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  5. Carissimo Tomaso ti ringrazio per le belle parole. La Sardegna è davvero incantevole, come del resto lo sono l'Italia e tutto il Mondo che il nostro buon Creatore ci ha regalato.
    Purtroppo, spesso non siamo in grado di apprezzare il vero valore di questi doni, e così li sprechiamo, ignorandoli, oppure li guastiamo con la nostra opera credendo di poter fare meglio di Lui. Peccato, perché simili prodigi si fanno, ahimè, una volta sola.
    Grazie anche a Elettra, per il gentile commento.
    Un abbraccio a tutti e due, Francesco

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