venerdì 13 luglio 2012

Emiri e Sultani




A Cagliari, l'altra mattina, come vi ho detto faceva caldissimo, così io e mia moglie siamo entrati in un bar del Corso e ci siamo concessi un drink - rigorosamente analcolico per ovvi motivi. 
Forse sarà stato lo sbalzo di temperatura - dai +58 dell'esterno ai -12 del bar, che aveva i condizionatori a tutta manetta -, fatto sta che dopo un po' abbiamo sentito un leggero pizzicorino di gola, accompagnato quasi subito da vistosi colpi di tosse.  
"Stai a vedere - abbiamo pensato io e mia moglie - che ci ammaliamo in piena estate! Ci mancherebbe anche questa!"
Ma non sarà certo un colpo d'aria, anche se analcolico, a metterci fuori uso. Se abbiamo superato le infìde manovre di Monti, figuriamoci se ci lasciamo spaventare da un po' di broncopolmonite da bar. 
Usciti per strada, abbiamo incontrato un amico giornalista, Massimo Ritegno, corrispondente del Gazzettino di Galilea, dal quale abbiamo saputo che il giorno prima era arrivato in città l'emiro del Catarr con tutto il suo seguito di vestiti alla moda, donnine  e quattrini. 
L'amico cronista ci ha raccontato di aver tentato invano un'intervista in sardo, anche stretto, col califfo, ma non c'era stato niente da fare. L'emiro, forse un lontano parente di Solimano "il Ponderato", si esprime solo nella sua lingua d'origine, il catarrese, e non vuole saperne di altre sennò perde la trebisonda. 
Sentendoci tossire di brutto, però, gli è venuta subito un'idea: "Perché non mi date una mano voi? - ci ha quasi implorato - Ormai avete gli alveoli ristretti e il parenchima polmonare gravemente compromesso; parlate quasi la stessa lingua e non vi sarà difficile, con tutto quel catarro, capire quello che dice".
Gli abbiamo risposto che saremmo stati ben lieti di dargli una mano, ma dovevamo correre a casa perché Steffy era fuggita con Liam lasciando sola Hope che era disperata per l'anello di fidanzamento che aveva lasciato sul tavolo del salotto e se poi qualcuno lo fotografava (scusate il termine, forse è meno volgare fotografaceva...) e lo mandava in giro erano cazzi.
E ce ne siamo andati. 

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