venerdì 7 dicembre 2012

Addio Monti

Mi chiedevo quando sarebbe successo. Quando, cioè, qualcuno si sarebbe deciso a staccare, non solo la spina, ma tutta la corrente. 
E bravo Alfano! Lei ha fatto quello che tutti noi stavamo aspettando: tentare di mandare definitivamente a casa questo governo che è stato capace solo di aumentre le tasse alla povera gente tagliando dove era più facile farlo, ma lasciando intonsi i grandi patrimoni, i privilegi, le fondazioni bancarie, le spese militari e rischiare seriamente di mandare definitivamente a picco il Paese con la sua politica rigorista e recessiva e il conseguente aumento indiscriminato del debito pubblico.
Se volete i numeri è sufficiente prestare attenzione ai tam tam cittadini, a quello che la gente si dice per la strada, nei negozi o quando fa la fila per pagare le bollette. Piccoli imprenditori, negozianti, commercianti, e poi ancora i pensionati, gli operai, i dipendenti pubblici, gli insegnanti e tutto il popolo del "reddito fisso", ancora per poco sopravvissuti alle tagliole di Stato, vicini gli uni agli altri e accomunati nell'unico, disperato grido:  

"Non ce la facciamo più!"
L'altra mattina, a Radio 24, sono stato colpito dalle parole commosse di Oscar Giannino quando ha elencato dettagliatamente, a partire dal gennaio del 2012, un numero elevatissimo di "caduti per le tasse e per il malgoverno". Disperati, ai cui funerali, tra l'altro, non risulta siano mai intervenuti rappresentanti della nostra classe politica.
Se prendiamo in esame il settore dell'edilizia, al quale si aggiunge l'indotto che di edilizia vive, scopriamo che siamo tornati indietro di quarant'anni. Lo stesso avviene per il mercato dell'auto, calato del 46% rispetto al 2006, e che col prossimo aumento dell'Iva al 22% farà salire il prezzo di un'utilitaria mediamente di circa 200-400 euro, contraendo ulteriormente le già scarse vendite. In un anno abbiamo subìto sette aumenti di accise per la benzina, più le altre, ormai stratificate e calcificate, che sono rimaste bloccate lì dal secolo scorso, alle quali si aggiungerà naturalmente la nuova Iva. 

E presto toccherà anche alla Sanità, in barba alla nostra Costituzione e a tutti i suoi fondamentali, che ogni giorno che passa assomiglia sempre più a carta straccia. E che, se non è stata cambiata nottetempo, all'art. 3 sancisce la rimozione di ostacoli di natura economica e sociale che limitano di fatto libertà e uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla vita politica, economica e sociale del Paese; riconoscendo loro, al successivo art. 4, il diritto al lavoro e promuovendo le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Stabilendo il dovere che ciascuno di noi ha di svolgere, secondo le proprie possibilità e le proprie scelte, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società alla quale appartiene. Successivamente, all'art. 9, si legge che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; che all'art. 31, la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose; che all'art. 32, la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività garantendo cure gratuite agli indigenti. Che all'art. 35, la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni e cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. All'art. 36, sancisce il diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza "libera e dignitosa". All'art. 37, dice che la donna debba avere gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le "stesse retribuzioni che spettano al lavoratore". All'art. 38, stabilisce che ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi per vivere abbia diritto al mantenimento e all'assistenza sociale, e che siano previsti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso d'infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e "disoccupazione involontaria". All'art. 47, la Repubblica incoraggia e "tutela" il risparmio in tutte le sue forme, disciplinando, coordinando e controllando l'esercizio del credito, e favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione. Infine, all'art. 53, si legge che tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche "in ragione della loro capacità contributiva e secondo criteri di progressività" (cioè, chi più ha più paga!). 
Leggendo questi "sacri" princìpi, dunque, non vi viene qualche dubbio? A me sì.


Considerando inoltre che da noi i consumi interni riguardano circa l'80% del Pil, se i provvedimenti del governo continueranno pervicacemente a colpire questi settori è comprensibile che il decreto "Salva Italia" dell'esecutivo voluto da Napolitano si trasformerà irrimediabilmente in un "Si salvi chi può"
Altro che Natale e regali!
Col risultato che noi resteremo "cornuti e tassati" per chissà quanto tempo, senza lavoro, forse senza pensioni e sanità, mentre banchieri, politici di "rango", industriali, rappresentanti di multinazionali, accademici e tutto il resto "cremoso" delle varie caste che contano si sperticheranno a dire che la colpa è di Berlusconi, degli evasori fiscali, della crisi, dei bamboccioni "choosy", dello spread, degli esodati e del surriscaldamento del pianeta. Profezia Maya compresa.
E ognuno se ne andrà per la sua ricca strada.

2 commenti:

  1. Va bene caro Francesco Molti se ne andrà ma poi?!?!?!?!
    Tomaso

    RispondiElimina
  2. E poi staremo a vedere, caro Tomaso. Di più non possiamo fare. Tanto, peggio di così...
    Un caro saluto e a presto, Francesco

    RispondiElimina

I commenti sono sempre graditi. L'importante, per quanto possibile, è che non siano anonimi. Ma soprattutto che non contengano pubblicità.
Altrimenti non li pubblico e li cestino! 😉
Grazie per la comprensione 😊