martedì 5 marzo 2013

Un governo per uscire dalla crisi


Ora chiude anche la Firestone di Modugno (BA), mentre è probabile che prima o poi anche alcuni stabilimenti Fiat ne seguano le sorti. Con tutto ciò che ne deriva per l'insieme di industrie, grandi e piccole, e di artigiani ad essi legati con migliaia di lavoratori a spasso.
La stessa cosa vale per gli immobili. E tutto ciò viene compreso nei rispettivi servizi, diretti e indiretti, che vanno a costituire i poli industriali supporti logistici inclusi. Migliaia di lavoratori a casa, senza lavoro. E sempre più incazzati. Soprattutto nei confronti di quei politici, delle banche e di quei manager pubblici che, pur essendo i principali responsabili del malgoverno e della crisi, continuano a godere di superpensioni, supervitalizi e superliquidazioni. Per loro i soldi ci sono, eccome!
In un Paese dove possedere una casa o un'auto non è più una necessità ma viene inteso come un lusso, e per questo si spreme tassando all'inverosimile chi li possiede, è normale che non si comprino più né case né auto. In più, per quanto riguarda l'auto, ci sono i costi dei carburanti, aggravati da ogni genere di anacronistico balzello.
Per fare un esempio personale, se una trentina di anni fa percorrevo con il mio "Cinquino" una media di 30-40 mila chilometri all'anno e cambiavo anche le gomme, oggi ne percorro sì e no 10 mila e cambio le gomme ogni tre-quattro anni. Se trent'anni fa riempivo il serbatoio più volte in un mese senza problemi, oggi, per lo stesso periodo, mi bastano 20 euro di benzina. E certi mesi me ne avanza pure. Niente più viaggi con la macchina o giri "fuori porta" nei fine settimana, maggiore uso della bicicletta o delle... scarpe, meno consumo di carburante, di gomme, meno manutenzione generale e meno meccanico. Tradotto: risparmio.
Ma anche minor incasso di accise e tasse per lo Stato, perché se non compro le gomme, la benzina e tutto il resto, alla fine chi li vende ne vende meno. E io valgo per uno. Se mi moltiplicate per qualche milione di persone che, come me, hanno deciso di usare meno la macchina, ecco spiegata una "fetta" della crisi. Dell'auto e dei gestori di carburanti. Aggiungiamo a tutto questo l'insostenibile aumento delle tasse, la globalizzazione selvaggia dei mercati, il costo che da noi ha il lavoro e, quindi, il prodotto finito con l'euro supervalutato: 1 euro = 1,30 dollari (anche se per la enciclopedica Frau Merkel potrebbe salire fino a 1,40 dollari che per lei è lo stesso), a chi pensiamo di vendere le cose che produciamo? Ecco perché, a conti fatti, le politiche di austerità imposte in Italia con la benedizione della Germania della Merkel ci porteranno, nel tempo, ad un aggravamento della crisi e della recessione. E siccome i maggiori "clienti" del mercato sono rappresentati dalla classe media e medio-bassa, che sono in maggior numero ma che però si vanno a mano a mano impoverendo, oltre a creare una schifosissima disuguaglianza sociale è impensabile che soddisfacenti risultati si possano ottenere rivolgendo il mercato esclusivamente alle classi più agiate. Che sono di meno e che hanno già tutto...
Anche se non ho studiato economia - pur avendola praticata per anni -, se consideriamo che essendo diminuiti i consumi molti prodotti restano invenduti perché l'offerta supera la domanda, chi produce non guadagna. Inoltre, a causa dell'eccessiva tassazione, si impoverisce ed è costretto a licenziare e a chiudere bottega. Gli esempi purtroppo non mancano. Intanto si pensa anche a un referendum sull'euro. Che si pensi di tornare alla vecchia, cara lira?
Termino con una esortazione a Grillo e al suo movimento, nei quali molti di noi hanno creduto:

Beppe, datti una mossa e fai qualcosa di serio, altrimenti non ti crede più nessuno!

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