mercoledì 17 luglio 2013

Giustizia



Oggi, che fa caldo, molto caldo, ho deciso di non andare al mare e resto in casa a pensare. "Meglio pensare al fresco, che sudare al mare", diceva un mio lontano prozio che faceva la guida alpina a tempo perso sulle Alpi Bavaresi. E così, pensa che ti pensa, verso sera ho messo insieme queste riflessioni che come sempre vi sottopongo. 
Leggevo da più parti che la malattia mentale non esiste e che è solo "disagio sociale". Ma allora, scusate, quel tipo che doveva essere o in galera o a casa sua, nel suo Paese, che ci fa in giro per la strada a spacciare e/o rubare, e/o violentare, e/o più genericamente a delinquere, come e più di prima?
Non sarà mica un
clandest ..., uno zing ... Alt! Attenti alle parole che usate, perché non si può dire. Al massimo potrebbe essere un "diversamente stabile" o, esagerando, un "altrimenti domiciliato". Perché in questo strano Paese pare che da un po' di tempo non si possano più chiamare le cose con il giusto nome senza rischiare di essere accusati di razzismo, codinismo, cinismo, classismo, qualunquismo, bullismo, anarchismo, e un sacco di altre cose che finiscono in "ismo". Come ciclismo, ma molto più brutte.

Però puoi chiamare impunemente "orango" una donna solo perché è di colore, indipendentemente dal fatto che ella sia un ministro della Repubblica o la donna delle pulizie. Ma se invece dai del "ladro" a chi ti ha appena rubato il portafoglio, devi stare attento e chiamarlo più prudentemente "diversamente onesto" o, al massimo,"operatore malavitoso", per non rischiare una querela ed essere costretti a difendersi a vita nelle aule di qualche tribunale. Di quelli che hanno lasciato ancora in piedi. E se il ladr... pardòn, il diversamente onesto ti entra per la terza volta nel negozio e ti punta una pistola in faccia per svaligiartelo di nuovo, oppure s'introduce nottetempo in casa tua e ti batte come un tappeto perché vuole i tuoi soldi, mentre pensi di reagire perché desidereresti ardentemente sparargli tu, al ladro, ma non puoi perché se lo fai prima che ti abbia sparato lui vieni accusato di eccesso di legittima difesa perché poi si scopre che la pistola era un giocattolo, allora che fai? Dimmi: che fai? Aspetti prima di vedere se ha il tappo rosso regolamentare, o glielo chiedi subito appena te la punta addosso? "Scusi, Signor Ladro, - cercando d'essere il più gentile possibile - non s'offenda, per carità! Ma siccome m'è parso di non scorgere il tappo rosso sulla canna, mi dica: è la sua un'arma veritiera, oppure è un'innocua replica inerte caricata a salve? Magari mi esploda, la prego e se le aggrada, un colpo di prova qui, proprio sul bancone, o sul canapè, acciò ch'io me ne avveda e possa reagire di conseguenza"...
Ma se invece di una pistola col tappo ha una pistola vera?... Non cambia nulla.
Ti devi sempre prima far sparare e, cambio di vocale, sperare che sbagli. Un po' come i duelli di un tempo. Ma dove il primo colpo tocca sempre a lui perché qui non ci sono i padrini che decidono. Se, dopo, sei ancora vivo e ti hanno retto le mutande o il pannolone, allora forse, e sottolineo forse, se hai anche tu una pistola da qualche parte e fai in tempo a prenderla, gli puoi piazzare un colpo in mezzo agli occhi. Naturalmente, poi t'interrogheranno per ore e cercheranno di capire perché gli hai sparato proprio in mezzo agli occhi... o non potevi, che so, inviargli delle offese su Twitter col tuo tablet da notte, o magari uscire per strada e rigargli la macchina o tagliargli il tubo della benzina al motorino rubato. Perché se gli hai sparato un solo colpo in mezzo agli occhi e lo hai fatto secco d'amblé, vuol dire che hai preso bene la mira e lo volevi ammazzare. E allora scatta la volontà di uccidere e la premeditazione.  Non è "praeter", è proprio "intenzionale". E questo non si può. Perché l'opinione pubblica deve esasperarsi e soffrire, non consolarsi con la giustizia-fai-da-te.

Anche se chi fa da sé fa per tre e si serve come un re.
Forse era meglio se andavo al mare... 


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