giovedì 15 settembre 2016

Campionato Italiano della Bugìa Pistoia


Trascrivo qui sotto, senza molto dilungarmi, l'articolo che l'amico Carlo Bartolini ha dedicato alla "sua" Bugìa; forse la più bella perché ci ha fatto incontrare. 
E' stato pubblicato sul n. 81 di aprile del periodico "Il Metato": https://www.facebook.com/Il-Metato-506516282844779/




Storie e personaggi nei ricordi di uno strano organizzatore


Alla Bugìa in punta di matita

Nel ’98 nacquero grandi amicizie quando, i tre vignettisti premiati da Luca Boschi e Moreno Burattini, arrivarono alle Piastre con una polverosa “Renault 4” bianca, un’allegra “Vespa 125” rossa e un’impeccabile “Golf” grigia…

 

Ricordando gli irripetibili anni trascorsi a dare una mano, l’altra, i piedi, la testa e soprattutto il cuore come Direttore-artistico-tuttofare (sob!) del “Campionato Italianodella Bugìa”, di brani come questo avrei voluto scriverne di più. La mia conoscenza di molti vignettisti, vincitori o no dei 'Bugiardini', si esauriva però in quei pomeriggi di festa troppo brevi per lasciare il ricordo di qualche battuta o di un aneddoto da tramandare. Per mia fortuna con Lele Vianello, Francesco Dotti e Antonio Tubino è stato diverso perché, arrivando alla festa dei bugiardi del ’98 senza conoscersi e senza conoscere me, trasformarono quella presenza in un’amicizia mai interrotta negli anni e rappresentativa del mio omaggio agli umoristi giunti a Le Piastre, da ogni parte d’Italia. Non nascondendo certo che, scoprire il volto celato dalla firma su un disegno, era sempre una sorpresa e mi motivava ad accoglierlo con la gioia di chi incontra un nuovo amico.

da sinistra, davanti alla stufa a legna: Antonio Tubino, Francesco Dotti (dietro), Carlo Bartolini, Giorgio Marchetti (alias Prof. Ettore Borzacchini), Stefano Caprina (Capras) e Lele Vianello
 
Nel ’95, la mia prima “Bugìa” iniziò con otto temerari vignettisti (furono una sessantina e di gran valore nella mia ultima edizione del 2003) e una Giuria estemporaneamente composta nell’indicibile vocìo della piazza. Così, pensando qualcosa di diverso per quella successiva, all’amico Giovanni Barbi che già mi aveva presentato Fabio Bacci (prezioso a darci gli indirizzi dei disegnatori italiani sciaguratamente smarriti nell’interruzione piastrese del ’90) azzardai“…e se per la Giuria delle bugìe disegnate chiamassi Luca Boschi, che tu conosci?”. Sull’enorme poltrona marrone e avvolto nell’inseparabile nuvola della sigaretta, sorrise con la voce roca interrotta da un improvviso colpo di tosse; poi, gli occhi brillantemente complici della risposta, disse“…ma scherzi!?”


Giovanni Barbi - disegno di Fabio Bacci


Giovanni Barbi - caricatura di Fabio Bacci 

Carlo Bartolini - caricatura di Francesco Dotti

Tanto bastò fin quando, sfiduciato per aver inutilmente cercato Luca a casa e al telefono, ricorsi nuovamente a lui, che mi tranquillizzò “Dammi dieci minuti…”. Ne erano trascorsi meno, quando mi richiamò trionfante “Luca sarà da me fra un quarto d’ora… cerca di esserci!”. Pochi mesi dopo, Giovanni ci lasciò orfani del suo bonario sorriso ma (per sua gioia, penso) con Luca diventammo amici nelle Giurie piastresi a cui puntualmente arrivava con il fedelissimo Ciao-della-Piaggio, lo zainetto sulle spalle, gli occhiali scuri sulla fronte e l’immancabile maglietta, con un personaggio dei cartoon. Conoscendone la valenza ebbi altre occasioni per apprezzare questo celebre pistoiese, ma memorabili rimangono la prefazione al mio libro e lo spazio che a 'Lucca Comics' del ‘98, da indimenticato e indimenticabile Direttore Artistico, riservò alle nostre bugìe.


da sinistra: Leonardo Begliomini, Carlo Bartolini, Moreno Burattini e Luca Boschi
 
“Con Luca Boschi potresti chiamare anche Moreno Burattini lo sceneggiatore di Zagor, Lupo Alberto e Cattivik… perdipiù è nato a Gavinana! Ecco il suo numero di telefono…” il suggerimento di Pier Luigi Gaspa fu prezioso e quando chiamai Moreno, si rivelò entusiasta e disponibile perché alle sue montagne tornava immancabilmente in agosto per l’amore di quei luoghi che, come File Creek (torrente Lima) e villaggio St. Marcel, inserì anche nelle storie di Zagor. 

Luca Boschi (a sinistra) e Moreno Burattini

Per una felice coincidenza quasi ogni anno, nei giorni della “Bugìa”, gli nasceva un figlio e quella era la garanzia di avere nella Giuria delle bugìe disegnate l’eccezionale binomio che ancora ostento in una foto in bianconero di Lorenzo Gori. Solo che Moreno arrivava sempre di fretta per scappare via veloce, perché i bimbi… quando nascono, nascono!

Quei nomi li avevo trovati su un catalogo di vignettisti e così, un pomeriggio primaverile del ’98, ne cercai gli indirizzi sugli elenchi appesi alla grande ruota girevole dell’allora 'Punto SIP' di Pistoia. Per rendere importante quell’estemporanea manifestazione nata un po’ per caso e per un po’ per diletto, ambivo a portare a Le Piastre bravi disegnatori e l’acquerello di Lele Vianello fu uno dei primi ad arrivare. Aprimmo la grande busta marcata da timbri e francobolli e la sorpresa fu enorme; ma ancor maggiore fu la soddisfazione per il 'Bugiardino d’oro' assegnatogli da Luca Boschi e Moreno Burattini. 

Lele Vianello ("Bugiardino d'Oro")

Dopo il verdetto finale, con i bozzetti ancora sparpagliati sui tavoli, Luca (che anni prima aveva previsto la fulgida carriera di Lele sulle pagine di 'Totem') chiese a Moreno “…lo riconosci questo autore?”; noi, organizzatori inesperti di fumetti tacemmo, ma quando ci dissero che quell’illustrazione era del braccio destro del geniale Hugo Pratt capii che il mio sogno di veder partecipare grandi umoristi e disegnatori importanti, era finalmente diventato realtà.

 da sinistra: Luigi Pulcini (Capo Redattore de "Il Metato"), Lele Vianello e Carlo Bartolini

Lele Vianello e Carlo Bartolini
 
La voce al telefono, squillante di gioia per il 'Bugiardino', rivelò il brillante accento veneziano “…Ma davvero ho vinto?!… E’ bellissimo!” e quando Franca, la sua compagna (solo lei patentata), mi chiese il percorso per venire a ritirare il premio, ancor più si assicurò con simpatia “…Non è mica un scherzo?! Ché per noi, muoversi con l’auto da Malamocco… è davvero un’impresa!”. Come tutte le cose belle della vita, la festa dei bugiardi passò in un attimo lasciandomi, durante la cena, pochissimo tempo per Lele e i suoi racconti di Pratt; per Francesco Dotti, umorista pistoiese trapiantato in Sardegna e per Antonio Tubino, mitica firma della 'Settimana Enigmistica'. Ma anche per il Borzacchini, per Capras e il quadro dell’emblematico Checche, pragmatici simboli di quel 'Sodalizio Muschiato' che regalava indimenticabili momenti di umorismo alla “Bugìa” di quegli anni. Il mattino seguente, dopo i saluti, la traballante e polverosa 'Renault 4' bianca sparì brontolando, definitivamente inghiottita dalla discesa verso Pistoia e mi accorsi che il poco tempo a disposizione aveva negato a me e a Lele persino di darci del tu. 


Seppur auspicando altre occasioni non immaginavo certo quella improvvisa, del novembre ’99, quando 'La Nazione' pubblicò una recensione su 'Morgan', l’ultima storia di Hugo Pratt. A raccontare al giornalista un pomeriggio di fine ottobre passato col Maestro nel piccolo cimitero di Argenta, vicino alle paludi di Comacchio, cercando la tomba del danese Anders Lassen, (arruolato nel ’42 come volontario nello 'Special Boat Squadron', un corpo di commandos irregolari dotati di canoe maneggevoli, facili da usare e da mimetizzare sulle spiagge) era appunto Lele Vianello. Staccai quella pagina di giornale che lui non avrebbe certamente letto e gliela mandai; alcuni giorni dopo mi tornò un acquerello, con dedica, raffigurante quello stesso soldato, che pagaia in canoa.
Nella successiva telefonata fu facile darci del tu. 
Da allora molti anni, molti fatti e molti misfatti sono accaduti e altri trionfi piastresi di Lele sono diventati occasione per piacevoli e più quieti incontri.

da sinistra: Lele Vianello, Francesco Dotti e Carlo Bartolini
 
Durante uno di questi appagò la mia curiosità rivelandomi che i suoi acquerelli profumavano perché, per fissare i colori, usava una comunissima ed economica lacca per capelli “…di quelle da suora!”, precisò sorridendo; per poi raccontarmi l’aneddoto di quando, alcuni giorni dopo il primo successo alla “Bugìa”, un giornale veneto pubblicò la notizia, prontamente ripresa dal suo parroco nella predica domenicale. Non conoscendo Lele come un assiduo frequentatore di parrocchie, quando si accorse del mio stupore, si affrettò a precisare che questo curioso fatto gli era stato riferito da un’anziana signora che lo aveva fermato in strada, per congratularsi. Neppure lui, però, aveva capito se il senso di quell’annuncio in chiesa fosse stato di riprovazione per l’argomento o di compiacimento per la vittoria piastrese.
Eleggendola a sua seconda città Lele è tornato a Pistoia varie volte; l’ultima, per la presentazione dei calendari dei Vigili Urbani che io e lui illustrammo nel 2012.
 

Lele Vianello - illustrazione per il Calendario dei Vigili Urbani di Pistoia 2012

In precedenza ricordo la mostra, a cui feci da “gancio”, che gli 'Amici del Fumetto' gli dedicarono nelle vetrine di via degli Orafi, con l’irrinunciabile cena finale. Immancabile, il menù con le tradizionali ricette pistoiesi e i ricordi di Lele sul 'Grande Hugo', come lo chiama lui… il primo incontro nel palazzo con un misterioso campanello; i loro improvvisi viaggi in giro per l’Europa o quello, in Patagonia, sostando negli scarni rifugi dei sindacalisti gaucho; i tanti film visti insieme andando in più sale nello stesso giorno o la casa di Lele nella Laguna, la stessa in cui viveva anche la madre di Hugo; l’impensato disegno per la copertina di un disco 'country'; i racconti di Pratt dopo il viaggio in Amazzonia alla ricerca degli indios tagliatori di teste o gli incontri di Losanna, con i loro disegni sparsi sul lungo tavolo del Maestro. Era lì che, pur sapendo la risposta, il 'Grande Hugo' talvolta gli domandava “Ma te l’ho mai regalato un disegno?…” e quando Lele rispondeva il solito “…No!”, lui con fare sornione chiosava “Ma che importa? Ti ho insegnato a farli!…”. Lele racconta che una malcelata gelosia per 'il marinaio con l’orecchino', Pratt la mostrava anche dopo i pasti in un ristorante veneziano, allorché il cameriere lo avvicinava con carta e pennarelli, implorandolo di disegnargli Corto Maltese. Lui puntualmente vergava sul foglio un bel culo femminile, dilungando quella manfrina per anni, finché replicò alle lamentele del cameriere facendogli notare che possedeva la più grande collezione di culi prattiani del mondo. Talvolta ho timidamente chiesto a Lele di raccogliere quei momenti in un libro, ma so che non lo farà mai perché troppo grande è il suo rispetto per il Maestro e troppo personale il pudore di quei ricordi. Ma questa, comunque, è davvero un’altra storia…


Lele Vianello e Francesco Dotti, "confinati" in Sardegna


Non lo conoscevo, ma nel gennaio '98 telefonai a Francesco Dotti perché mi piaceva arricchire 'I campioni della bugìa' (il libro che stavo realizzando per storicizzare in modo corretto, gradevole e divertente l'imponente florilegio di umorismo raccolto in varie edizioni del Campionato) con la straordinaria bellezza dei suoi acquerelli e le sorprendenti battute delle sue vignette. Erano trascorsi molti anni da quando aveva lasciato la "sua" Pistoia per arruolarsi in quell'Aeronautica Militare che lo aveva traghettato a Olbia, dove si era stabilito mettendo su casa, moglie e figlioli. La voce al telefono mi fu subito familiare nell'inconfondibile calata pistoiese che contraddiceva le mie aspettative di ormai acquisiti accenti sardi; così mi parlò delle sue villeggiature di bambino nella casa del nonno a Cutigliano, dei genitori tumulati nel cimitero di Pistoia e del fratello residente nella nostra città. Insomma, fu facile e immediato darci del tu e pochi giorni dopo ricevetti l'enorme busta con i bozzetti richiesti.

 Francesco Dotti - III Premio alla Bugìa del 1998

A dargli le coordinate della “Bugìa” era stato Mario Cardinalipadre-padrone del 'Vernacoliere' che pubblicava le sue vignette, stupende come quelle che arrivavano alla festa piastrese. A incuriosirmi però era sempre la lettera, traboccante di auspici per la manifestazione, che ne declamava la biografia. Raccontava la sua nascita in una casa di via degli Orafi citando, a ulteriore testimonianza, nomi e cognomi di un manipolo di “allora-ragazzi” per innocenti scorribande nelle strette viuzze (ma anche sui tetti) intorno alla bellissima piazza del Duomo. Quello che più mi colpiva era quando scriveva che, alle Piastre, ci arrivava con quegli stessi amici, scalando l’erta salita in bicicletta; i nomi vergati su quel foglio denso di ricordi erano pochi, ma sapevo che gli anni li avevano destinati a un noto avvocato, a un celebre poeta e al titolare di una conosciuta merceria. Purtroppo, talvolta, anche le città riescono a essere ingrate e così la distratta Pistoia si era dimenticata di lui; né i miei tentativi per saperne di più dai disegnatori locali ebbero maggior fortuna, fin quando Luca Boschi e Moreno Burattini gli assegnarono quel 'Bugiardino' che, dalla Sardegna, con la mitica 'Vespa 125' rossa, lo fece piombare nella piazza del paese, la mattina del dì di festa dell’agosto ‘98. 

I vincitori della Bugìa 1998 - Antonio Tubino, Francesco Dotti e Lele Vianello
  

Verbale della Giuria del XXII Campionato della Bugìa 1998

 Francesco Dotti - III Premio

 Antonio Tubino - II Premio

Lele Vianello - I Premio
 
“Se avere un amico è una fortuna, avere per amico Francesco Dotti è una fortuna doppia. Lui abita in Sardegna ma è pistoiese e proprio nella sua città d’origine è nata la nostra amicizia un sacco di anni fa, quando entrambi ricevemmo un premio in quella che era una bella e importante manifestazione: 'Il Campionato della Bugìa' delle Piastre, una piccola e deliziosa località immersa nel verde” inizia così la prefazione di Lele Vianello a un libro di Dotti, e quel giorno in cui conobbi loro e Tubino non l’ho dimenticato neanch’io. Dopo la festa Francesco rimase con noi una settimana e, tornando dalle passeggiate, sedeva all’ombra in un angolo appartato, apriva la cerniera del piccolo astuccio in cui custodiva matite, colori e penne a china, prendeva i ritagli di carta di chissà quale tipografia e dipingeva un acquerello. 


 
Mi domandavo come facesse, con quelle poche cose “da viaggio”, a realizzare le minuscole ma straordinarie magìe che, immancabilmente, donava in paese; poi, quando tanti piastresi ebbero il disegno di una delicata marina, un casolare fra i lecci o lo scorcio di un paese sul mare, riuscii finalmente a capire il suo combattuto legame con la nuova Terra. Da precursore, vi intentò persino un concorso umoristico a cui mi volle collaboratore ma, non casualmente, si fermò alla prima edizione.

 Francesco Dotti - locandina Concorso Olbia Humour 2008

Che Pistoia gli fosse rimasta nel cuore era però evidente quando mostrava gli scorci della città, vergati a china, mescolati ai tenui acquerelli delle marine sarde; ma ne compresi appieno l’amore il giorno che mi giunse, per posta, una busta enorme. Rimasi sorpreso di quel panorama pistoiese con i monti intorno e, guardandolo, non riuscivo a spiegarmene l’invio; poi, lo girai e sotto l’autentica lessi “Questo è l’unico scorcio di Pistoia che ho dipinto a olio. Siccome il mio cuore è rimasto lì, ritengo giusto che anche questa modesta pittura, espressione dei miei sentimenti, rimanga in quella città che non ho mai potuto dimenticare. A Carlo, che mi ha fatto rivivere quei bellissimi momenti. Grazie.”
Da allora ci sono state altre occasioni in cui è tornato, felice, a respirare l’aria natia, ritrovando amicizie fraterne e durature come solo le cose vere possono esserlo: ancora 'Bugiardini' vinti, le mostre collettive degli umoristi pistoiesi e, non ultimo, il calendario 2010 dei Vigili Urbani di Pistoia, da lui illustrato. 

Francesco Dotti - Copertina Calendario 2010 della Polizia Municipale di Pistoia 

Una delle vignette per il Calendario 2010 della Polizia Municipale di Pistoia
  
Così “Ceccodotti”, figliol prodigo nonché geniale artista trapiantato in Sardegna, continuerà ad amare per sempre quella sua Pistoia che, forse un po’ troppo distratta, si era frettolosamente dimenticata di lui. Lasciando a me, l’arduo compito di rivendicare il merito, di averlo fatto riscoprire alla sua città natale…


Antonio Tubino
 
Antonio Tubino mi aveva comunicato l’ora del suo arrivo da Genova la sera prima, al telefono, e la mattina del dì di festa agostano del ’98, l’attendevo nel parcheggio piastrese, impaziente di riceverlo con tutti gli onori. Era uno dei più grandi umoristi italiani e, poiché si dice che un vignettista regali le proprie sembianze ai suoi personaggi, trascorsi i minuti prima dell’arrivo cercando di idealizzarne l’aspetto. Lo spiazzo quasi deserto mi fu complice nell’incontro, e quando scese dall’impeccabile 'Golf' grigia mai avrei immaginato in quel signore distinto, misurato e cordiale il vincitore del nostro 'Bugiardino', né l’esilarante vignettista della 'Settimana Enigmistica'. Poi primeggiò in altre edizioni della “Bugìa” e quando, dopo un trionfo piastrese, ci spedì una cartolina con disegnata sua moglie che, incontrando un’amica, esibisce il 'Bugiardino' al collo e dice “Avere un marito bugiardo può anche presentare dei vantaggi…” capii come, con la sagacia del grande umorista, trovasse il lato comico in tutte le situazioni.  

 Antonio Tubino... bugiardo

Ogni volta che tornava continuavamo a darci del “Lei” nonostante mi avesse spesso esortato a dargli del “tu”; ma davanti a quell’imponente firma satirica, peraltro connotata da una figura così calma e riservata da apparire distante dalle ridanciane sguaiataggini delle nostre fandonie, non mi riusciva proprio farlo. Restavamo comunque in contatto e ogni Natale, con gli auguri, ricevevo il calendario che immancabilmente disegnava per un’associazione genovese. Così quando Luigi Pulcini, curatore del calendario dei Vigili Urbani di Pistoia, mi chiese di invitare un bravo vignettista a illustrare quello del 2011, beh!... fu facile pensare a lui. Io ne mandai una copia a molti amici compreso Burattini che, da ammiratore entusiasta di Tubino, mi chiese di metterli in contatto; si sentirono al telefono e quando nel blog di Moreno comparve la loro foto insieme, ne fui felice. 

 Antonio Tubino (a sinistra) e Moreno Burattini
 
Anche la presentazione del calendario nella nostra città mi fu oltremodo gradita perché conobbi quell’amico meglio di quanto avevo fatto nelle fugaci apparizioni piastresi; scoprendo che, nel 1956, aveva presentato la prima vignetta sul 'Calcio illustrato' per poi collaborare, dal 1970, alla 'Settimana Enigmistica' con più di settemila vignette pubblicate, oltre alle trentaseimila per la 'Corrado Tedeschi Editore' e alle seimila per altre testate. Condividendone il pensiero che “Una vignetta è tanto migliore, quanto meno parole servono alla battuta” scoprii la sua profonda passione per la Sampdoria, impensabilmente abbinata a un’eleganza che Pulcinicosì descrisse: “Tratto inconfondibile, sobrio, garbato ed essenziale, come la battuta: queste le caratteristiche di Tubino. Sembrerebbe banale definire il suo un 'british style' ma si sa, Genova è considerata la città più inglese d’Italia, e incontrandolo si ha l’impressione di avere davanti un gentleman britannico cortese, misurato e ironico”. E proprio con l’ironia, questo Maestro dell’umorismo, continua a trasformare i nostri pregi e le nostre debolezze in situazioni assurde, condivise con la complicità di una risata che dissacra una quotidianità fatta di coppie e di amici, di verità e di bugìe, di gioco e di buonumore, di falsi miti e di idoli veri. Cioè di quanto, sacro o profano che sia, la vita gli suggerisce… per farci sorridere!


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