mercoledì 29 febbraio 2012

Pecorella, vuoi sparare?

Oggi ho visto e sentito anch'io il video di quel provocatore, definito "No Tav", che insultava il giovane carabiniere immobile davanti a lui. 
L'ho visto, e poi rivisto ancora, e a stento ho represso il desiderio di spaccare qualcosa per frenare la rabbia che mi stava montando. Io, conoscendomi, al posto del carabiniere non sarei certo rimasto a guardare.
Perciò mi chiedo, e vi chiedo: "E' normale che s'irrida impunemente nei confronti di chi indossa un'uniforme e fa il proprio dovere senza che neppur da lontano s'intenda tintinnar di manette? Ma che razza di Stato è mai questo? Che segnali dà nei confronti dei violenti e di chi, come in questo caso il giovane manifestante barbuto, va in giro sfacciatamente a sfottere e provocare?"
Spero che, dato che era a volto scoperto, qualche procuratore identifichi nel comportamento offensivo di quel giovane gli estremi per una denuncia penale e gli dia una sonora lezione. 
Oppure hanno derubricato anche l'oltraggio a pubblico ufficiale?

4 commenti:

  1. Concordo con te,cose da pazzi!Buonanotte!

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  2. Ciao Olga, grazie della partecipazione. Ciao e buona notte anche a te,
    Francesco

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  3. Dopo un decennio d'impunità (1999-2009) il reato è tornato sul codice penale...Non c'è l’attivazione automatica della macchina della giustizia: la procedibilità non è d’ufficio, ma a querela di parte, e questo relega il pubblico ufficiale in una posizione inferiore a quella di un qualunque altro cittadino.
    SEnza parole...ti riempiono di merda mentre sei in servizio e ti devi difendere pure a spese tue...

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  4. Ciao Giuseppe, grazie per il commento, che mi addolora e faccio mio, ma che aumenta quel senso d'impotenza che ciascuno di noi prova verso le ingiustizie. Tanto più quando rivestono panni... istituzionali. Il dialogo, in questo caso con chi manifesta, è d'obbligo, ma non deve sfociare nella violenza strumentalizzando e giustificando il dissenso. Le proprie ragioni, quando ci sono, vanno portate nelle sedi opportune e discusse. Purtroppo, te ne sarai accorto, per la nostra connotazione sociale siamo un popolo che vuol tenere i piedi in troppe staffe, e ciò non è possibile. Alla fine si deve anche decidere su cosa fare e su cosa è meglio per tutti, con fermezza e determinazione, andando fino in fondo. Poi, se se uno ritiene di essere stato danneggiato, anche dallo Stato, ha tutto il diritto di farsi sentire e di manifestare. Civilmente, ma soprattutto, ripeto, senza violenza. Perché se mi dichiari la guerra allora devo essere autorizzato a risponderti con la guerra.
    Così la penso.
    Ciao, con simpatia,
    Francesco

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