martedì 21 febbraio 2012

Sardegna lettera a Napolitano

Conoscendolo personalmente, e per questo stimandolo, pubblico la lettera aperta che Mario Satta, sindaco di Perfugas, ha inviato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della sua visita in Sardegna, e della quale condivido pienamente i contenuti.

Egregio Presidente della Repubblica Italiana

On. Giorgio Napolitano

Mi chiamo Mario Satta, sono il sindaco di Perfugas, un comune del nord Sardegna, nella regione dell’Anglona.

In qualità di primo cittadino della mia comunità sono stato invitato a partecipare al momento dei saluti che Le saranno riservati quando Lei si recherà a Sassari, seconda tappa della Sua visita in terra sarda.

Ho deciso di scriverLe questa lettera aperta per comunicare che io non sarò lì ad accoglierLa, non sarò insieme all’ampio stuolo di autorità e personaggi pubblici che sgomiteranno per stringerLe la mano.

Devo subito premettere che non nutro antipatie o rancori di sorta verso la Sua persona, anche perché io e Lei non abbiamo mai avuto modo di conoscerci veramente. Credo che Lei in fondo svolga degnamente il ruolo che ricopre e con altrettanta dignità ha sempre garantito e preservato le istituzioni che rappresenta.

Ha sempre dimostrato di avere a cuore le sorti della nazione italiana e quando le contingenze l’hanno richiesto non ha mai lesinato decisione e risolutezza. Per questo non posso non nutrire stima verso di Lei. Tuttavia questo non è sufficiente affinché io possa venire a salutarLa e se avrà pazienza di leggere vorrei ora spiegare i motivi che mi hanno indotto a prendere questa decisione.

Come Lei già ben saprà oggi la Sardegna sta attraversando una delle più profonde crisi economiche e sociali degli ultimi decenni. Non è che non ci siamo abituati alla durezza e al sacrificio noi sardi; la storia degli ultimi centocinquant’anni della nostra isola, a dire la verità, non è mai stata piena di prosperità e queste crisi è come se si ripetessero ciclicamente.

Ma a questa triste consapevolezza, di una lunga storia di privazioni, si aggiunge anche la disperazione nel non sapere come affrontare le innumerevoli miserie personali e i disagi quotidiani di chi un giorno dopo l’altro non ce la fa più. 

E guardi Signor Presidente che non parlo soltanto di quelle situazioni in cui un padre e una madre non riescono a sfamare i propri figli, parlo di chi non ce la fa più perché si sta arrendendo alla vita, parlo dei giovani che su quest’isola non hanno più speranze e non riescono neanche a progettare ciò che faranno l’indomani. E ce ne sono tanti anche nel mio paese.

Vorrei fare di più per aiutarli, per aiutarci tutti se non a vivere meglio, almeno a cercare di soddisfare i nostri bisogni primari: mangiare, vestirsi, avere una casa. Ma le risorse del comune che amministro sono veramente poche così come sono esigue quelle del comune confinante e quelle del territorio di cui facciamo parte. L’intera Sardegna si trova in questo stato disastroso e a volte mi chiedo perché debba succedere questo. Non mi si risponda  che la crisi economica è generale, perché qui il disagio e la frustrazione quotidiana ci sono sempre stati, anche se oggi siamo evidentemente all’ultimo stadio.

Mi chiedo perché una terra così bella e con tante risorse naturali debba essere piegata a tale sofferenza collettiva.

Mi chiedo perché con un clima così mite e favorevole per buona parte dell’anno il settore del turismo non è mai veramente decollato. Perché, per lo stesso motivo non si sono sviluppate l’agricoltura e l’allevamento e le nostre aziende si trovano ora strozzate dai debiti e vessate da Equitalia.

Mi chiedo perché ben 35 mila ettari del territorio sardo siano ancora vincolati da uso militare e lo stato italiano (di cui Lei è la massima rappresentanza) guadagna ogni giorno svariati milioni di euro per le sperimentazioni belliche che vi si svolgono mentre la gente delle aree limitrofe le basi si ammala di cancro. L’Italia guadagna e i sardi muoiono.

Mi chiedo perché negli anni ’60 ci avete imposto un modello di sviluppo industriale che ha snaturato i nostri saperi tradizionali (oggi sarebbero stati preziosi) e ha distrutto irrimediabilmente i nostri habitat.

Ci avevate ingannato allora, ci state ingannando oggi.

Mi chiedo perché ora ci volete sventrare l’isola in due con un gasdotto che vi porterà in Italia il metano algerino e a noi lascerà la solita devastazione e niente più, perché forse Lei non lo sa ma se noi sardi vorremmo portare il gas nelle nostre case ci toccherà pagare di tasca. L’ennesima servitù che farà comodo solo a voi.

Mi chiedo perché non rispettate le nostre leggi e in particolare l’articolo 8 del nostro Statuto di Regione Autonoma che prevede la restituzione dei sette decimi delle imposte fiscali. 

E’ dal 1991 che lo stato italiano trattiene per sé questi soldi al punto che oggi il suo debito con la Sardegna è di ben 10 miliardi di euro.

Una cifra che ogni anno cresce sempre più. Non chiediamo aiuto e assistenza ma solo ciò che ci spetta di diritto poiché questi soldi che illegalmente ci sottraete servirebbero per un’infinità di cose: dal rimettere in piedi una rete di assistenza per le emergenze sociali delle nuove povertà, all’ammodernamento delle nostre infrastrutture primarie (strade, ferrovie, porti), ai trasporti interni e alla sanità (totalmente a carico nostro), fino al rifinanziamento delle istituzioni scolastiche e universitarie (poiché senza l’accrescimento dell’istruzione e della cultura non ci sarà nessuna forma di sviluppo sostenibile per la nostra gente).

Adesso forse potrà iniziare a capire perché io, signor Presidente Napolitano, non posso stringerLe la mano. Lei, per il ruolo istituzionale che ricopre è lo stato italiano fatto a persona e in quanto tale porta con sé il fardello delle ingiustizie arrecate alla nostra terra. 

Lei viene a renderci visita ma non lo fa come è buona consuetudine in Sardegna quando l’ospite, che sa di recarsi a mangiare in casa d’altri, è solito omaggiare l’invito con un piccolo dono; che poi qui non vogliamo nessun regalo ma solo che ci si restituisca il “maltolto”. 
Lei invece viene a trovarci a mani vuote come se niente ci fosse dovuto e non sa quanto mi fa rabbia constatare che molti miei concittadini sardi non sanno o fingono di non sapere, dimostrandoLe una servile quanto mai dannosa riverenza, comportandosi come è solito fare ogni buon uomo colonizzato che, credendo di compiacere il sovrano straniero di turno, aspira a trarne chissà quali vantaggi ed ennesime promesse, che ci si prenderà cura di lui, che questa volta qualcosa sarà fatto.

Egregio Presidente io non faccio parte di costoro, e sono tanti purtroppo. Proverei enorme imbarazzo di fronte alla mia comunità, di fronte a tanti miei concittadini, se venissi ad omaggiarLa dimenticando che siete debitori da una parte e mentitori dall’altra. 

Avete violato i patti e vi siete tante volte rimangiati la parola data scordandovi che per noi sardi la lealtà è ancora un valore importante e questo modo di comportarsi continua a ledere la nostra dignità.

In corpu de unu monte si podet intrare, in coro de unu òmine no.

A mezus bìdere

Dott. Mario Satta

Sìndigu de su Comunu de Pèrfugas



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C'è poco da aggiungere. La disperazione della gente che ormai deve fare i conti con la propria sopravvivenza è talmente profonda che rischia di sfociare in una rivolta sociale. E le parole di sprone, caro Presidente, anche se belle, servono a poco se non sono seguite da fatti concreti. Il popolo, soprattutto quello Sardo è davvero stanco, e quando invoca l'autonomia c'è anche da capirlo. Non si può liquidare come "delirio indipendentista o autonomista" il desiderio di vedere finalmente realizzata la propria vita. Che poi, mi creda, dopo secoli di angherìe e malgoverno è molto più terra terra di quanto si creda.
Un milione e seicentomila persone - tanti sono all'incirca gli abitanti di quest'Isola - se in passato fossero stati governati da persone soprattutto capaci, oggi sarebbero tutti "milionari". 
Le maniche, caro Presidente, sono secoli che questa gente se le rimbocca e non se ne vergogna affatto.
Allora, chi è che deve recitare il mea culpa: il popolo Sardo o chi invece lo ha preso in giro per tutto questo tempo?
Francesco Dotti

14 commenti:

  1. Che dire...solo e unicamente una sacrosanta verità!!
    Ottima

    Ciao
    Paolo

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  2. Ciao Paolo, grazie!
    Lo sai qual è il guaio? E' che le persone si lasciano abbindolare dalle chiacchiere, e poi dalle divisioni ideologiche che più o meno ci caratterizzano. Bisognerebbe che imparassimo a lasciare da parte queste cose e, una volta individuato l'obiettivo finale, cercare di perseguirlo senza tentennamenti e/o divagazioni.
    Difficile, ma non impossibile.
    Un caro saluto,
    Francesco

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  3. Ciao carissimo cuginaccio(incrocio tra cugino e toscanaccio) come state?? Spero bene!!
    Ho pubblicato pure io la lettera,ho notato che a parte l'IRS e SASSARINOTIZIE gli altri media hanno preferito soprassedere dal pubblicarla,e allora.....sotto con i blog.....magari qualcuno la legge(spero)...
    A fine mese siamo a Cagliari,passiamo a salutarvi!!
    Un abbraccio e .....leva quel cacchio captcha che non serve a nulla...pure doppio e che palle!
    Baci!

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  4. Ciao vecchio bisonte, come va? Credevo di averti perduto per sempre sui contrafforti della Barbagia!! Mi fa piacere risentirti, dopo un casino di tempo. Infatti, non vedo per quale motivo non pubblicarla. E' una lettera aperta, che non manca di rispetto a nessuno, e che un sindaco ha tutto il diritto di scrivere al proprio Presidente.
    Ma di quale "captcha" parli? Per caso, quando mi scrivi un commento devi mettere prima il captcha? Se è così non lo sapevo... Ma come lo tolgo?
    Poi mi fai sapere. Intanto a presto rivedervi (era ora!!!)
    Un abbraccione, Francesco

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  5. Quando ti ho scritto il commento, il captcha non mi è apparso...
    Lo fa solo con gli altri? Boh...
    Fammi sapere. Ciao

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  6. La doppia parola di verifica è richiesta a chi tenta di lasciare un commento,il più delle volte non si legge bene e quindi alla fine molta gente lascia perdere e non commenta,per toglierla devi andare su design-impostazioni-commenti e in fondo alla pagina alla domanda "Mostra la verifica parole per i commenti?" devi spuntare no,salvi e il gioco è fatto!
    Noi siamo a cagliari il 29 e il primo,passiamo a salutarvi.
    Ciao caro! Un bacio a Eli!

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  7. Ok! Forse sono riuscito a toglierlo andando nelle impostazioni del blog. Poi mi farai sapere, ma credo che il captcha ora non ci sia più!
    Ciao e buona notte

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  8. Perfetto! Sparito!

    Ciao,buona giornata!!

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  9. Ciao Cecco, scusa se ogni tanto mi assento, ma necessità fa virtù. In ogni caso sappi che non ti dimentico. A parte il post su cui ti commento ed il cui contenuto condivido pienamente, i restanti, sia per i disegni che per i testi mi hanno fatto ridere. Sono d'accordo con te che teoricamente dovremmo piangere per quello che sta succedendo, ma tu sai cogliere il lato comico della crisi. Un amichevolissimo saluto.

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  10. Ciao Elio, non ti preoccupare. In questi giorni mi sento un po' stanco. Il tempo continua a fare schifo, la tosse non mi è passata, vorrei fare un sacco di cose e poi alla fine non faccio nulla... Avevo anche smesso di fumare (25 giorni senza sigarette) e oggi invece me ne sono fumate tre!!
    Insomma, spero che passi presto questo momento. Il guaio è che faccio miei i problemi del mondo e prendo troppo sul serio quello che succede in giro, col risultato di far solo male a me stesso. Se esce un po' di sole metto da parte il blog e me ne vado in giro a camminare e fare foto.
    Grazie per la vicinanza, che apprezzo di cuore, buona notte e un caro saluto, Francesco

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  11. Cecco, non fumare. Per me è facile dirlo, non ho mai fumato nei miei 70 anni di vita. Poiché respiro bene, domani vado a farmi 50 km in bici. Qui da 20 giorni c'è sempre stato il sole, ma con un freddo boia, mai avuto da queste parti. Ma da qualche giorno la temperatura è rimontata ed oggi avevamo 22°. Un caro saluto.

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  12. Nooooo! il captcha noooooo! era l'unica cosa divertente di questo blog....

    ^__^

    a parte mio cognato ovviamente!!!
    :-D

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  13. Ma lo sa che Lei, Signor Lubumba, sta cominciando a diventarmi antipatico? Ogni tanto si fa vivo con le Sue battutine sarcastiche e poi sparisce.
    Cosa vuole che ne sappia, io, di captcha o cose simili? Credevo che i commenti bastasse solo scriverli, e naturalmente spedirli tramite le Reali Poste. Meno male che ci sono ancora persone gentili come il Sig. Franz, che mi spiegano come si fa.
    La saluto e mi stia bene. Anzi, per non esagerare, mi stia benino.
    Cordialmente Suo,
    CeccoFotti

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  14. Caro Elio, forse ho scelto il momento meno adatto per smettere di fumare... Ma non ho abbandonato del tutto l'idea e mi sto limitando. Comunque, se esce il sole e il tempo si rimette al bello, domani anch'io mi faccio una cinquantina di chilometri. Con la Panda...
    Un caro saluto e buona domenica,
    Francesco

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