venerdì 13 settembre 2013
Conti pubblici e stabilità
Il benessere sociale, quello cui tutti noi aspiriamo indipendentemente dagli andamenti dei mercati, è andato a farsi fottere. Se qualche anno fa miravamo a costruirci qualcosa che in futuro ci assicurasse, non dico un'esistenza felice e spensierata, ma almeno la certezza di non finire i nostri giorni all'angolo di una strada o alla mensa della Caritas, con l'andare del tempo, e dei governi, e di questa politica, questa convinzione s'è rivelata una chimera. Non solo, ma se negli anni sei riuscito a costruirti questo qualcosa, anche a prezzo di enormi sacrifici, non è detto che resti tuo per sempre perché da un momento all'altro potresti perderlo.
E, bada bene, non per tua volontà o incapacità, ma semplicemente perché lo Stato, quello Stato che si dovrebbe comportare come il buon padre di famiglia, te lo potrebbe togliere. Anche per sbaglio. Salvo poi riuscire a dimostrare, ma devi essere tu a farlo, che di sbaglio s'è trattato.
Ed è così per tutto. Non solo per i beni materiali come per esempio la casa dove abiti o la macchina che usi per lavorare, ma anche per quei servizi che la collettività è chiamata a pagare e che ti dovrebbero essere restituiti, di regola, in cambio di quello che paghi. Che sono, sì, anch'essi materiali, ma che in qualche modo contribuiscono, almeno nello spirito, a farti stare meglio e a infonderti, in poche parole, la gioia di vivere in una comunità e il tuo senso di appartenenza ad essa.
Allora avviene invece che, da suddito quale ti hanno ridotto, i vari "sceriffi di Nottingham" ti presentino il conto. E tu devi pagare e basta. Perché, anche se l'hai a lungo cercata, non hai una foresta di Sherwood dove rifugiarti.
E' mai possibile che ancora non sappiamo se a dicembre pagheremo l'Imu - e magari anche quella "sospesa" -, oppure che non sia dato sapere a quanto ammonta il saldo di dicembre della Tares (una rata è scaduta, mentre la seconda scadrà il 16 ottobre) perché i Comuni "devono ancora fare i conti" e il governo "deve ancora trovare le risorse finanziarie per le coperture"; oppure in cosa consisterà la nuova "Service tax", a sua volta suddivisa in "Tari" e "Tasi" per semplificarci l'esistenza, chi la pagherà e quanto, in vigore dal 1° gennaio 2014? A tale proposito è bene ricordare che se la "Tari" riguarderà la raccolta dei rifiuti e sostituirà la Tares, la "Tasi" servirà a finanziare, in pratica, l'illuminazione pubblica, gli arredi urbani e la manutenzione di strade, giardini e via dicendo. Naturalmente con le maggiorazioni "ad libitum" che ciascun sindaco applicherà. Cosa da tener presente quando, con la strada al buio e il marciapiede sconnesso, finiremo spalmati per le terre, oppure in una buca con le ruote della macchina o della Vespa.
Per non parlare del prossimo aumento dell'Iva al 22%.
Non so voi, ma io comincio a essere stufo di questo incerto andazzo. Che non fa bene, non solo alla salute di chi vi è esposto ma anche al mercato. Tanto da pensare di varare, insieme ad alcuni amici, la nostra controffensiva da presentare al governo: la "Carlp". Ovvero, "Ci avete rotto le palle"!
Chissenefrega, con tutto il rispetto, del congresso del Pd e della corsa al suo segretariato, o della "nuova destra" di Storace, Alemanno e Meloni per una sua nuova ricomposizione, aspettando tutti le "primarie", o dell'incandidabilità di Berlusconi secondo Severino, mentre il Paese va a puttane. Pare che, fino a oggi, invece di politici abbiamo eletto degli astronauti: ma su quale pianeta vivono? E poi dicono che i consumi calano. Con tutte le aziende e i negozi che giornalmente chiudono, ci sarebbe da meravigliarsi, e anche molto, se aumentassero!
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La vignetta caro Francesco dice tutto
RispondiEliminaè mostruoso che è la verità...
Ciao e buon fine settimana, amico.
Tomaso
Mi è venuta in mente dopo il tuo primo commento e la mia risposta.
RispondiEliminaNon potevo stare zitto. D'altra parte, mentre si continua a perdere tempo in chiacchiere e promesse, oggi hanno chiuso alcuni stabilimenti dell'Ilva, anche al nord, e circa 1500 persone sono state mandate a casa.
Però molti italiani continuano a trovare lavoro in Germania e in altri Paesi. Ci sarà una ragione? Possibile che a nessuno venga in mente che con queste politiche di austerità imposta e l'incapacità di prendere di petto certe situazioni, non si va da nessuna parte? Ci vorrebbe solo un po' più di coraggio da parte di chi ci governa.
Buona settimana anche a te, caro Tomaso!
Francesco