Sperando di farvi cosa gradita, oggi mi sono preso il disturbo - di cui sono però contento perché serve anche a me per rinfrescarmi la memoria e tenere sveglio il cerèbro - di trascrivere alcuni articoli della nostra Costituzione.
Il motivo è molto semplice: leggerli (così s'imparano), e poi vedere di quanto e se si discostano dalla realtà dei fatti. E poi è bella!
Tra le altre cose, siccome mi piace frugare un po' dappertutto, stasera mi sono imbattuto in un accorato e significativo augurio di Buon Anno.
E' di Ferdinando Imposimato, e l'ho trovato qui:
http://ferdinandoimposimato.blogspot.it/
Art. 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Art. 21: Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.[...]
Art. 25: [...] Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. [...]
Art. 27: [...] L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.[...]
Art. 28: I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
Art. 31: La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.[...]
Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.[...]
Art. 33: L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.[...]
Art. 35: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.[...]
Art. 38: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso d'infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.[...] Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
Art. 47: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Art. 48: Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.[...]
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
Art. 53: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Art. 54: Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Art. 56: La Camera dei deputati (in tutto 630) è eletta a suffragio universale e diretto da cittadini che abbiano raggiunto la maggiore età.[...]
Art. 57: Il Senato della Repubblica (e i senatori, che sono in tutto 315) viene eletto su base regionale e a suffragio universale da cittadini che abbiano superato il venticinquesimo anno di età.[...]
Art. 75: E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione dei referendum.
Art. 89: Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. Gli atti che hanno valore legislativo e gli atti indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Art. 95: Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri.
I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.
La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri.
Art. 97: I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e le imparzialità dell'amministrazione.
Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
Art. 98: I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.
Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità. Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero.
In merito a ulteriori questioni di legittimità costituzionale dei decreti emanati per i casi di urgenza/emergenza/natura fiscale e finanziaria e relative attribuzioni di competenze per l'esercizio della potestà (autonomia decisionale di Comuni, Province, Regioni), vi sono numerosi ricorsi alla Corte Costituzionale, peraltro complicati da spiegare a causa delle variegate interpretazioni giurisprudenziali in ordine ai ricorsi stessi.
In sostanza, un decreto-legge (atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge), se non viene convertito in legge entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, decade (v. art. 77 Costituzione).
Inoltre, se riproduce esattamente quello precedente, non può, salvo particolari eccezioni (v. sentenza Corte Costituzionale n. 360 del 1996), essere reiterato così com'è alla scadenza dei sessanta giorni.
Per quanto riguarda il decreto oggetto del contendere (mi riferisco a quello dell'Imu-Banca d'Italia), il fatto di aver riunito norme sostanzialmente diverse tra loro in un unico provvedimento è stato uno sbaglio. Commesso "ad arte"? Non lo so. Forse sì, forse no o forse sì. Ma secondo me sarebbe stato meglio inserire le due norme in decreti distinti e poi votarle separatamente.
leggi: http://www.lafucina.it/2014/01/31/imposimato-imu-bankitalia-legge-incostituzionale/
Infine, a proposito della Costituzione, ho l'idea che non tutto quello che vi si legge venga rispettato. Soprattutto in tema di diritti dei cittadini. Basta leggere con attenzione qualcuno degli articoli che ho riportato e dopo confrontarlo con ciò che realmente succede in Italia.
In quanto alle parole offensive rivolte nei confronti del Presidente della Repubblica, che non condivido e condanno, ugualmente ritengo che, se ha sbagliato e dove, si possa e si debba poter comunque esprimere liberamente la propria opinione. Sempre però nel rispetto della persona e dell'incarico che riveste. Lo stesso vale per gli altri componenti dei rami del Parlamento. Perché le offese non solo non sono gradite, ma sono sanzionabili. Come del resto prevede anche il Codice Civile.
Ma venendo ai fatti cercherò, se mi riesce, di mettere insieme i pezzi della storia politica di questi ultimi anni di "crisi". Se ho sbagliato qualcosa mi correggerete. Il quarto governo Berlusconi, non avendo più la maggioranza in Parlamento e "per fare il bene del Paese", terminò nel novembre del 2011. Le intenzioni potevano essere quelle di tornare al voto e dare la parola ai cittadini, ma l'impennata dello spread, la crisi e le pressioni da più parti pervenute affinché si dimettesse convinsero il Cavaliere a lasciare. A questo punto, al di là di presunte "carbonare" manovre e cospirazioni "all'amatriciana" per rimettere in gioco i precari equilibri istituzionali, le strade da percorrere potevano essere diverse: un governo di "larghe intese" o di "unità nazionale"; un passaggio "morbido" nel quale fosse indicato un altro premier che soddisfacesse un po' tutti; le elezioni anticipate, peraltro poco indicate sia per la mancanza di una seria legge elettorale che per il periodo di crisi e di serie incertezze economiche gravanti sull'Italia; oppure un nuovo governo, composto di "tecnici", eletto solo con la fiducia del Parlamento e la benedizione di Napolitano. Ma non degli elettori (primo dubbio di natura costituzionale). Così fu, e la scelta cadde su quest'ultima intenzione. La fiducia, amplissima, con pochi voti contrari e nessun astenuto, venne accordata al governo "tecnico" presieduto da Mario Monti, peraltro nominato senatore a vita con notevole anticipo sulla sua candidatura a premier. Sorvolando sui rimedi che la "medicina" Monti ha avuto sul "malato" Italia, dopo circa un anno e mezzo si arriva alle sue dimissioni per il mancato sostegno del Pdl. Nel clima di generale confusione politica e istituzionale che nel frattempo affiora e si taglia a fette, Napolitano scioglie le Camere e si va al voto. Prima delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, si era fatto strada un nuovo movimento (il 5Stelle di Beppe Grillo) che raggruma il diffuso malcontento del popolo nel frattempo giunto a livelli preoccupanti e che si candida alle elezioni. Dai risultati, però, emerge che nessuna delle coalizioni (complice anche la "porcellata" legge elettorale) è in grado di governare perché mancano i numeri (la destra vince al Senato e la sinistra alla Camera). Unico, vero e inatteso "vincitore" risulta il Movimento 5Stelle che, sordo nei confronti d'improbabili inciuci con destre e sinistre e malgrado sia riuscito a insediare un significativo numero di senatori e deputati al Parlamento, alla fine è anch'esso impossibilitato a governare da solo. Vista l'evidente situazione di stallo e permanendo una legge elettorale che, se si andasse di nuovo a elezioni, riproporrebbe la stessa situazione, l'unica possibilità è quella di un governo di "larghe intese", peraltro a gran voce da tutti richiesto. E così si arriva alla nomina di Enrico Letta, al quale il Presidente Napolitano, sentiti i due rami del Parlamento, dà l'incarico di formare il nuovo governo. E anche in questo caso gli elettori sono rimasti a guardare (secondo dubbio di natura costituzionale). Già, perché non essendoci ancora una legge elettorale decente, se si andasse al voto i risultati cambierebbero di poco. O per niente.
Nel frattempo la crisi morde sempre di più, aumentano i disoccupati, i poveri, i suicidi, e molte piccole aziende sono costrette a chiudere. Le toppe che anche il nuovo governo tenta di mettere alla fine risultano troppo piccole rispetto agli strappi di una stoffa ormai lisa e consunta. Contemporaneamente, tra la gente comune si materializza come un monolite l'intuizione che il governo Letta stia continuando a galleggiare tra vuoti proclami e inconsistenti annunci; intuizione peraltro avvalorata dagli insufficienti provvedimenti assunti in materia di tagli alla spesa dello Stato, alle "pensioni d'oro", alle auto blu e a tutti gli altri sprechi che ormai tutti conosciamo. Malgrado le reiterate nomine di "saggi" (ben 35 per le riforme costituzionali), di "comitati" e di "commissari alla spending review", che alla fine sono costretti all'impantanamento nei vari dibattiti parlamentari nati a difesa di questa o quella corrente, di tale o talaltra corporazione. Per non parlare dello scandaloso balletto sull'Imu e sui soprannomi dati di volta in volta ora a questa ora a quella tassa, da abolire, da confermare, da rimandare... boh! chi lo sa. Chi vivrà vedrà.
Ma, come ci ha insegnato il mio amico Tito Livio, mentre a Roma si chiacchiera Sagunto viene espugnata. Così, mentre Annibale avanza, il tempo passa, le ingiustizie sociali aumentano, la gente continua ad aver fame, a perdere il lavoro e ad incazzarsi. A rimediare ecco che improvvisamente arriva un giovane toscano dalla battuta facile ma dalle idee chiare e dai modi spicci che, proprio perché a differenza dei suoi predecessori ha le idee chiare e i modi spicci, raccoglie palate di consensi e sbaraglia tutti gli avversari che trova in giro. Parlo di Matteo Renzi, che piace addirittura anche a Berlusconi e con il quale, nientepopodimenoché, raggiunge un accordo sulla legge elettorale!
Il popolo, che nel frattempo è ormai giunto alla canna del gas, gli si aggrappa come un naufrago a un pezzo di legno nel mare in tempesta e gli chiede a gran voce di fare quelle riforme necessarie al Paese e che nessuno finora è stato mai in grado di fare. I tempi stringono e le intemperanze politiche, da qualsiasi parte provengano, servono solo a perdere altro tempo. E Renzi lo dice con chiarezza anche ai "suoi", a quelli che gli metterebbero volentieri il bastone tra le ruote per paura di perdere l'orticello a lungo coltivato (leggi emendamenti e franchi tiratori), facendo però riferimento anche ai 5Stelle che, avvitati su loro stessi e pur sembrando ancora fermi alla semplice protesta di piazza con la quale sono partiti, con un imprevedibile colpo di coda potrebbero risalire in testa alle liste, e non solo nei sondaggi, come molti si augurano.
A questo punto non resta che attendere il risultato sulla legge elettorale e, una volta approvata, sempre che l’approvino, tornare quanto prima alle urne e ridare finalmente la parola al popolo sovrano.