Molti si stanno chiedendo cosa sarà questa "maternità surrogata". E agli amici che numerosi mi scrivono per avere delucidazioni in merito, rispondo che è un po' come andare in pizzeria e chiedere se ti cuociono la "margherita" che ha preparato tua moglie...
La cosa, meglio conosciuta anche come "infornata assistita", che a prima vista potrebbe apparire semplice, è invece più complessa a seconda delle necessità. Per esempio, se la "margherita" la vuoi con la mozzarella di bufala e l'origano oppure senza; o se invece si preferisce il forno a legna rispetto a quello elettrico e se gli ingredienti di base li fornisci tu oppure un donatore.
Quindi, cari Amiche e care Amici che mi scrivete, per prima cosa bisogna trovare una pizzeria che sia d'accordo a esaudire simili richieste; poi, dopo che vostra moglie - o marito, o tutt'e due - ha preparato la pizza (anche se non "in vitro", perché di solito s'impianta "in teglia"), la dovete portare dalla "cuocitrice" che la inforna e che deve assisterla fino al termine della cottura. Infine, una volta sfornata, si devono espletare le procedure fiscali previste (pagamento alla cassa, scontrino o ricevuta fiscale, ecc. ecc.) che comprovino il riconoscimento formale della pizzeria nella quale l'infornata è avvenuta, e anche quelle legali a seconda del sistema giuridico in vigore.
Di solito, per simili operazioni ci si rivolge a ristoratori specializzati nelle "infornate di sostegno" o, appunto, "assistite", con istruttori certificati che abbiano alle spalle anni di esperienza.
Buon appetito!
Detta così pare una procedura accettabile.
RispondiEliminaPensò invece che sia l'ennesima forma di sfruttamento del corpo femminile... disgustosa!
Sai, la cosa è piuttosto complessa. In fondo non si può sempre legalizzare ogni cosa, soprattutto quando si interviene sulla genetica. Anche se, come avveniva ai tempi dell'aborto (quando era proibito), chi aveva i soldi abortiva al sicuro in cliniche di lusso, mentre le poveracce si dovevano rivolgere a quelle levatrici che li procuravano clandestinamente rischiando la pelle. Adesso, con l'utero "in affitto" penso che sia la stessa cosa: chi può spendere paga l'affitto, e chi non ha i soldi o resta per strada o diventa... abusivo.
RispondiEliminaIn linea di massima non sono d'accordo con questa pratica. Se si vuole un figlio a tutti i costi c'è sempre l'adozione. Che mi sembra una bella cosa.