martedì 15 ottobre 2013
Legge di stabilità
Controllare le spese delle pubbliche amministrazioni, di enti pubblici e società controllate pubblicamente, al fine di razionalizzare le risorse ad esse destinate e ridurre la spesa in rapporto al Pil. Questo il compito del Commissario alla "spending review". A farlo, da quando questa figura è stata istituita, ci hanno provato Giarda, Bondi, Canzio e, per ultimo, Cottarelli. I risultati, però, stentano a vedersi, nonostante gli "annunci" da più parti... annunciati, e in gran numero pervenuti. Si vede che le decisioni da prendere su cosa, a chi e quanto tagliare sono più difficili dei tagli previsti. Nel frattempo l'Iva è salita di un punto e il debito pubblico aumenta vertiginosamente. Per l'Iva, aggiungo che le sorprese potrebbero arrivare con l'introduzione di una quarta aliquota (del 7 - 8%) tra quelle del 4 e 10% per i beni di prima necessità, che andrebbe a colpire, forse, beni e servizi tra cui libri e giornali.
Per quanto riguarda le altre tasse, dopo aver "pensionato" (forse) la service tax ancor prima che venisse attuata e accantonata (forse) la neonata Tares (della quale abbiamo già pagato le rate di giugno e di ottobre, con l'incognita del saldo dicembrino ancora da versare) e abolita l'Imu (forse) per l'abitazione principale (escluse quelle di particolare pregio), a sostituirla arriva la Trise. Che è composta di Tari e Tasi. Potenza degli acronimi!
La prima, servirà a coprire i costi dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani; la seconda, invece, riguarderà i "servizi indivisibili" comunali come illuminazione pubblica, manutenzione strade e giardini. Naturalmente potranno esserci anche aumenti di aliquote a discrezione dei sindaci. A questo proposito, voglio vedere come si regoleranno quelle amministrazioni locali che continueranno a lasciare le strade piene di buche, i giardini sporchi e l'illuminazione pubblica a strade "alterne" e, di conseguenza, i cittadini amministrati quali armi avranno in loro potere per reclamare il giusto dovuto.
Eccola, dunque, la giungla birmana degli esosi balzelli con i quali ci dovremo a breve confrontare. Esosi perché, oltre ad essere troppi e talvolta sovrapposti, alla fine diventano incomprensibili per il comune mortale che è chiamato a pagarli. Esosi e insopportabili, perché come al solito mirano soprattutto a colpire un patrimonio come la casa, la cui rivalutazione nel tempo è subordinata al suo naturale deperimento e alle spese, comprese quelle condominiali, a carico dei proprietari. Vale inoltre ricordare che queste tasse spesso colpiscono il contribuente in maniera diversa a seconda della regione o della città in cui egli vive. A Milano, Roma, Genova, Torino, per fare qualche esempio, si paga di più rispetto a Napoli, Bari e Palermo, e se è vero che in base all'art. 53 della Costituzione "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva", e che "il sistema tributario è informato a criteri di progressività", mi pare evidente che anche le leggi che istituiscono e regolano i tributi dovrebbero (debbano) rispettare il principio della "capacità contributiva". Fermo restando che il principio di legittimità dell'imposizione non deroga da quello di uguaglianza sancito all'art. 3 della Costituzione.
E siccome "a situazioni uguali devono corrispondere uguali regimi impositivi e, correlativamente, a situazioni diverse un diverso trattamento tributario" (Corte Costituz. 6 luglio 1972, n. 120), anche la politica fiscale degli Enti locali dovrebbe (deve) richiamarsi a principi di equità, senza disparità di trattamento tra i cittadini.
Mi sono forse perso qualcosa?
fonte: http://www.lastampa.it/2013/10/15/l-stabilit-uil-la-tassa-servizi-tasi-coster-euro-a-famiglia-7xNDDZy4jkk0eBmhUBHWbJ/pagina.html?exp=1
fonte: http://www.professionisti24.ilsole24ore.com/art/AreaProfessionisti/Fisco/Dossier/ICI%202006/Dossier_Ici_considerazioni_critiche.shtml
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