venerdì 25 ottobre 2013

Vintage


Giro, e poi vagando tra gli stazzi della Gallura - terra meravigliosa che a volte mi richiama alla mente la mia Toscana - ne ho trovato uno mezzo diroccato e nascosto tra la boscaglia. Così, seguendo il profilo del diruto tetto che spuntava dietro la cima degli alberi, mi son fatto coraggio addentrandomi nell'ignoto viluppo di stecchi e ramaglie che lo celava al guardo. 


Oh, qual mirabile serenità tale immagine m'infuse! Mi pars…mi paret… mi parvet… mi sembrò un luogo dimorato da folletti, dei quali a tratti udivo striduli gridi (e non grida come potreste pensare, perché non è riferito a persone umane) e tutto il mio essere fu pervaso da tali ingenue espressioni della Natura da rimanerne confuso e felice.


Il tetto non esisteva più e le mura, forti e spesse di pietra e fango, ma con enormi crepe dappertutto, si ergevano quasi a dispetto di qualsivoglia legge della fisica nelle quali lo stesso Varignon e le coordinate cartesiane sul baricentro di un corpo rigido immerso dove vi pare avrebbero fatto volentieri a cazzotti. Come chiaramente esprime l'equazione:
\ \vec{M_{R,Q}} = \sum_{i=1}^n \vec{QP} \wedge \vec{v_i}
della quale tuttavia siete pregati vivamente di non tener conto perché è passato molto tempo e, come si sa, tutti s'invecchia e si tende a dimenticare sempre qualcosa... "Chissà dove avrò messo le sigarette... eppure le avevo portate... Mah..."
 

Ora, siccome devo andare a cena sennò mia moglie s'incazza e non la ferma più nessuno almeno per un paio d'ore, vi lascio a metà col racconto e il resto immaginatevelo.


Eccomi di nuovo qua! Non mi andava di lasciarvi così brutalmente, perciò, dopo una frugale cena ordinata al ristorante cinese sotto casa per fare prima, sono ancora da voi. 
Cosa ho mangiato? Lo volete sapere? Va bene, se insistete ve lo dico. La sera di solito stiamo leggeri: un caffellatte e un paio di biscotti fatti in casa, oppure due crostini con burro e acciughe e mezzo bicchiere di vino rosso della casa.
Ma stasera mia moglie ha voluto peccare di fantasia e ha ordinato per due al  Tao-Fu 殖殖琯琨菠視詞覃証 (che vuol dire Ristorante). 
Chi è Tao-Fu? E chi volete che sia? Tao-Fu, lo dice il nome stesso, è l'ex cuoco del ristorante. Che, per l'appunto, si chiamava Tao. Ma siccome defunse durante gli assaggini di alcuni suoi manicaretti, il successivo gestore, per onorare la sua memoria, aggiunse "Fu" al nome di battesimo. 
Tornando alla nostra cena etnica, dunque, la mia Signora ha telefonato al ristorante e ha chiesto il menù della sera che consisteva in:

Come antipasto: Nuvole di drago e Insalata di fùlmini; 
Primo piatto: Involtini di tulipani, oppure Zuppa di gusci di lumache allo zen; 
Secondo piatto: Arcobaléno fritto oppure, a scelta, Pollo saltato (nel senso che conviene saltarlo e passare direttamente ad altro, come ci ha consigliato il maître di sala che conosciamo…);
Dessèrt: Stinchi di lùcciola, da prendere rigorosamente con le Lanterne;
Bevande: le nostre  

Ora speriamo di digerire, perché gli stinchi di lùcciola se non sono ben cotti restano sullo stomaco. Te ne accorgi subito perché si accendono le lanterne e passi tutta la notte sveglio con la luce accesa.
 


Ma tornando al nostro stazzo, questo è ciò che ho rinvenuto al suo interno: un vecchio divano, conservato invano (chi ci si siede più?); una seggiola con annessi e sconnessi e un pensile da pavimento che è altamente sconsigliato appendere perché tanto ritornerebbe dove lo hanno appoggiato: sul pavimento.
Bene, sperando che le foto vi siano piaciute, io vi lascio e vado di là a digerire.
Cerèa!


6 commenti:

  1. Caro Francesco, quanta storia nascosta come fosse una colpa!
    Tutto questo giustifica il degrado di tante regioni che vengono così abbandonate.
    Ciao e buon fine settimana, amico.
    Tomaso

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  2. Ciao Tomaso, purtroppo non è questione di nascondere la Storia. Il fatto è che con il mutamento dei tempi la gente che abitava le campagne piano piano se n'è andata a vivere in città: più vicina al lavoro e alle comodità. Così questi "pezzi" della nostra storia sono stati abbandonati. Ma non credere che restino così a lungo. Ci sono molte persone, soprattutto benestanti, che li acquistano e li rimettono a posto conservandone l'architettura e facendone dei veri e propri gioielli. Anche perché di solito hanno di pertinenza un consistente appezzamento di terreno che ne valorizza l'acquisto. Molti li riabitano stabilmente, altri invece se li lasciano per trascorrervi lunghi periodi di vacanza, oppure li affittano a turisti amanti della tranquillità.
    Buon fine settimana anche a te e un abbraccio,
    Francesco

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  3. quando vedo vecchie case e casolari abbandonati, e non solo in campagna, alcuni giorni fa ero a Venezia ed ho visto una bellissima casa completamente abbandonata ,
    con le finestre chiuse da mattoni... come dicevo, quando vedo case abbandonate vorrei per un attimo chiudere egli occhi e rivederle intere e con i loro occupanti magari in un momento felice.

    ciao e grazie per le foto

    p.s. quando verrò in Sardegna mi darai l'indirizzo di Tao quello che Fu
    di nuovo ciao e buona giornata

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  4. quando vedo vecchie case e casolari abbandonati, e non solo in campagna, alcuni giorni fa ero a Venezia ed ho visto una bellissima casa completamente abbandonata ,
    con le finestre chiuse da mattoni... come dicevo, quando vedo case abbandonate vorrei per un attimo chiudere egli occhi e rivederle intere e con i loro occupanti magari in un momento felice.

    ciao e grazie per le foto

    p.s. quando verrò in Sardegna mi darai l'indirizzo di Tao quello che Fu
    di nuovo ciao e buona giornata

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  5. Precisazione per Angela e per chi legge:

    Essendo io del '46, ed essendo la guerra finita nel '45, è chiaro che con quel moschetto ci giocassi a guerra finita e che mio padre lo avesse consegnato immediatamente dopo...
    Altrimenti potrebbe sembrare che ci avessi giocato durante la guerra, e per di più senza aver sparato neppure a qualche tedesco!
    Naturalmente in tempo di guerra...

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  6. Ciao Angela, dopo tanto ci risentiamo! Grazie per la visita, graditissima!
    Le vecchie case anche per me hanno un fascino particolare. Sarà perché ci sono nato, ma quell'appartamento all'ultimo piano di quel vecchio palazzo nel centro di Pistoia lo ricordo ancora oggi con nostalgia. Aveva un sacco di stanze, una bellissima terrazza coperta che dava, oltre che sui tetti che la circondavano, anche sul Battistero e il campanile della Piazza Duomo, e una soffitta buia e "misteriosa" nella quale non passava giorno che non rinvenissi qualcosa. Pensa che durante la guerra, al piano di sotto, dove c'era la Teti (la vecchia Sip e poi Telecom), si era insediato il Comando tedesco, e proprio in quella soffitta un giorno trovai alcune maschere antigas e addirittura un moschetto 91/38 con il quale giocavo da bambino. Prima che mio padre in seguito lo consegnasse, come d'obbligo per tutte le armi da guerra, alla Questura.
    Ogni tanto, quando torno a Pistoia, ripasso da quei luoghi e mi sembra di rivivere ogni momento di quegli anni. Avrei desiderio di rivederlo, quell'appartamento, e qualche volta ho provato a suonare anche il campanello, ma non c'è mai nessuno...
    S'invecchia, cara Angela, ma i ricordi restano.
    E siccome il presente ce lo stanno togliendo pezzo dopo pezzo e il futuro non si vede neppure, almeno il passato, vivaddìo, resta nostro e non ce lo può togliere nessuno!
    Un caro saluto e buona domenica,
    Francesco

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