Se qualcuno di noi, o di voi, volesse dire, per esempio: "Domani mi trasferisco in qualche Paese africano, e chi s'è visto s'è visto!", e poi piglia un volo e vi si reca, anche se è munito di passaporto non lo può fare così facilmente. E, se è fortunato, rischia di passarsi il soggiorno in aeroporto come Tom Hanks in "The Terminal". Infatti, prima di entrare nel Paese prescelto, è necessario ottenere preventivamente un visto, che se è di tipo turistico dura 90 giorni. Per ottenerlo ci vuole una richiesta d'invito da parte di qualcuno che vive lì, oppure la prenotazione dell'albergo; in certi casi bisogna riempire pure qualche modulo, come l'IMM/22A (che vale per la Nigeria) e scaricabile da qui:
http://www.nigerianrome.org/images/forms/IMM22A.pdf
due fototessera, pagare una tassa governativa per l'immigrazione più un'altra tassa amministrativa e qualche altro documento a piacere del Paese richiedente. Se invece ci va per affari, il periodo di permanenza è sempre fissato a 90 giorni e i documenti, compresi i versamenti delle tasse, sono gli stessi del visto turistico ma in più ci vuole una lettera d'invito da parte di un'azienda locale e il biglietto aereo di andata e ritorno già fatto. Poi, nel caso della Nigeria, ci sono altre eventuali possibilità di ingresso, ma tutte molto complicate e soggette al rilascio di un sacco di documenti. La stessa cosa vale per il visto d'ingresso in Ghana, da richiedere all'ente di rappresentanza competente per il luogo di residenza del richiedente; all'arrivo ti prendono anche le impronte digitali, e se intendi restare per oltre 90 giorni ti fanno pure la carta d'identità. E se invece volessi optare per l'Eritrea, l'Etiopia o la Somalia? Peggio che andar di notte! Il visto per l'Eritrea, oltre al costo del visto stesso, se va bene e non ci sono intoppi burocratici, lo ottieni dopo una mesata. Ma devi avere il passaporto valido almeno sei mesi dalla data d'ingresso e devi motivare la richiesta: cioè se dici che vai per lavoro, ti ci vuole il permesso di lavoro e la solita lettera dell'azienda per la quale dovresti lavorare; se invece ci vai per turismo, devi esibire la prenotazione in albergo e la documentazione del tour operator. Se introduci valuta straniera la devi dichiarare all'ingresso, e se durante il soggiorno la devi cambiare in moneta locale, quando esci devi mostrare le ricevute di tutti i cambi effettuati. La stessa cosa più o meno vale per gli altri Stati. Altro che redditometro! Inoltre, in tutti questi Paesi devi rispettare alla lettera le leggi vigenti (molto più severe delle nostre), se non vuoi rischiare di finire nelle loro galere, senza tivvù, biblioteche, permessi premio e ore d'aria, ma in compenso molto più anguste e meno arieggiate delle nostre.
Per finire, quindi, se a qualcuno di voi fosse venuta l'idea di prenotare un barcone dal suo scafista di fiducia e lasciarsi trasportare dalle correnti fino, che so, a Lagos, all'Asmara, a Gibuti, a Mogadiscio o dove vi pare ci può anche provare ma non è detto che gli riesca.
A meno che non si dichiari rifugiato politico e dica di essere fuggito dall'Italia per motivi di Tari, di Tasi o di "Local tax", dopo aver esibito, all'arrivo, le ricevute di tutti gli F24 recentemente pagati...
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