sabato 9 novembre 2013

Emendamenti Patto Stabilità


Spesso, come da tempo siamo abituati a vedere, le italiche coalizioni tra movimenti, partiti e partitini muoiono ancor prima di nascere. Non senza, però, che i loro principali rappresentanti ne abbiano prima vantato pubblicamente i roboanti meriti e le salvifiche soluzioni "per il Paese e per i cittadini che sono in crisi e non arrivano a fine mese"
Già, perché tutti sono bravi a promettere che, se li voti, diminuiranno le tasse (solo per i più ricchi), taglieranno le spese (quelle degli altri), introdurranno sussidi per gli incapienti (cioè loro stessi) e abbatteranno il debito pubblico (che regolarmente aumenta). Tutte cose simboliche e di sicuro effetto mediatico (forse per chi ancora ci crede), ma senza dirci mai con chiarezza, fateci caso, dove prenderanno i soldi. E se qualcuno glielo chiede con insistenza, con un giro di parole portano il discorso dove vogliono loro e in ogni caso non ti rispondono mai. Oppure, omettendo direttamente anche il giro di parole, non ti rispondono e basta. Salvo, qualora venissero eletti (non sia mai!), risentirti dire per l'ennesima volta che "la coperta era corta e non si poteva fare di più"... che "ancora la crisi non è passata"... o il più classico e sempre a effetto che "la colpa è di chi c'è stato prima di loro", per poi ritrovarti con le solite accise su benzina, bolli, sigarette e alcolici aumentate. Quando, per esempio e per iniziare, basterebbe dare un colpo di spugna immediato, deciso e definitivo, alla soffocante burocrazia che con la sua giungla di norme, adempimenti, vincoli, ma soprattutto costi, ci avviluppa e impastoia frenando il naturale sviluppo di aziende e privati e tagliare, ma questa volta sul serio, taluni faraonici stipendi e talaltre nababbesche liquidazioni.
Nel frattempo, mentre continuano le spese pazze nei palazzi in genere, siano essi regionali, provinciali o comunali, e restando l'abolizione delle Province votata col referendum il sogno nel cassetto di quei poveri illusi che ci hanno creduto, immancabilmente ogni tanto salta fuori qualcuno (di qualsivoglia partito, movimento o partitino) che, approfittando del suo mandato, coi soldi pubblici (cioè i nostri) si è pagato la vacanza esotica, l'orologione di marca, il ristorante di lusso o il matrimonio della figlia. 
E meno male che qualche volta lo arrestano pure. 

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