martedì 3 febbraio 2015

Disoccupazione in calo




TRONISTA: Dicesi “tronista” quel moderno figùro massmedio-socio-palestral-catodico che con la sua muscolosa presenza riempie di bicipiti e trapezi soprattutto i telepollai pomeridiani. 
Non un analista, dunque, e neppure un callista, un dantista o ancor meglio un enciclopedista. No. Un tronista. Perciò oggi, giorno da me dedicato alla riflessione, alla ripresa dell’occupazione e alla filosofia, vorrei proporre all’attenzione del pubblico una figura professionale attualmente in costante ascesa: quella del gluckista®.
Professione richiestissima, questa, addirittura più del tronista, che dopo un quinquennale periodo di apprendistato e un esame da parte di una commissione di esperti, se promossi, vi consentirà di accedere al livello superiore e aspirare al grado di blanfiere®. Ma in che cosa consistono questi due mestieri del gluckista e del blanfiere? direte voi. Bene, ve lo spiego subito. Innanzitutto bisogna dire che mentre il blanfiere è un professionista titolato e iscritto all’albo professionale, il gluckista è appena all’inizio di una carriera che potrà svolgere sia per conto terzi che in proprio, senza pagare i contributi. Nel primo caso, cioè se iniziate lavorando alle dipendenze di un’azienda, l'intero materiale occorrente vi verrà fornito dalla ditta presso la quale verrete impiegati; nel secondo caso, invece, dovrete procurarvelo da soli. Ma non spaventatevi. Non serve molto. E’ sufficiente una carriola (anche usata, o di secondo manico, per capirci), una tuta (non obbligatoria), un paio di scarponi antinfortuni mod. ACE 98b/3 (non obbligatori), occhiali di protezione (non obbligatori), un paio di guanti robusti (non obbligatori), un caschetto di protezione a norma ENPI (non obbligatorio) e con l’occorrente avete quasi finito. L’ultima cosa che ancora vi manca è un montarozzo di ghiaia, o pietrisco di cava, delle dimensioni EURO di almeno 20-30 mm, non idrosolubile né pulverulenta e che abbia una buona resistenza alla compressione. Trovata la ghiaia e indossata la dotazione di sicurezza a piacere, prendete la vostra carriola e la riempite di ghiaia. Quando sarà sufficientemente piena, v’incamminerete in direzione del ponte della Scaffa (che, se non siete pratici di Cagliari, è quello che porta alla zona industriale di Macchiareddu, o verso Santa Margherita di Pula) e non appena siete giunti nel bel mezzo del ponte, né un metro prima né un metro dopo, come previsto dalla direttiva europea 2008/34/ec del luglio 2004, inizierete a prendere uno alla volta dalla carriola i frammenti rocciosi ivi contenuti e li getterete, sempre uno alla volta, nel sottostante canale marittimo, prestando attenzione che cadendo nell’acqua facciano esattamente “gluck!”. No glock, glob, glot o altri suoni strani. Devono fare solo gluck! Una volta terminata la ghiaia e i gluck, se vi sentite pronti per il passaggio di grado, tornate di corsa a casa e riempite gli appositi moduli per il concorso da blanfiere, spediteli e attendete che la commissione d’esame si riunisca e vi chiami. Nel frattempo nessuno v’impedisce di allenarvi. Tanto, l’abbigliamento è lo stesso come pure sono gli stessi il procedimento e la località. L’unica cosa che cambia è la dimensione della ghiaia, che dovrà essere più grossa (almeno 30-40 mm.) e del tipo Pebble o anche Cobble (classificazione Wentworth). Riempite di nuovo la carriola col nuovo tipo di ghiaia e recatevi sul solito ponte dove, posizionandovi sempre nel mezzo rispettando la direttiva europea, lancerete di sotto un frammento di ghiaia alla volta assicurandovi che cadendo nell’acqua questa volta faccia “blanf!”. No bluf, blot, blinf o altri suoni strani. Se ogni ciottolo che gettate nell’acqua farà esattamente blanf, allora siete pronti per sostenere l’esame e diventare un blanfiere® certificato. Con la possibilità, dopo almeno tre anni di permanenza nel grado, di passare alla successiva qualifica di blanfiere capo® e aspirante glonghiere®. Che vi spiegherò un’altra volta.
    

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