FESTA DEL LAVORO
Nel corso degli odierni festeggiamenti in onore della crisi e della disoccupazione, chi ancora ce la fa e ha la forza di protestare si riversa nelle piazze di tutta Italia a far sentire la sua flebile voce.
Anche Monti, a dire il vero, pare che abbia fatto sentire la sua, per niente flebile, nel corso dell'ultimo Consiglio dei Ministri, ai politici presenti.
Si è risentito, il
Ma, se mi riesce, cercherò di andare per gradi. E scusatemi se mi allungo.
E' ormai sotto gli occhi di tutti che le classi più deboli di questo Paese sono al lumicino. Tasse di tutti i tipi, aumenti delle bollette e della roba da mangiare, presunte vessazioni e abusi da parte di Equitalia, delle banche che non danno una lira e altre cose che tutti tristemente abbiamo imparato a conoscere.
Ma anche tagli sugli stipendi, già miseri, e sulle pensioni, senza tener conto delle fasce di reddito neppure per quanto riguarda l'Imu sulla prima casa. Così la protesta monta, è normale, furiosa, nei talk show televisivi, nelle radio, sui giornali, per riversarsi infine come un fiume in piena nelle strade. Ancora non siamo allo scontro fisico, ma poco ci manca.
E quando avverrà, questi poveracci che ormai chiedono solo di sopravvivere, quelli a cui ancora una volta hanno tolto le ultime gocce di sangue, dovranno vedersela con altri poveracci come loro: le Forze dell'Ordine, che per giuramento di fedeltà alla Repubblica e alle Sue leggi saranno costrette a intervenire. Dico subito che io, al posto loro, farei obiezione di coscienza. Anche perché non credo che ci sia molta differenza tra lo stipendio di un poliziotto e quello di un operaio, ed è molto probabile che tutti e due, alla fine, in questa protesta, abbiano qualcosa in comune che li unisce.
In proposito, vi consiglio di cercare su internet le rivolte dei minatori Sardi di Buggerru agli inizi del '900, che hanno una incredibile analogia con molte cose che stanno accadendo di questi tempi. Ovvero: disparità di trattamento tra i minatori sardi e quelli "continentali", condizioni di lavoro disumane, paghe da fame, nessun giorno di riposo settimanale, nessun contratto di lavoro e numerosi incidenti mortali. Mentre dall'altra parte, la vita dei dirigenti e delle loro "nobili" famiglie si svolgeva, come sempre, tra le piacevolezze e i privilegi da sempre riservati alla "casta".
La goccia che fece traboccare il vaso fu la riduzione a una sola ora della pausa che intercorreva tra il turno di lavoro mattutino e quello pomeridiano. Perciò i minatori, la cui vita sembrava appartenere di fatto alla società che gestiva le miniere, a questa ennesima angheria fecero presenti le loro richieste e, non ascoltati, iniziarono a scioperare. In massa abbandonarono i posti di lavoro e si diressero verso la direzione della miniera i cui dirigenti, spaventati, richiesero l'intervento del governo allora presieduto da Giovanni Giolitti.
Così, da Cagliari, arrivarono due Compagnie di fanteria in assetto di guerra che fronteggiarono i minatori disarmati, i quali prima furono "invitati" ad abbandonare la piazza, poi minacciati con l'uso della forza e infine fu aperto il fuoco contro di loro. Quattro minatori furono uccisi e molti altri restarono feriti. Era il 4 settembre 1904.
Non fu però un episodio isolato. A Iglesias, l'11 maggio 1920, sempre per motivi "sindacali" legati alle insostenibili condizioni di lavoro alle quali erano sottoposti i minatori, Carabinieri e Guardie Regie aprirono il fuoco contro i minatori inermi che protestavano, uccidendone sei e ferendone alcuni.
Chi aveva ragione: la Società delle miniere, che badava solo al profitto; o i minatori, costretti a lavorare come forzati?
Detto questo, non condivido la rivolta fiscale quando parta da un parlamentare della Repubblica - nel caso specifico il Ministro Maroni. Ma se rivolta fiscale dovesse esserci, dovrebbe partire dal basso. E' la gente, che si deve ribellare. Usando tutte le armi del dialogo che la legge, coi suoi codici, e la Costituzione, coi suoi articoli, mette loro a disposizione. Si denunci lo Stato, ladro autorizzato, e lo si porti in Tribunale. Si denunci lo Stato, che non paga chi ha lavorato per lui e lo porta al fallimento o al suicidio. Le tasse, quelle giuste, vanno pagate. Ma in misura equa. In nome di quella tanto sbandierata "equità" della quale spesso si riempie la bocca il nostro Presidente del Consiglio.
Ci sarà, mi chiedo, un avvocato che sia capace di farlo?