mercoledì 7 settembre 2011

Un Paese normale...


Ti svegli la mattina pensando che magari mentre dormivi qualcosa è cambiato, e non vedi l’ora d’uscire per constatarlo di persona, ma poi trovi tutto come quando l’avevi lasciato il giorno prima. E così ti ripiglia lo “sfavìo”. Che dalle mie parti è una sorta di disagio esistenziale che ti attanaglia lo stomaco e poi ti scende, giù, fino nelle mutande, trasformandosi in un immenso giramento di palle. Per tutto e per tutti. Perché t’accorgi che ogni giorno è uguale all’altro, percorso dalla forza dell’abitudine, e tu, che alla fine ne sei diventato inconsciamente schiavo, sai che stai morendo d’una morte lenta e che non sei capace di far nulla per evitarla. Pensieri che ti ribollono nel cervello quasi ogni giorno, perché, in questo stranissimo e pur bellissimo Paese, alla fine, non ti senti né carne né pesce ma... pollo. 
Sì, proprio un pollo, ti senti, quando vedi che le cose funzionano male, quando ti accorgi che è inutile fare programmi, progettare il futuro, tuo e dei tuoi figli, perché tanto non hai più certezze. E allora che li fai a fare, i tuoi progetti? Perché da un giorno all’altro possono toglierti tutto quello che hai messo da parte con anni di sacrifici e privazioni come se non fosse mai stato tuo. Anzi, se ce l’hai peggio per te. Devi pure dimostrare come l'hai ottenuto: "Come? non hai mai avuto un cazzo e hai anche soldi da parte? di certo l'hai rubati, hai eluso, sei un elusore e ora ti sistemo per le feste. Anche per quelle accorpate!" Funziona così: perché è "normale" che da un momento all'altro ti possano recapitare un "cartella pazza" (ma come fa una cartella a essere pazza? Caso mai sarà pazzo chi l'ha elaborata. O no?), ti possano richiedere la copia di un versamento fatto chissà quanto tempo fa, un bollo della macchina, una bolletta dell'acqua... tutte cose che sai di aver pagato, perché lo sai che le hai pagate, cazzo se lo sai, ma in questo Paese "normale" ti tocca “l'onere della prova”. Devi dimostrarlo, in questo Paese "normale", che l'hai pagata quella fottutissima bolletta, e devi conservarne la ricevuta sennò non ti crede nessuno. E così ti affanni, dopo ciascun pagamento, a fotocopiare tutti i documenti che hai, non si sa mai che te li chiedano, e a conservarli, magari masterizzandoli anche sui ciddì, aiutandoti col computer. Che devi saper usare, anche a settant’anni, altrimenti sei fuori dal giro e in questo Paese "normale" non ti caga nessuno. E dopo un po' ti ritrovi la casa come l'Archivio di Stato: cartelle e dischetti con la scritta “Documenti”, "Condominio", "Enel", "Telefono", "Bolli auto", "Ici" (tanto, prima o poi la rimettono...), "Acqua", "Letture acqua" (già, ti devi fare da solo pure le letture del contatore dell'acqua, perché dopo quasi due anni di residenza nessuno ti ha mai letto il contatore e ancora non ti è arrivato nulla da pagare!), "Canone Tv", "Tarsu”, "Dichiarazioni dei redditi" (ho ancora conservati quelli di vent'anni fa, perché... non si sa mai che un giorno o l'altro me li possano richiedere). Paghi le tasse come se abitassi in Svezia, per avere indietro servizi che neppure nel Burundi… (chiedo scusa ai Burundiani per l'infelice paragone).  
E nessuno è responsabile, di queste pubbliche inefficienze. Hai voglia di richiamarti, e richiamare, alle regole che andrebbero ripristinate! È un Paese "normale", questo? O sono io che sto diventando paranoico? E allora: una risata mi seppellirà?… Normale.
Francesco Dotti

2 commenti:

  1. Ciao cuginone,puoi anche togliere quel "quasi".........Noi siamo rientrati ieri sera dopo sette giorni passati a Carloforte,vacanza rilassante,proprio quello che ci voleva!!
    Un abbraccio a te e un bacio a Eli!!

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  2. Oilà, bentornati in... Sardegna, allora. Perché eravate su un'altra isola. Immagino che ti sarai portato dietro l'occorrente da acquerellista, e se non lo hai fatto quando ti vedo ti picchio :-), o almeno un blocchetto per gli schizzi a matita (per i colori c'è sempre tempo). La macchina fotografica non te lo chiedo neppure...
    Per il "quasi", l'ho messo per avere ancora qualche... speranza, ma stando alle ultime notizie, se non cambia qualcosa davvero sul serio presto ce ne andremo "per stracci", come dicono a Roma.
    Che ti devo dire... aspettiamo, e che dio ce la mandi buona. Spero che almeno abbiano i soldi per pagarmi la pensione per ancora qualche anno.
    Bacioni a tutti e due e a presto, Francesco

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