Durante la puntata di Porta a Porta dell'11 aprile scorso (vedi "Casini, Maroni, Di Pietro in prima serata": http://www.portaaporta.rai.it/dl/portali/site/page/Page-0e5050a3-ea62-4bc5-9e4c-d5b26c958aca.html )
è stato chiesto all'on. Casini se i nostri sacrifici alla fine sono stati utili.
E Casini ha risposto candidamente, e pari pari vi riporto le sue parole, che "è stato chiamato Monti perché l'Italia stava andando in bancarotta" [...] che "venivamo da due fallimenti: prima quello del governo Prodi, poi quello del governo Berlusconi. L'Italia stava andando a rotoli, e Monti s'è trovato, in tre-quattro mesi, a fare provvedimenti che da lungo tempo andavano fatti e sono stati rinviati" [...]
Poi continua, elencando fra tali provvedimenti: la riforma della previdenza, con gli "scaloni" fatti da Maroni e poi tolti da Prodi, le semplificazioni, la riforma del lavoro, le liberalizzazioni, aggiungendo che queste riforme "possono sicuramente essere in astratto fatte meglio perché il meglio naturalmente c'è sempre, ma il meglio è anche nemico del bene e tante volte per cercare il meglio non facciamo le cose che si possono fare e si debbono fare oggi e subito. Adesso è il momento della crescita. Ma sappiamo bene che Monti la bacchetta magica non ce l'aveva. Qui si tratta di riprendere una strada che per anni è stata abbandonata. Quell'ammontare di debito pubblico, quella grande pila di denaro che è il debito pubblico che è davanti a me (e Casini indica i montarozzi di monete di cartone che Vespa ha plasticamente esposto in trasmissione, ndr), e quella pila un po' inferiore di denaro che è il prodotto interno lordo, il famoso Pil. L'Italia cresce poco, non da oggi; negli ultimi quindici anni è cresciuta la metà della media europea. Perché? Perché naturalmente abbiamo alcune aree del Paese infestate dalla criminalità, perché abbiamo una burocrazia che è pervasiva, perché abbiamo un'evasione fiscale che è intollerabile in un Paese che deve essere adeguato a quelli che sono i parametri europei. In più abbiamo una crisi internazionale, che l'Europa non riesce a fronteggiare [...] Allora, oggi i cittadini italiani debbono avere una certezza, tra tante incertezze che tutti noi abbiamo a partire da chi vi parla, ma una certezza la gente la deve avere: che questi sacrifici non sono inutili. Che questi sacrifici ci hanno già evitato di cadere nel baratro [...] Certo, il percorso deve riguardare tutto e tutti. Senza esclusioni".
Poi parla del lavoro in nero, dell'evasione fiscale, della pressione fiscale che non può essere aumentata perché è a un livello limite, e chiarisce che "si deve dare un taglio alle spese vive, e infatti il governo, dal giorno dopo che si è insediato, sta parlando della famosa "spending review", cioè della rivisitazione delle singole voci di bilancio da tagliare. E' un lavoro che tre o quattro mesi minimo li comporta. E' chiaro che bisogna fare dei tagli della spesa pubblica" [...]
Discorsi che sento da quando ero piccino. E ora che sono cresciuto vi posso confermare che sono rimasti solo discorsi.
Come quelli sul finanziamento pubblico dei partiti, e dei 100 milioni di euro che entro luglio, sempre i partiti, dovranno prendere e ai quali dubito che rinunceranno. Come l'abolizione delle province, dei tagli dei parlamentari, del dire basta agli sprechi dei palazzi e di tutti gli altri buoni propositi che, siccome se ne parla in ogni occasione, ormai appaiono come già fatti. E invece no.
Ma tutti lo sanno, anche i sassi, che l'on. Casini è sempre stato all'opposizione. E quindi non ha colpe.
Viene da chiedersi, a questo punto, siccome tutti sono innocenti e la colpa è sempre degli altri, che colpe abbiamo noi cittadini per meritarci tutto ciò che da tanti anni dobbiamo ingoiare da parte di chi invece di governare bene il Paese in cui viviamo evidentemente si è dedicato ad altro.
Soprattutto perché, oltre a non essere all'opposizione, non eravamo neppure al governo.
è stato chiesto all'on. Casini se i nostri sacrifici alla fine sono stati utili.
E Casini ha risposto candidamente, e pari pari vi riporto le sue parole, che "è stato chiamato Monti perché l'Italia stava andando in bancarotta" [...] che "venivamo da due fallimenti: prima quello del governo Prodi, poi quello del governo Berlusconi. L'Italia stava andando a rotoli, e Monti s'è trovato, in tre-quattro mesi, a fare provvedimenti che da lungo tempo andavano fatti e sono stati rinviati" [...]
Poi continua, elencando fra tali provvedimenti: la riforma della previdenza, con gli "scaloni" fatti da Maroni e poi tolti da Prodi, le semplificazioni, la riforma del lavoro, le liberalizzazioni, aggiungendo che queste riforme "possono sicuramente essere in astratto fatte meglio perché il meglio naturalmente c'è sempre, ma il meglio è anche nemico del bene e tante volte per cercare il meglio non facciamo le cose che si possono fare e si debbono fare oggi e subito. Adesso è il momento della crescita. Ma sappiamo bene che Monti la bacchetta magica non ce l'aveva. Qui si tratta di riprendere una strada che per anni è stata abbandonata. Quell'ammontare di debito pubblico, quella grande pila di denaro che è il debito pubblico che è davanti a me (e Casini indica i montarozzi di monete di cartone che Vespa ha plasticamente esposto in trasmissione, ndr), e quella pila un po' inferiore di denaro che è il prodotto interno lordo, il famoso Pil. L'Italia cresce poco, non da oggi; negli ultimi quindici anni è cresciuta la metà della media europea. Perché? Perché naturalmente abbiamo alcune aree del Paese infestate dalla criminalità, perché abbiamo una burocrazia che è pervasiva, perché abbiamo un'evasione fiscale che è intollerabile in un Paese che deve essere adeguato a quelli che sono i parametri europei. In più abbiamo una crisi internazionale, che l'Europa non riesce a fronteggiare [...] Allora, oggi i cittadini italiani debbono avere una certezza, tra tante incertezze che tutti noi abbiamo a partire da chi vi parla, ma una certezza la gente la deve avere: che questi sacrifici non sono inutili. Che questi sacrifici ci hanno già evitato di cadere nel baratro [...] Certo, il percorso deve riguardare tutto e tutti. Senza esclusioni".
Poi parla del lavoro in nero, dell'evasione fiscale, della pressione fiscale che non può essere aumentata perché è a un livello limite, e chiarisce che "si deve dare un taglio alle spese vive, e infatti il governo, dal giorno dopo che si è insediato, sta parlando della famosa "spending review", cioè della rivisitazione delle singole voci di bilancio da tagliare. E' un lavoro che tre o quattro mesi minimo li comporta. E' chiaro che bisogna fare dei tagli della spesa pubblica" [...]
Discorsi che sento da quando ero piccino. E ora che sono cresciuto vi posso confermare che sono rimasti solo discorsi.
Come quelli sul finanziamento pubblico dei partiti, e dei 100 milioni di euro che entro luglio, sempre i partiti, dovranno prendere e ai quali dubito che rinunceranno. Come l'abolizione delle province, dei tagli dei parlamentari, del dire basta agli sprechi dei palazzi e di tutti gli altri buoni propositi che, siccome se ne parla in ogni occasione, ormai appaiono come già fatti. E invece no.
Ma tutti lo sanno, anche i sassi, che l'on. Casini è sempre stato all'opposizione. E quindi non ha colpe.
Viene da chiedersi, a questo punto, siccome tutti sono innocenti e la colpa è sempre degli altri, che colpe abbiamo noi cittadini per meritarci tutto ciò che da tanti anni dobbiamo ingoiare da parte di chi invece di governare bene il Paese in cui viviamo evidentemente si è dedicato ad altro.
Soprattutto perché, oltre a non essere all'opposizione, non eravamo neppure al governo.
è vero che noi non eravamo ne al governo ne all'opposizione ... ma non dimenticare che quelli là ce li abbiamo messi "noi" sia al governo sia all'opposizione ... il voto che gli abbiamo dato inoltre gli frutta ben 4 euri di rimborso elettorale.
RispondiEliminaSe invece la prossima volta fossimo davvero uniti, una Italia unita e non andassimo a votare, allora come potrebbero prendere i 4 euri a voto se non ne prendono nemmeno uno?
Purtroppo anche io, è da piccino che sento stè storie ... e come sempre ci dimostriamo "Italiani" e ce ne fottiamo di tutto e andiamo come pecoroni a votare regalandogli i famosi 4 euri cadauno.
Caro Lubumba, il tuo discorso non fa una grinza, come si dice.
RispondiEliminaBisogna vedere, però, se i soldi per il "finanziamento pubblico ai partiti" o, come lo hanno chiamato dopo il referendum che lo aboliva, "rimborso elettorale", se li prendono prima - cioè "alla fonte" - oppure dopo. Mi devo informare meglio.
E poi, se sono "partiti", è mai possibile che in tutti questi anni non siano mai arrivati da nessuna parte?
Te saluto, Francesco