domenica 22 marzo 2015

Parità di genere


Naturalmente, 6 pitbull maschi e 6 femmine...

Con nuove levate di scudi linguistico-governativi contro le discriminazioni "sessiste", gli zelanti difensori dei "diritti delle donne" (si può ancora dire "donne"?), con a capo Palazzo Chigi, vogliono farci digerire a tutti i costi gli stravolgimenti grammaticali in atto nella nostra amata lingua a proposito di mestieri e professioni declinati al femminile. Anzi, al diversamente maschile. Non solo, perché nel caso dovessimo dire che "Maria, Aldo, Ugo, Antonietta e Giuseppina sono stati convocati...", essendo in questo caso il genere femminile la maggioranza, d'ora in poi, per essere "gender correct", dovremo scrivere invece che "Maria, Aldo, Ugo, Antonietta e Giuseppina sono state convocate...". A questo punto, se io fossi Aldo o Ugo, pretenderei che si dicesse "Maria, Antonietta e Giuseppina sono state convocate. Insieme a Aldo e Ugo, convocati anch'essi".
fonti:  http://www.newmediamagazine.it/il-governo-riscrive-litaliano-ora-e-vietato-dire-cittadini-9580.html


 http://www.secoloditalia.it/2014/07/lultima-trovata-patetica-della-boldrini-sbeffeggiata-dalla-cirocchi-direttore-di-qelsi/

Parità di genere sì, dunque, ma solo per la grammatica? Perché per quanto riguarda il resto, invece:
soprattutto lavoro e retribuzione, in pratica siamo ancora fermi alle formalità "promozionali".
Le uniche cose che, per così dire, sono andate avanti nella "guerra tra i sessi", sono le normative, le direttive, le risoluzioni, i decreti, i trattati e via dicendo che per la loro attuazione hanno bisogno a loro volta di organismi, commissioni, dipartimenti, comitati, associazioni e movimenti al cui interno lavorano un sacco di persone. 
Per fare alcuni esempi, il Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n. 198, "Codice delle Pari Opportunità tra Uomo e Donna, a norma dell'art. 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246", dispone che la Commissione per le Pari Opportunità è composta di 25 membri (o "membra", se femmine o se in numero superiore ai maschi), più un Ufficio di Presidenza presieduto dal Ministro, che ha alle dipendenze un Vicepresidente e un Segretario. Poi ci sono gli "Esperti" e i "Consulenti", in numero massimo di 5, che possono anche essere estranei alla Pubblica Amministrazione, basta che siano dotati di elevata professionalità nelle materie giuridiche e nelle politiche sociali. Ma non finisce qui, perché c'è anche un Comitato Nazionale per l'Attuazione dei Princìpi di Parità di Trattamento ed Uguaglianza, composto dal Ministro del Lavoro o, in sua assenza, da un Sottosegretario di Stato che ha funzioni di Presidente, e poi da 5 componenti designati dalle confederazioni sindacali dei lavoratori; 5 componenti designati dalle confederazioni sindacali dei datori di lavoro; 1 componente designato dalle associazioni di rappresentanza; 11 componenti designati dalle associazioni e dai movimenti femminili più rappresentativi sul piano nazionale; la Consigliera o il Consigliere nazionale di parità; 6 esperti in materie giuridiche, economiche e sociologiche che abbiano competenza in materia di lavoro; 5 rappresentanti, rispettivamente, dei Ministeri dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, della Giustizia, degli Affari Esteri, delle Attività Produttive, del Dipartimento per la Funzione Pubblica; 5 dirigenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in rappresentanza delle Direzioni generali del mercato del lavoro, della Tutela delle condizioni di lavoro, per le Politiche Previdenziali, per le Politiche per l'Orientamento e la Formazione, e per l'Innovazione Tecnologica. Fino a qui ho contato, forse per difetto, la bellezza di una settantina di persone! Poi ancora c'è un Collegio Istruttorio e Segreteria Tecnica, dove lavorano altre persone all'occorrenza prese anche all'esterno. Poi, siòri e siòre, abbiamo un Comitato per l'Imprenditoria Femminile al cui interno opera un Sottosegretario di Stato che ha funzioni di Presidente; 3 delegati, rispettivamente, del Ministro del Lavoro e Politiche Sociali, del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, del Ministro dell'Economia e Finanze; 1 (una) rappresentante degli istituti di credito; 1 (una) rappresentante per ciascuna delle organizzazioni più rappresentative a livello nazionale della cooperazione, della piccola industria, del commercio, dell'artigianato, dell'agricoltura, del turismo e dei servizi. A sua volta, questo Comitato elegge 1 o 2 vicepresidenti e si avvale delle strutture e degli uffici messi a disposizione dai Ministeri. Infine, a livello nazionale, regionale e provinciale sono nominati 1 (una) Consigliera o 1 (uno) Consigliere di parità, e anche 1 (uno) supplente in caso di necessità. 
Le sedi di lavoro sono ripartite tra regioni, province e Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, sono uffici autonomi e dotati di personale (ancora?), di apparecchiature e strutture necessarie ai compiti da svolgere. 
E vi ho parlato "solo" della Commissione per le Pari Opportunità. Capite adesso dove finiscono i soldi delle nostre tasse?
fonte: http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/06198dl.htm



4 commenti:

  1. Caro Francesco, ci tieni bene informati di come vanno le cose, tante volte mi domando, quando sarà che leggerò che qualcosa incomincia a cambiare!!!
    Sai io mi illudo, ma vedo che questo non succede.
    Ciao e buon inizio della settimana caro amico.
    Tomaso

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  2. Avranno vagonate di parenti da sistemare

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  3. Noi, senz'altro no. Speriamo che ce la facciano almeno i nostri nipoti!...
    Grazie, un caro saluto e buona settimana anche a te,
    Francesco

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  4. Ciao Flo! Tu pensi?
    Come sei maligna... In fondo sono tutti lì a lavorare per noi. O no?
    Altrimenti come faresti a farti chiamare "ingegnera"?
    Buona domenica e un salutone,
    Francesco

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